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Come lo scioglimento dei ghiacciai dell'Artico sta cambiando il commercio mondiale

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Per una volta il riscaldamento globale, responsabile dello scioglimento dei ghiacciai, è una buona notizia. Nell’Artico consente l’apertura del famoso passaggio Nord-Est, via marittima lungo le coste settentrionali della Siberia, per un periodo di almeno quattro mesi l’anno – tra luglio ed ottobre – nuova rotta destinata a rivoluzionare il trasporto mondiale delle merci.

Così, nel giro di pochi giorni, quel tratto di Artico, solitamente percorribile poche settimane l’anno e da imbarcazioni di piccole dimensioni, è stato attraversato dal supercargo ‘Venta’, del colosso danese Maersk Line, e da ‘Rhône’, Bastimento di sostegno e assistenza d’altura (Bsah) della Marina militare francese.

Il supercargo della Mersk, 200 metri di larghezza, 36 mila contenitori a bordo, è stato la prima imbarcazione di grandi dimensioni a portare a termine l’impresa con successo. Salpato da Vladivostok lo scorso 23 agosto, ha effettuato la rotta artica in cinque settimane con scalo a Busán (Corea del Sud), per poi raggiungere lo Stretto di Bering prima di dirigersi a Bremerhaven, in Germania, ed arrivare infine a San Pietroburgo il 27 settembre, dove non è però riuscito ad attraccare a causa di forti venti. Trasportando carichi di pesce congelato russo e componenti elettroniche coreane, il ‘Venta’ è stato accompagnato da un rompighiaccio nucleare.

Un test per le grandi navi cargo

Per la Maersk, la prima traversata è stata un “test unico per studiare la viabilità del trasporto marittimo di contenitori lunga la rotta marittima del Nord e raccogliere dati scientifici” ha dichiarato la portavoce del colosso danese, Maersk Janina Von Spading, precisando che per ora “non rappresenta un’alternativa commerciale alla rotta già esistente, poiché percorribile solo pochi mesi l’anno”.

I 31 membri dell’equipaggio della nave della Marina militare francese hanno invece portato a termine il periplo senza l’aiuto di un rompighiaccio russo, come avviene di solito. Il ‘Rhône’ è salpato dal porto di Tromsø (Norvegia del nord) il 1° settembre, percorrendo i mari dell’Artico russo prima di varcare lo stretto di Bering e raggiungere il porto di Ducth Harbor, nelle isole Aleutine, al largo dell’Alaska, il 2 ottobre.

Una prospettiva allettante sia per il commercio Asia-Europa, come possibile alternativa "a Nord" al canale di Suez – con un tragitto più breve di 10-15 giorni – che per la ricerca e lo sfruttamento di risorse minerarie e idrocarburi di cui l’Artico è ricco. 

Il mese scorso il presidente Vladimir Putin ha lanciato un appello a tutti i soci potenzialmente interessanti a sviluppare questa rotta promettente. Nei piani di sviluppo 2019-2021 Mosca intende investire più di 506 milioni di euro per sviluppare e attrezzare il passaggio Nord-Est con infrastrutture portuali e rompighiaccio nucleari.

La strategia della Cina

Nel giro di pochi decenni la calotta di ghiaccio dell’Artico ha perso il 50% della sua superficie, mentre la scorsa estate il fenomeno si è accelerato con l’eccezionale rialzo delle temperature, con picchi di 30 gradi in alcuni punti del Circolo Polare. In prospettiva gli ambientalista prevedono che la rotta possa essere praticabile tutto l’anno, “una benedizione per paesi come Russia e Canada” secondo gli esperti. Diverse migliaia di chilometri in meno rispetto alla rotta del Canale di Suez e un percorso più sicuro in termini di pirateria marittima, che però avrà un costo superiore. 

Ma la Cina sta già guardando oltre, preparandosi alla rivoluzione della navigazione marittima attraverso la ‘Via transpolare’, che dallo Stretto di Bering punta direttamente sull’Islanda, seguendo una rotta rettilinea che passa per il Polo nord, molto più breve rispetto al passaggio da Suez e alla rotta siberiana del passaggio Nord-Est.

“È importante sapere quale tipo di carburante verrà utilizzato. Potrebbe essere molto pericoloso per l’ecosistema poiché in caso di incidente non ci sono ancora infrastrutture adeguate e con il freddo il petrolio è più persistente nel tempo” ha avvertito Rashid Alimov, esponente di ‘Greenpeace’, temendo uno stravolgimento per l’ambiente e le condizioni di vita sulla terra.

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Fonte: estero agi


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