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1955 – Sulla base di un progetto del Canada, l’Italia entra a far parte delle Nazioni Unite

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Il 14 dicembre del 1955 l’Italia ha aderito alla Carta delle Nazioni Unite, divenendo membro dell’Organizzazione.
Ha avuto inizio allora una lunga storia di collaborazione, sostegno e impulso alle attività dell’ONU, che è la logica conseguenza dell’approccio multilateralista che caratterizza la politica estera italiana.
Più di sessanta anni dopo, l’Italia partecipa alle attività delle Nazioni Unite con impegno sempre crescente, contribuendo al perseguimento degli obiettivi della Carta, dal mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, alla promozione e difesa dei diritti umani, allo sviluppo sostenibile.
L’ impegno dell’Italia
In questi sei decenni l’Italia ha contribuito con determinazione all’elaborazione delle Risoluzioni dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza che hanno dato vita a grandi innovazioni sul piano delle norme internazionali. Le campagne in favore della moratoria della pena capitale, quelle per promuovere l’uguaglianza di genere e i diritti delle donne e delle bambine (anche attraverso la lotta a pratiche quali le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci e forzati), le battaglie contro ogni forma di discriminazione religiosa e in favore della libertà di opinione, sono alcuni dei temi che vedono il nostro Paese in prima fila.
Grazie anche alla costante opera di mediazione svolta dall’Italia, è stato possibile, con il trascorrere degli anni, attenuare le differenze di posizione tra Paesi, avvicinando le rispettive visioni e consentendo quindi di ampliare il consenso su molti argomenti.
L’Italia ha altresì condiviso direttamente le responsabilità che derivano dalla sicurezza collettiva, ricoprendo per sette volte il ruolo di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, e partecipando a circa 30 operazioni di pace delle Nazioni Unite.
Italia 8^ contributore finanziario delle missioni di pace
Il nostro Paese, che è l’ottavo contributore finanziario delle missioni di pace, detiene il primato, tra i Paesi occidentali, di fornitore di truppe. In particolare, l’Italia partecipa alla missione UNIFIL, schierata nel Libano del Sud.
In occasione di questo Anniversario, il nostro Paese ha presentato la propria candidatura al Consiglio di Sicurezza ed è stato eletto come membro non permanente del Consiglio per il 2017. In continuità con la sua storia e il suo impegno, l’Italia ha fornito un contributo significativo in questa delicata congiuntura internazionale.
L’Italia e il futuro dell’Onu
Dal 1955 ad oggi il mondo ha compiuto progressi straordinari, ma a più di 60 anni da quella data ed a 70 anni di attività delle Nazioni Unite, occorre guardare al futuro. L’Italia, infatti, appoggia il progetto di riforma dell’Organizzazione promosso dal Segretario Generale Antonio Guterres, incentrato sulla revisione delle operazioni di pace, sulla riorganizzazione delle strutture dedicate al peacebuilding, sulla riforma del management e del sistema di sviluppo delle Nazioni Unite. Tutto questo in omaggio alla filosofia che valorizza l’efficacia d un approccio preventivo e multisettoriale alle crisi. L’Italia è altresì impegnata nell’attuazione della nuova Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, che rappresenta un piano ambizioso per eliminare la povertà e promuovere la prosperità economica, lo sviluppo sociale e la protezione dell’ambiente su scala globale. Il nostro contributo alla crescita sostenibile è, inoltre, al centro dell’attività delle tre agenzie del Polo agro-alimentare delle Nazioni Unite di Roma (FAO, IFAD e PAM) ed ha trovato concreta attuazione con l’EXPO2015 (Milano, 1 maggio-31 ottobre 2015), un evento dedicato alla sicurezza alimentare e alla nutrizione con cui l’Italia si è fatta portatrice di una visione che si fonda sul passaggio dal concetto di “assistenza” a quello di una “cooperazione fra pari”, basata sulla condivisione delle risorse, delle capacità e delle esperienze di sviluppo.”

La riforma del sistema delle Nazioni Unite proposta dal Segretario Generale Antonio Guterres
Dal 1° gennaio 2017, il portoghese Antonio Guterres ha assunto l’incarico di Segretario Generale delle Nazioni Unite, succedendo al sudcoreano Ban Ki-Moon. Ex Primo Ministro del Portogallo dal 1995 al 2002, ha successivamente ricoperto il ruolo di Alto Commissario ONU per i rifugiati dal 2005 al 2015.
Sin dai primi mesi del suo incarico, il Segretario Generale si è fatto promotore di un progetto di riforma del sistema delle Nazioni Unite nel suo complesso al fine di renderlo più efficiente, efficace e trasparente. La visione riformatrice promossa da Guterres ha come obiettivo principale quello di rendere l’Organizzazione più flessibile e capace di svolgere il proprio mandato (”fit to purpose”) riducendone la burocrazia, semplificando le procedure e decentralizzando le decisioni. Nelle parole dello stesso Segretario Generale, “l’obiettivo condiviso è creare le Nazioni Unite del XXI secolo, focalizzate sulle persone e non sui processi, sui risultati e non sulla burocrazia”. Tra le principali novità del progetto di riforma, il maggior coinvolgimento del Segretario Generale nei dossier politico – securitari attraverso una maggiore collaborazione con il Consiglio di Sicurezza e la promozione di un approccio olistico alle sfide di sicurezza internazionale, che tenga in considerazione il legame indissolubile fra pace, sicurezza, diritti umani e sviluppo sostenibile. A conferma del fatto che la ristrutturazione del sistema ONU è una delle priorità del suo mandato, Guterres ha delineato i tratti essenziali del progetto già nel suo discorso di insediamento.
