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America 2020: Trump e la lezione della Polonia

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Non si vince di solo coronavirus. La lezione arriva da uno stretto alleato politico di Donald Trump: il sovranista Andrzej Duda del partito Diritto e Giustizia che ha avuto la meglio, anche se di misura (con il 51,2%), alle elezioni presidenziali in Polonia sopravanzando il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskovski, del partito centrista europeista Piattaforma Civica.

Cinque anni fa Duda conquistò il primo mandato sempre con una maggioranza risicata (il 51,55%), anticipando l’onda lunga sovranista nel mondo, culminata con la Brexit e l’elezione di Trump nel 2016. Buon segno per ‘The Donald’? Il voto in Polonia è stato il primo test elettorale dell’era Covid, se si escludono le municipali francesi dove a farla da padrone sono stati i verdi e l’astensionismo.

Duda è stato sponsorizzato da Trump che lo ha invitato alla Casa Bianca pochi giorni prima del voto. È stato il primo leader mondiale ad essere ricevuto dal tycoon dopo lo stop forzato per l’emergenza coronavirus. Il presidente americano ha anche annunciato lo spostamento in Polonia almeno di una parte delle 9.500 truppe Usa che saranno ritirate dalla Germania.

Il contagio negli Usa

Certo la Polonia non ha conosciuto un’emergenza pandemica particolarmente insidiosa mentre negli Usa i contagi superano i 3,3 milioni e i morti sono oltre 135 mila. In Florida domenica sono stati registrati 15.000 nuovi casi in 24 ore. E se il governatore del ‘Sunshine State’, Ron De Santis, non indietreggia sulle riaperture, la California richiude e manda in rosso Wall Street con il Nasdaq che brucia il 2,1% dopo tre sedute di fila da record.

Restrizioni sono scattate anche nel New Messico mentre il sindaco di Houston, in Texas, vuole imporre un nuovo lockdown per almeno due settimane. L’ottimismo sul vaccino ha dato slancio alla Borsa americana ma per la stagione delle trimestrali che si apre oggi le attese non sono rosee. Per le società dello S&P 500, FactSet stima un calo del 45% dei profitti trimestrali, il più marcato dal crollo del 69% negli ultimi 3 mesi del 2008.

Una mina per Trump che scommette sulla ripresa. Intanto a New York per la prima volta non ci sono stati decessi collegati al Covid e il chirurgo generale Usa, ossia il capo esecutivo dello United States Public Health Service, Jerome Adams, è convinto che sia ancora possibile ribaltare “nel giro di due settimane” la curva delle infezioni.

L’allarme dell’immunologo Fauci

Meno ottimista l’immunologo Anthony Fauci, contro il quale sarebbe scattata un’operazione concertata alla Casa Banca. Tump nega, assicurando di avere con lui “un ottimo rapporto” ma scatena i suoi. Dan Scavino, responsabile della gestione dei social media, ha pubblicato fumetto canzonatorio su Fauci, dipinto come un rubinetto (“Faucet” in inglese) dal quale escono un fiume di raccomandazioni presentate come assurde e deleterie, dalle scuole chiuse il prossimo anno accademico, alla cancellazione del campionato Nfl e fino ai “lockdown indefiniti”.

Scavino accusa l’immunologo di essere un “codardo” per aver manifestato pubblicamente sui mezzi d’informazione il suo disaccordo con le politiche dell’amministrazione. Il virologo che da oltre un trentennio guida il National Institute of Allergy and Infectious Diseases parla di “una tempesta perfetta”, se non del “peggiore degli incubi”, biasimando le riaperture troppo veloci per l’escalation dei contagi.

