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2 maggio 1997. TONY BLAIR PRIMO MINISTRO

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di Antonino Gulisano

Tony Blair è stato Primo ministro del Regno Unito dal 2 maggio 1997 al 27 giugno 2007, giorno delle sue dimissioni. Da allora ha ricoperto, fino al 27 maggio 2015, l’incarico di inviato per la pace nel Medio Oriente del Quartetto per il Medio Oriente, su mandato di ONU, Unione europea, USA e Russia. Dal 1983 al 2007, è stato membro del Parlamento (MP) per il collegio di Sedgefield.
Blair è stato eletto leader del partito laburista nel luglio 1994, a seguito della morte improvvisa del suo predecessore John Smith, che insieme al suo predecessore Neil Kinnock aveva iniziato a spostare il partito più vicino al centro politico, nella speranza di vincere le elezioni e conquistare il governo.
Sotto la direzione di Blair, il partito ha usato l’espressione “New Labour”, per allontanare il suo partito dalle precedenti posizioni politiche, centrate sulla protezione dei lavoratori, e dalla concezione tradizionale del socialismo.
Nel suo Manifesto della nuova socialdemocrazia britannica lancia il New Labour. Fra i tanti fantasmi che sembrano oggi aggirarsi per l’Europa, afflitta da disoccupazione, inquinamento, immigrazione, uno è costituito dalla socialdemocrazia e dalle sue spoglie. Molti critici ne ipotizzano la fine, mentre altri ne indicano la possibilità di riforma, mentre cambia radicalmente il rapporto tra politica ed economia e mentre la tradizionale forma dello Stato nazionale dà segni di cedimento.
Blair ha dichiarato il sostegno a una nuova idea di sinistra, una sinistra che riconosca gli individui come socialmente interdipendenti e il cui obiettivo resti la giustizia e la coesione sociale, ma che nello stesso tempo acquisisca il principio delle pari opportunità fra cittadini eguali e liberi di esprimersi e di competere. Questa concezione è stata anche denominata “Terza via”.
I critici di Blair lo denunciano per aver fatto abbandonare al partito laburista un genuino socialismo, accettando il capitalismo.
Nel suo manifesto Blair sostiene che la battaglia più difficile può essere quella tra chi crede che il modo migliore per affrontare il cambiamento globale sia l’isolazionismo e il protezionismo delle nazioni e chi crede invece nell’internazionalismo e nell’impegno.
I sostenitori, incluso il sondaggio di opinione nel partito effettuato da Philip Gould, hanno dichiarato che dopo quattro sconfitte consecutive alle elezioni generali, dal 1979 al 1992, il partito laburista ha dovuto dimostrare di aver rotto decisamente con il passato di sinistra per vincere di nuovo l’elezione.
Nel maggio 1997, il Partito Laburista ha ottenuto una vittoria elettorale alle elezioni generali, la più grande della sua storia, che ha consentito a Blair, a 43 anni, di diventare il primo Primo ministro più giovane dal 1812.
Poco dopo la laurea, nel 1975, Blair aderì al Labour Party. Nel corso dei primi anni ottanta, s’impegnò per il partito nel collegio di Hackney South e Shoreditch, dove si schierò con la “soft left”, che sembrava in procinto di prendere il controllo del Labour. Cercò di essere candidato per il consiglio del Borough di Hackney, ma i suoi tentativi fallirono. Attraverso suo suocero, l’attore Tony Booth, prese quindi contatto con il parlamentare laburista Tom Pendry, cercando suggerimenti sul modo migliore per essere eletto alla Camera dei comuni.
Alle elezioni generali del 1983, il candidato Blair sposò le linee politiche, decisamente di sinistra, che caratterizzavano il Labour Party nei primi anni ottanta. Il manifesto elettorale laburista per le elezioni del 1983 era fortemente connotato in questo senso e Blair appoggiò molte proposte in esso contenute, come il ritiro dalla Comunità economica europea (sebbene in precedenza avesse dichiarato di essere personalmente favorevole alla permanenza del Regno Unito nella CEE) e come il disarmo nucleare unilaterale. Nonostante la grave sconfitta del partito a livello nazionale, il risultato a Sedgefield confermò le attese, eleggendo Blair alla Camera.