L’agenda di riforma coinvolge le tre principali dimensioni del sistema onusiano, vale a dire pace e sicurezza, sistema dello sviluppo e management.
Prende ora avvio la fase di attuazione delle disposizioni approvate nella corrente Sessione dell’Assemblea Generale e nelle precedenti.
Per quanto concerne la riforma del pilastro “pace e sicurezza”, le maggiori innovazioni riguardano le operazioni di mantenimento della pace e la riorganizzazione dei Dipartimenti che costituiscono “l’architettura di pace e sicurezza”. Le emergenti minacce alla pace e alla sicurezza internazionale impongono alle Nazioni Unite di agire con maggiore efficacia nel prevenire e risolvere le crisi. Pertanto, il Segretario Generale propone di rendere prioritario l’aspetto della prevenzione e dell’analisi politico-strategica nella definizione del mandato delle operazioni di pace. Ciò al fine di limitare significativamente la necessità dell’Organizzazione di intervenire attraverso operazioni di pace e umanitarie su larga scala, favorendo piuttosto interventi preventivi con un più alto profilo politico. Da un punto di vista prettamente organizzativo, si è partiti dalla constatazione che iln Dipartimento per gli Affari Politici (Department of Political Affairs – DPA) e Dipartimento per le Operazioni di Mantenimento della Pace (Department of Peacekeeping Operations – DPKO) operano seguendo un approccio a “compartimenti stagni”. L’agenda di riforma del Segretatio Generale prevede, quindi, la riorganizzazione di tali Dipartimenti nel Dipartimento per le Operazioni di Pace (DPO) e nel Dipartimento per gli Affari Politici e il Peacebuilding (Department of Political and Peacebuilding Affairs – DPPA) che accorperà le attuali responsabilità politiche del DPA con le responsabilità del Peace Building Support Office (PBSO). Tale ristrutturazione ha come obiettivo quello di garantire un approccio “olistico” all’azione di prevenzione dei conflitti e al mantenimento della pace, promuovendo la cooperazione e il coordinamento non solo fra gli stessi dipartimenti, ma anche fra i diversi centri decisionali dell’Organizzazione. In linea con l’accento sull’attività di prevenzione dell’Organizzazione, il DPPA sarebbe altresì deputato a fornire sostegno al Segretario Generale nel suo proposito di favorire un maggiore ricorso alla diplomazia e un utilizzo più efficace dei buoni uffici e della mediazione da parte del Segretariato Generale. I due rinnovati Dipartimenti saranno coordinati, inoltre, da uno Standing Principal’s Group con il compito di assicurarne la coerenza d’azione.
La seconda dimensione dell’agenda di riforma del SG riguarda il sistema di sviluppo delle Nazioni Unite. L’ambizioso progetto di ristrutturazione si rende necessario al fine di favorire la concreta attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile accelerando, quindi, la transizione del sistema di sviluppo ONU dai Millennium Development Goals (MDGs) ai Sustainable Development Goals (SDGs). Ciò al fine di consentire all’Organizzazione di fornire consulenza e assistenza adeguata ai Governi e ai partner chiamati a dare attuazione all’Agenda2030. Una delle maggiori novità proposte dal SG in diversi rapporti presentati all’Assemblea Generaleè la creazione di una “nuova generazione” di “UN Country Teams” (con tale termine si fa riferimento all’insieme di agenzie ONU operanti in un determinato Paese) con maggiori competenze, una presenza geografica ottimizzata e maggiori responsabilità. La riforma propone altresì una revisione del sistema del Coordinatore residente dell’ONU (il Coordinatore Residente è un funzionario ONU con il compito di coordinare l’attività delle organizzazioni e agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di attività operative per lo sviluppo di un determinato Paese, dirigere gli UN Country Teams e rappresentare il Segretario Generale negli interventi per lo sviluppo) per rafforzarne i poteri, l’indipendenza e l’imparzialità. Al fine di dare rapida e concreta attuazione alla riforma del sistema di sviluppo, il Segretario Generale Guterres ha conferito al Vice Segretario Generale Amina Mohammed il compito di supervisionarne la realizzazione.
Infine, la terza dimensione oggetto del programma di ristrutturazione di Guterres è il management. La riforma ha come obiettivo quello di superare i problemi organizzativi del Segretariato dovuti ad un’impostazione centralistica della struttura. Si intende così favorire una redistribuzione di competenze tra i Dipartimenti seguendo la logica della sussidiarietà al fine di decentralizzare il processo decisionale, rafforzare i poteri dei dirigenti e ridurre la duplicazione delle strutture e la sovrapposizione dei mandati. Inoltre, a partire dal 2020, è prevista una definitiva transizione dall’attuale cadenza biennale ad una cadenza annuale del bilancio, così da spingere l’Assemblea Generale a focalizzarsi sulle questioni più strategiche. Il progetto prevede, altresì, il conferimento di maggiore autonomia e flessibilità per il Segretario Generale nella gestione del bilancio, permettendo più ampi margini di riallocazione delle risorse al suo interno, nonché la semplificazione degli attuali documenti di bilancio anche per renderli più rispondenti agli obiettivi di sviluppo sostenibile. In tal modo, si punta a rendere l’Organizzazione più flessibile e capace di far fronte al meglio alle mutevoli circostanze in cui è chiamata ad operare.
Fonte: https://www.esteri.it/