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18 luglio 1995. La morte di Fabio Casartelli al Tour de France

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Il ciclista italiano, 25 anni, cadde rovinosamente in discesa durante la quindicesima tappa della corsa transalpina. Probabilmente indossare il casco avrebbe salvato la vita del giovane corridore, ma ci volle ancora la morte di un altro ragazzo, nel 2003 alla Parigi-Nizza, Andrei Kivilev, per convincere il ciclismo professionistico a rendere obbligatoria questa misura di sicurezza

di Ilario Scarnera

Quindicesima tappa del Tour de France, trentacinque chilometri, il gruppo si era appena lanciato, a velocità folli, in discesa verso il Ger-de-Boutx. C’è una curva a sinistra, qualcuno sbanda, qualcuno cade e si rialza, Casartelli, invece, picchia la testa contro un blocco di cemento che limita la strada, non aveva il casco, all’epoca non era obbligatorio e ritenuto dagli atleti pesante ed addirittura anti-estetico.
Fabio rimane a terra, immobile ed in una pozza di sangue, il medico del Tour, il dottor Porte, si accorge delle gravi condizioni, testa gonfia, del cliclista ma il suo cuore batte ancora.
Disperata è la rincorsa dell’elisoccorso verso l’ospedale, quindici maledetti minuti in cui il suo cuore si ferma tre volte ma l’infermiera e il medico, sul volo con il ciclista, lo riportano tre volte alla vita con violenti massaggi cardiaci e circa 20 fiale di adrenalina.
Arrivato al pronto soccorso la situazione apparve molto critica, ogni movimento portava il cuore dell’atleta all’arresto cardiaco, dopo circa un’ora e mezza di rianimazione cardio-respiratoria, inefficace, Casartelli morì.
Il giorno dopo la sua morte, gli altri corridori neutralizzarono la tappa in ricordo del ragazzo comasco, con i suoi compagni della Motorola, in primis Luis Amstrong, davanti a tutti con le mani alzate verso il cielo in sua memoria.
Sul luogo dell’incidente furono posti una targa ed una stele mentre nella città della moglie Annalisa, a Forlì, nel 2016 gli è stata intitolata una pista ciclabile.
Il triste destino di un’atleta che lasciò moglie e il figlio Marco, appena nato, e che ora gestisce a 26 anni, proprio a Forlì, un locale con mamma Annalisa. Ora i corridori indossano il casco, è obbligatorio, ma ci volle ancora la morte di un altro ragazzo nel 2003 a Parigi-Nizza, Andrei Kivilev, per convincere i professionisti ad usarlo nonostante questo probabilmente comunque non avrebbe salvato la giovane vita di Casartelli.