Pronunciò il primo discorso da parlamentare il 6 luglio 1983. In un passaggio, affermò: “Non sono socialista perché la lettura di un libro di testo ha acceso la mia fantasia e neppure perché provengo da una tradizione accettata senza riflettere; lo sono perché credo che il socialismo sia l’ideale più vicino a un’esistenza che sia insieme, razionale e morale. Esso è per la cooperazione, non per la competizione; per l’amicizia, non per la paura. Esso sostiene l’uguaglianza”.
Dieci anni dopo questo discorso (e nove dopo aver assunto la prima carica nel gruppo parlamentare laburista), il 14 settembre del 1993, da ministro dell’interno-ombra di un Labour ancora all’opposizione, Blair delineava in un’intervista al periodico cristiano Third Way il profilo del futuro New Labour dichiarando la necessità di coniugare il valore dell’eguaglianza con quello della libertà responsabile presente nella tradizione cristiana.
Nel Manifesto del New Labour enuncia i cinque impegni:
– A) Diminuzione del numero dei bambini tra i 5 e i 7 anni a non più di 30 per classe, usando i fondi risparmiati per l’assistenza alle scuole private;
– B) Processi e sentenze rapide per i crimini giovanili, con riduzione dei tempi di attesa tra arresto e sentenza;
– C) Riduzione delle liste di attesa nel sistema sanitario nazionale, tale da permettere il trattamento di centinaia di pazienti grazie allo stanziamento di cento milioni di sterline, recuperate dall’eliminazione dello spreco burocratico;
– D) Affrancamento di 250mila giovani inferiori ai 25 anni dal sistema dei sussidi e loro avviamento al lavoro, usando i fondi provenienti dalle tasse sui servizi privati;
– E) Regole severe su risparmio e credito, bassa inflazione e rafforzamento dell’economia in modo da mantenere i tassi d’interesse al minimo.
Il Manifesto è stato presentato e discusso nell’Ottobre 1996 al Congresso laburista di Blackpool ed è stato votato in tutto il paese dalla maggioranza degli iscritti al partito.
Tony Blair è stato criticato sia per la sua alleanza con il presidente degli Stati Uniti George W. Bush e la sua politica in Medio Oriente, sia per la sua conduzione della guerra in Iraq nel 2006, durante il conflitto libanese – israeliano e la sua posizione sul conflitto israelo-palestinese. Blair è stato anche criticato per aver divulgato informazioni completamente false per giustificare il conflitto contro Saddam Hussein. Blair è stato il Primo ministro del Regno Unito ad essere stato interrogato da agenti di polizia durante il suo mandato.
Tony Blair è stato criticato per non avere sufficientemente prestato attenzione alle diverse opinioni dei membri del suo governo e del parere del Parlamento. Egli è stato criticato anche per aver condotto il suo governo con un atteggiamento che sembrava essere quello di un capo di Stato sul modello presidenzialista.
Tony Blair è stato anche accusato dall’ala sinistra del suo partito di essere “neo-conservatore” o “neo-thatcheriano”, nonostante le sue politiche sociali: il servizio minimo o le misure di riduzione della povertà infantile. È stato così a volte descritto come il “figlio della Thatcher” a causa della sua condotta politica e della gestione economica. Questo è dovuto in parte alla sua ammirazione dichiarata per la Thatcher.
Tony Blair ha svolto un ruolo importante nell’allargamento dell’Unione europea da 15 a 27 Stati, favorendo l’apertura dell’Europa, così come il desiderio di sviluppare la libera concorrenza all’interno dell’Unione. Infine Blair ha avuto rapporti molto stretti con capi di stato di destra, come Silvio Berlusconi, Angela Merkel, Nicolas Sarkozye e José María Aznar.
Alla fine dei sui tre mandati di Primo ministro si è dimesso e gli è succeduto Gordon Brown.
La politica di Tony Blair può essere definita contraddittoria, tra un globalismo di stampo internazionalista e la concezione liberista del capitalismo finanziario, senza possibilità di terze vie.