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22 febbraio 1848. I moti di Parigi

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di Gianni De Iuliis

Il 22 febbraio 1848 i parigini si sollevano contro il re Luigi Filippo che rinuncerà a soffocare con le armi la rivolta e che abdicherà il 24 febbraio, mentre il governo provvisorio rivoluzionario proclama la Seconda Repubblicail 4 maggio 1848.

All’indomani degli anacronismi del Congresso di Vienna del 1818 in Europa si assiste a un clima reazionario di restaurazione dell’ancien régime, finalizzato a rimuovere le idee illuministiche e della Rivoluzione francese diffuse dagli eserciti napoleonici. Tale fenomeno trascende il piano meramente politico per estendersi a quello culturale ed economico. L’età della Restaurazione coincide infatti in letteratura con il Romanticismo e in filosofia con l’Idealismo. In economia la borghesia rivendica il suo ruolo egemone nell’ambito di un modello liberista che si sta faticosamente affermando contro il dirigismo delle monarchie assolute generate dal Congresso di Vienna.

La rivolta di Parigi del 22 febbraio inaugurò la stagione della Primavera dei Popoli, un’ondata rivoluzionaria che sconvolse l’Europa nel biennio 1848-49.

I moti rivoluzionari furono subito sedati. Alcuni storici ritengono che il Quarantotto fu una carneficina fallimentare. In verità gli effetti della Primavera dei Popoli possono essere apprezzati nel medio e lungo periodo. Dopo pochi anni Italia e Germania raggiunsero l’unità e l’indipendenza dallo straniero; l’Ungheria ebbe un parziale riconoscimento della propria autonomia, pur nell’ambito dell’Impero asburgico; nell’Europa centro-orientale fu abolito il feudalesimo e gli ultimi strascichi del sistema economico fondato sui servi della gleba.

Ma soprattutto si diffusero in Europa gli Stati liberali borghesi, un antidoto definitivo alle tirannie e alle monarchie assolute. Si verifica cioè un’alleanza tra monarchia e borghesia che darà vita a stati costituzionali fondati sull’uguaglianza, la libertà di stampa e di pensiero, su sistemi economici liberisti. Furono escluse dall’agire politico proprio quelle forze più radicali (democratici, repubblicani, socialisti) che furono protagoniste dei moti rivoluzionari quarantottini e che propiziarono la futura leadership borghese in Europa, contro le quali fu messa in atto una politica repressiva e un controllo poliziesco che spesso sfociò in censure e persecuzioni.

Nasce in seguito al Quarantotto la lotta di classe, che si manifesta come una dialettica tra borghesia e proletariato. Proprio il 21 febbraio 1948 fu pubblicato a Londra il Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels.

La storia in seguito ci narrerà di una politica imperialista e aggressiva da parte degli stati liberal-borghesi che porterà alla Prima Guerra Mondiale e ai regimi totalitari del Primo Dopoguerra e di una totale esclusione delle masse dalla partecipazione politica attiva, riservata a una ristretta élite borghese.


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