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Spazio: Webb e Hubble insieme per visione più colorata universo

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Roma, 13 nov. – Il Telescopio Spaziale James Webb e il Telescopio Spaziale Hubble della NASA hanno unito le proprie forze per comprendere meglio un vasto ammasso di galassie, noto come MACS0416. I risultati dello studio, riportati su The Astrophysical Journal, mostrano la vista pancromatica dell’ammasso galattico MACS0416. L’immagine è stata creata combinando le osservazioni a infrarossi di Webb con i dati in luce visibile di Hubble. La copertura della lunghezza d’onda risultante, da 0,4 a 5 micron, ha rilevato un vivido paesaggio di galassie i cui colori forniscono indizi sulle distanze delle galassie: quelle più blu sono relativamente vicine e spesso mostrano un’intensa formazione stellare, come meglio rilevato da Hubble, mentre le galassie più rosse tendono a essere più distanti, oppure contenere abbondanti quantità di polvere cosmica che tende ad assorbire i colori più blu della luce stellare., come rilevato da Webb. L’immagine rivela una ricchezza di dettagli che è possibile catturare solo combinando la potenza di entrambi i telescopi spaziali. Situato a circa 4,3 miliardi di anni luce dalla Terra, MACS0416 è una coppia di ammassi di galassie in collisione che alla fine si uniranno per formare un ammasso ancora più grande. Include un gran numero di galassie esterne all’ammasso e una serie di sorgenti che variano nel tempo, probabilmente a causa della lente gravitazionale, la distorsione e l’amplificazione della luce proveniente da sorgenti di fondo lontane. Questo ammasso è stato il primo di una serie di viste super-profonde e senza precedenti dell’universo, frutto di un ambizioso programma collaborativo di Hubble chiamato Frontier Fields, inaugurato nel 2014. Hubble è stato il pioniere nella ricerca di alcune delle galassie intrinsecamente più deboli e giovani mai rilevate. La visione a infrarossi di Webb rafforza in modo significativo questo sguardo profondo, andando ancora più lontano nell’universo primordiale con la sua visione a infrarossi.

“L’intero quadro non era chiaro finché non sono stati combinati i dati di Webb con quelli di Hubble”, ha dichiarato Rogier Windhorst, dell’Arizona State University, ricercatore principale del programma PEARLS, che ha effettuato le osservazioni di Webb. “Stiamo facendo tesoro dell’eredità di Hubble spingendoci a distanze maggiori alla scoperta di oggetti ancora sconosciuti”, ha continuato Windhorst. Sebbene le nuove osservazioni di Webb contribuiscano a questa visione estetica, sono state effettuate per uno specifico scopo scientifico. Il gruppo di ricerca ha combinato i suoi tre periodi di osservazione, ciascuna presa a distanza di settimane, con un quarto rilevamento, ottenuto dalla squadra di ricerca CANUCS. L’obiettivo era quello di cercare oggetti che variassero nel tempo la luminosità osservata, che sono noti come transienti. Gli scienziati hanno identificato 14 transienti di questo tipo in tutto il campo visivo. Dodici di questi si trovavano in tre galassie fortemente ingrandite dalla lente gravitazionale ed è probabile che si tratti di singole stelle o di sistemi di stelle multiple che si sono espansi in breve tempo. Gli altri due transienti si trovano all’interno di galassie di fondo, hanno avuto una crescita più moderata e sono probabilmente supernovae. “Chiamiamo MACS0416 l’ammasso di galassie dell’Albero di Natale, sia perché è così colorato sia per le luci tremolanti che troviamo al suo interno; possiamo vedere transienti ovunque”, ha affermato Haojing Yan, dell’Università del Missouri a Columbia, autore principale di un articolo che descrive i risultati scientifici. La scoperta di così tanti transienti con osservazioni che coprono un arco di tempo relativamente breve suggerisce che gli astronomi potrebbero trovarne molti altri in questo ammasso e in altri simili, attraverso un monitoraggio regolare con Webb. Tra i transienti identificati dai ricercatori, uno spicca in particolare. Situato in una galassia che esisteva circa 3 miliardi di anni dopo il big bang, si è ingrandito di almeno 4.000 volte ed è stato soprannominato dagli scienziati il sistema stellare “Mothra” in riferimento alla sua “natura di mostro”, essendo al contempo estremamente luminoso ed esteso. Si aggiunge a un’altra stella che i ricercatori hanno precedentemente identificato e che hanno soprannominato “Godzilla”. La squadra di scienziati è riuscita a stabilire che la sua massa è compresa tra 10.000 e 1 milione di volte la massa del Sole. La natura esatta di questa cosiddetta “milli-lente”, tuttavia, rimane sconosciuta. “La spiegazione più probabile è un ammasso stellare globulare troppo debole per essere visto direttamente da Webb”, ha osservato Jose Diego, dell’Instituto de Física de Cantabria in Spagna, autore principale dell’articolo che illustra la scoperta. “Ma non conosciamo ancora la vera natura di questa lente aggiuntiva”, ha aggiunto Diego.