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Salta duello Schlein-Meloni.Non ‘decolla’ confronto stile Usa

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Le possibilità di vedere Giorgia Meloni ed Elly Schlein faccia a faccia in uno studio televisivo sono ormai ridotte al lumicino. Il duello da Bruno Vespa è saltato con lo stop arrivato dall’Agcom. Tutto da rifare, palla al centro. A giocarla ci prova Enrico Mentana. Il direttore del Tg La7 ha proposto un confronto fra tutti i leader dei partiti più rappresentativi, scelti sulla base dei sondaggi al 23 maggio. Il confronto si sarebbe tenuto due settimane dopo, il 5 e 6 giugno, a due giorni dal voto. Una soluzione che piace a quei partiti che avevano alzato un muro contro il faccia a faccia fra premier e leader dem in nome del rispetto delle regole della par condicio. Il leader Cinque Stelle si dice immediatamente disponibile: “Mentana ha offerto un confronto a tutti i leader. Per questo ho accettato. Giorgia Meloni che cosa farai?”, domanda Conte. “Fratelli d’Italia conferma la disponibilità al confronto attraverso i propri rappresentanti politici, senza far perdere ulteriore tempo al Presidente del Consiglio”, è la risposta che arriva dal partito di Giorgia Meloni. Simile il segnale che arriva dal Pd con l’esponente della segreteria Sandro Ruotolo: “Ci sono le tribune elettorali, alle quali parteciperà il Partito Democratico”. Elly Schlein, alla domanda sulla possibilità che il confronto venga spostato su La7, ripete che lei è pronta a incontrare Meloni in qualsiasi contesto. Tuttavia, la segretaria non fa alcun cenno al confronto all’americana che, invece, è la condizione posta da Mentana – e dal resto dei partiti che hanno presentato le proprie liste per le europee – per dare il via libera al confronto. “Giorgia Meloni non ha tempo per il confronto pubblico in tv con più leader anziché quello con la sola Elly Schlein? Doveva pensarci prima di candidarsi, farloccamente, alle europee”, tuona la Cinque Stelle Chiara Appendino: “Forse Giorgia non gradisce un dibattito a più voci che non le consente di polarizzare lo scontro con il suo competitor preferito. O forse ha paura che la presenza di Giuseppe Conte faccia emergere quanto il vero bivio alle europee sarà tra il partito trasversale delle armi e quello della pace”.
Il fatto, si ragiona in ambienti dem, è che la leader dem potrebbe dirsi già soddisfatta di come si è impostato il dibattito sul voto. Da quando è emersa la possibilità di vedere Schlein e Meloni nello stesso studio televisivo, è il ragionamento, la campagna elettorale si è trasformata in una sfida a due: “L’effetto polarizzazione c’è stata, è stata una strategia vincente”. Era il 16 dicembre scorso quando Schlein, dagli Studios di via Tiburtina dove aveva organizzato il Forum sull’Europa, sfidava Meloni: “Sono sempre pronta al confronto, dove e quando vuole, purché si tratti di un campo neutro. Non a casa sua”. Un riferimento, quest’ultimo, al fatto che Fratelli d’Italia aveva invitato la segretaria dem ad Atreju, kermesse che si teneva nelle stesse ore a Castel Sant’Angelo, rimediando il ‘no grazie’ della dem. Ac stretto giro, nella conferenza stampa di fine anno, la premier Giorgia Meloni rispondeva di essere disponibile al confronto. A quel punto, si sono messe in moto le macchine organizzative dei rispettivi staff, arrivando a concordare data e luogo del duello. Fino all’altolà dell’Agcom. Polarizzazione o meno, la reazione del Partito democratico a questo stop è di disappunto. “Prendiamo atto che c’è chi preferisce rinunciare a un confronto in prima serata, pur di negarlo alle due donne che guidano i primi due partiti d’Italia”, si legge in una nota del Nazareno. Sul fatto che per la prima volta si sarebbe potuto dare spazio a due leader donne si sofferma anche Bruno Vespa, padrone di casa di Porta a Porta, in una nota: “Ci è stato proibito il confronto tra due donne che per la prima volta nella storia italiana sono al vertice nei rispettivi ruoli”. Un riferimento, quello alla questione di genere, che non passa inosservato dalle parti del M5S: “Oggi Bruno Vespa si è svegliato femminista”, dice la senatrice M5s Alessandra Maiorino: “Questo piagnisteo falso-femminista non incanta nessuno. Tanto più se arriva da chi ha organizzato una puntata per parlare di aborto con 7 uomini”, aggiunge Maiorino.
Il presidente del M5s, Giuseppe Conte, ritiene l’annullamento del confronto in Rai “non una bella figura: si è tentato con questo marchingegno una polarizzazione in un sistema elettorale che è proporzionale puro, dove ogni forza politica corre per sé”, spiega l’ex premier. Che l’obiettivo del Pd e di Giorgia Meloni fosse polarizzare e, di conseguenza, tagliare fuori dalla competizione le altre forze politiche è la convinzione che accomuna tutti i Cinque Stelle, e non solo, in Transatlantico alla Camera: “Lo scopo di Schlein non era dare ai cittadini un confronto vero, lo dimostra il fatto che quando Conte ha detto ‘tutti da Mentana’ Schlein ha fatto capire che non ci sta”, spiega un deputato M5s: “E’ evidente che ambiva a essere l’unica competitor della premier. Si è smascherata”. A guardare i precedenti, l’epilogo sembrava annunciato. Settembre 2022, a pochi giorni dalle elezioni politiche: Enrico Letta e Giorgia Meloni si accordano per un confronto a due nello studio di Vespa. Gli altri partiti insorgono, interviene l’Agcom che ferma tutto. Si cercano delle alternative alla formula, con più confronti in serate diverse. Niente. Alla fine il faccia a faccia c’è, ma ad ospitarlo è un sito web, quello del Corriere. E chi si occupò allora dell’organizzazione dell’evento oggi osserva: “Il tema è che per due volte di seguito l’esercizio di una libertà democratica, peraltro sul servizio pubblico, viene impedito da una decisione legittima ma discrezionale. L’Agcom è un’autorità regolatoria, non è un organo giurisdizionale nè un organo elettivo che legifera. C’è un nodo di democrazia. Un tema delicato che riguarda la libertà di confronto dei due partiti principali al momento, per i numeri nelle urne e per i sondaggi. Se questa è la logica, tutti i programmi dovrebbero avere tutti gli esponenti in trasmissione allo stesso momento, cosa che evidentemente e fortunatamente non accade. Alle prossime elezioni, in assenza di un correttivo che a questo punto secondo me dovrà essere per legge, si ricreerà lo stesso cortocircuito. E ancora una volta la politica ne uscirà come la parte debole”. (AGI)
MOL