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28 agosto 1996. Il divorzio di Carlo e Diana

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di Gianni De Iuliis

Diana Frances Spencer, conosciuta anche come Lady Diana, è stata dal 1981 al 1996 consorte di Carlo, principe del Galles, erede al trono del Regno Unito. Dopo il divorzio dal coniuge mantenne il titolo di Principessa di Galles, ma senza il trattamento di Altezza Reale, pur rimanendo membro ufficiale della famiglia reale come madre del futuro re, fatto verificatosi per la prima volta nella storia della famiglia reale britannica.
Il divorzio fu ufficializzato il 28 agosto 1996. Diana ricevette una buonuscita di 17 milioni di sterline, con la clausola standard nei divorzi reali di non parlare con nessuno degli accordi presi.
Il 31 agosto 1997 Diana, a 36 anni, rimase vittima di un incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l’Alma a Parigi, insieme con il suo compagno Dodi Al-Fayed.
Nello schianto, Dodi Al-Fayed e l’autista Henri Paul morirono sul colpo. Diana, liberata dal groviglio di lamiere, ancora viva e dopo i primi soccorsi prestati dal dottor Maillez, fu trasportata da un’ambulanza all’ospedale Pitié-Salpêtrière, dove arrivò alle 2:00 circa. A causa delle gravi lesioni interne, fu dichiarata morta due ore più tardi.
Nonostante la prima scelta di un funerale privato, poiché Diana non era più un’Altezza Reale, l’improvvisa e inaspettata reazione del popolo britannico, disorientato e in lacrime per la perdita dell’amata principessa, spinse la casa reale ad accettare le pubbliche esequie. La Regina Elisabetta, che con tutta la famiglia era rimasta a Balmoral, in Scozia, indifferente al lutto pubblico, dopo i ripetuti attacchi da parte della stampa e del popolo, che la accusavano di non mostrare rimorso per la morte di Diana, acconsentì a issare a mezz’asta la bandiera sul palazzo reale e a tornare immediatamente a Londra. Il 5 settembre apparve in una diretta televisiva dove rendeva omaggio alla nuora scomparsa, definendola «un essere umano straordinario che nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà».
Il giorno successivo, 6 settembre, giorno del funerale, per le strade di Londra si riversarono circa 3 milioni di persone.