Trump, che nei giorni scorsi ha rilanciato un tweet con l’hashtag “Time to fire Fauci” (è arrivato il momento di licenziare Fauci) probabilmente vorrebbe cacciarlo ma non ha l’autorità per farlo su due piedi e il processo richiederebbe ben più dei 113 giorni che mancano all’Election Day. “Le infezioni negli Usa sono arrivate alle stelle superando ogni altro Paese proprio perchè il presidente si rifiuta di ascoltare la scienza”, insorge l’ex lo sfidante democratico Joe Biden, pur rimanendo defilato per trasformare l’elezione in un referendum sull’operato del comandante in capo.

Biden resta in testa di almeno 9 punti

In questa strategia, che gli avrebbe suggerito Barack Obama, è confortato dai sondaggi che lo vedono in testa di almeno 9 punti in media a livello nazionale (Real Clear Politics) mentre due terzi degli americani ritiene che Trump stia gestendo male sia la pandemia e sia le tensioni razziali (Abc News-Ipsos). Il calo di popolarità del presidente sta avendo un impatto negativo anche sui candidati repubblicani in corsa mentre il voto anticipato scatterà tra poco più di un mese.

Ma come sottolineano in un editoriale su Cnn Arick Wierson, producer televisivo con sei Emmy Award all’attivo, e Bradley Honan, analista democratico con un parterre di clienti che va da Bill e Hillary Clinton a Michael Bloomberg e fino a Tony Blair, “è troppo presto per brindare alla sconfitta di Trump”. Perché il tycoon, sottolineano, “come un moderno mago di strada, continua ad inventare nuovi trucchi per sbaragliare i democratici e i sondaggi, come ha fatto lo scorso mese di maggio quando i repubblicani si sono ripresi il seggio in Congresso nella blu California”, come non avveniva da 22 anni.

Il monito arriva da due advisor che negli ultimi 20 anni hanno lavorato per far eleggere dei dem. La loro cautela è legata al fatto che gli americani raramente mandano a casa un presidente uscente. Negli ultimi 75 anni è accaduto solo 3 volte: a Gerald Ford, Jimmy Carter e George Bush senior. Inoltre, considerando la pandemia, la disoccupazione e le proteste, il calo nei sondaggi di Trump appare molto meno marcato del previsto. “Il vantaggio di Biden è salito di appena 4 punti – osservano i due analisti – mentre il coronavirus tiene nella sua morsa buona parte degli Stati tradizionalmente rossi”.

Tra gli afroamericani, protagonisti della proteste contro il razzismo e le discriminazioni, il consenso per Biden è cresciuto di appena due punti, dal 74% dell’ottobre del 2019 al 76% attuale – secondo un sondaggio di New York Times-Siena College – e tra gli ispanici è passato dal 35% di ottobre al 36% di oggi. Tra i latini, l’ex vice presidente è in vantaggio su Trump di 24 punti contro i 38 punti di consenso tributato a Hillary Clinton nel 2016. “Non esattamente rassicurante per noi democratici”, avvertono Wierson e Honan. Per non parlare dei sondaggi estivi, storicamente fuorvianti.

Bush padre era dato avanti di 17 punti nel luglio del 1988 e Hillary Clinton risultava favorita di 12 punti nel luglio del 2016: entrambi hanno perso. E se l’economia è il driver degli elettori americani, Trump resta ben piazzato: Gallup vede oltre il 50% il tasso di approvazione del suo operato. Per Wierson e Honan, la campagna di Biden è inesistente, brilla di luce riflessa: “Non ha un’agenda per il cambiamento”.

Contro Trump sono più efficaci gli ultraconsevatori Gop anti-trumpiani come quelli del Lincoln Project che hanno avviato una campagna per la disfatta del tycoon. “Per i democratici la posta in gioco è molto alta – concludono – ma dare Trump per battuto sarebbe un errore. I democratici devono prepararsi alla macchina di Trump pronta ad utilizzare ogni mezzo per restare al potere tutto è possibile e questa gara è ben lungi dall’essere finita”.

Vedi: America 2020: Trump e la lezione della Polonia
Fonte: estero agi


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