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Burundi: 100 mila sfollati per inondazioni, governo chiede aiuto

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Il governo del Burundi e il rappresentante locale delle Nazioni Unite hanno lanciato un appello per ottenere aiuti finanziari dopo gli “effetti devastanti” delle piogge stagionali, che esacerbate dal fenomeno climatico El Niño hanno causato quasi centomila sfollati. Nelle ultime settimane l’Africa orientale è stata colpita da piogge torrenziali che hanno causato la morte di almeno 58 persone in Tanzania durante la prima metà di questo mese e altre 13 in Kenya. In Burundi, il Paese più povero del mondo in termini di Pil pro capite secondo la Banca Mondiale e uno dei 20 più vulnerabili ai cambiamenti climatici secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, le piogge sono state quasi ininterrotte da settembre.
In totale, tra settembre e il 7 aprile, “203.944 persone sono state colpite” da inondazioni, frane, venti violenti e grandine, e “il numero degli sfollati interni è aumentato del 25% raggiungendo 96.000 persone”, hanno sottolineato in un comunicato il ministro degli Interni, Martin Niteretse, e la coordinatrice delle Nazioni Unite in Burundi, Violet Kenyana Kakyomya. Nel comunicato si parla anche di “perdita di vite umane”, senza fornire alcuna stima, “distruzione di campi coltivati, mezzi di sussistenza, alloggi e infrastrutture socioeconomiche”. Mentre le previsioni meteorologiche prevedono precipitazioni “significativamente superiori alla norma” fino a maggio, “il governo e gli attori umanitari hanno bisogno di risorse finanziarie per affrontare le crescenti sfide ed evitare un peggioramento” della situazione. In totale, 306.000 persone “hanno bisogno di assistenza umanitaria”. Da diverse settimane il governo del presidente Evariste Ndayishimiye è criticato, soprattutto da parte della società civile e dell’opposizione del Burundi, che chiedono di dichiarare lo “stato di calamità naturale” o lo “stato di emergenza”. A Bujumbura, capitale economica e principale città del Paese situata sulla sponda settentrionale del Lago Tanganica, diversi quartieri sono rimasti allagati, strade e ponti distrutti e alcuni hotel e ospedali abbandonati a causa dell’innalzamento delle acque.
Le acque del secondo lago più grande dell’Africa hanno raggiunto i 777,04 metri il 12 aprile, a 36 centimetri dal
record del 1964 secondo il capo della Protezione civile, generale Anicet Nibaruta, citato dai media burundesi. El Niño, iniziato a metà del 2023 e che potrebbe durare fino a maggio, ha regolarmente avuto conseguenze devastanti nell’Africa orientale. Nel mese di dicembre più di 300 persone sono morte in vari disastri causati dalle piogge torrenziali. Dall’ottobre 1997 al gennaio 1998, gigantesche inondazioni causarono più di 6.000 morti in cinque Paesi della regione. (AGI)
RED