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17 luglio 1945. Inizia la conferenza di Potsdam

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di redazione

Il 17 luglio 1945, subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando però la guerra nel Pacifico era ancora in corso, iniziò la conferenza internazionale destinata all’approfondimento dei nuovi equilibri di pace. I vincitori si trovarono a Potsdam, nei pressi di Berlino, per trattare della gestione e del governo della Germania, ridiscutere le frontiere nell’Europa liberata e determinare l’entità dei risarcimenti per danni di guerra.

I colloqui durarono fino al 2 agosto. Alla conferenza presero parte il presidente degli Stati Uniti d’America, Harry Truman, il dittatore sovietico Stalin e, per la Gran Bretagna, fino al 30 luglio, Winston Churchill, che poi venne sostituito, in seguito alla sconfitta elettorale alla Camera dei comuni, dal nuovo Primo ministro, Clement Attlee, tutti accompagnati dai rispettivi rappresentanti del ministero degli Esteri.

Per istituire una sorta di “cabina di regia” per la gestione dei trattati di pace, nella conferenza maturò la decisione di istituire un Consiglio dei ministri degli Esteri di Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina. Fu stabilito che il Consiglio disponesse a Londra di un Segretariato generale. “Ciascuno dei ministri degli Esteri – diceva la risoluzione – sarà accompagnato da un sostituto di alto rango, debitamente autorizzato a proseguire i lavori del Consiglio, in assenza del ministri degli Esteri, e da un piccolo staff di consulenti tecnici.”

Nel testo stilato a Potsdam si legge inoltre che “per adempiere a ciascuno di questi compiti il Consiglio sarà composto da membri che rappresentano gli Stati che sono firmatari dei termini di resa imposti allo Stato nemico in questione. Per la risoluzione di pace per l’Italia, la Francia sarà considerata come uno dei firmatari dei termini di resa per l’Italia. Gli altri membri saranno invitati a partecipare, quando saranno in discussione le questioni che li riguardano direttamente”.

Per la stipula del trattato con l’Italia Stalin pose come condizione che si pervenisse preliminarmente ad accordi con Ungheria, Bulgaria, Finlandia e Romania, condizione che ebbe notevoli conseguenze sulla complicata questione territoriale di Trieste. Il nocciolo della questione era, da parte della Russia, di trovare un accesso al Mediterraneo, disegno contrastato dalla Gran Bretagna.

Per quanto riguarda l’assetto della Germania sconfitta, nella conferenza di Potsdam ne fu decisa la smilitarizzazione e l’avvio di un processo di denazificazione. La Germania uscì territorialmente frammentata, per evitare la formazione di un governo tedesco centralizzato.

Nel testo conclusivo si legge che “la suprema autorità in Germania si esercita, su istruzioni dei rispettivi governi, dai comandanti in capo delle forze armate degli Stati Uniti d’America, il Regno Unito, l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, e la Repubblica francese, ciascuno nella sua propria zona di occupazione, e anche congiuntamente, in questioni che riguardano l’intera Germania, nella loro qualità di membri del Consiglio di controllo.”