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Salario minimo: opposizioni preparano battaglia contro delega

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Le opposizioni si preparano alla battaglia dell’Aula sulla legge delega al governo sui salari bassi, dopo l’approvazione in commissione dell’emendamento del centrodestra che ha di fatto ‘soppresso’ la proposta di legge unitaria delle opposizioni sul salario minimo. La delega è attesa domani all’esame dell’assemblea di Montecitorio. Partito Democratico e Movimento 5 Stelle stanno mettendo a punto in queste ore la strategia da portare in Aula. Lo scopo è quello di massimizzare l’impatto mediatico di un passaggio parlamentare che, nei piani di Pd e Cinque Stelle, sarebbe dovuto avvenire mesi fa, subito dopo l’estate, e su quella proposta unitaria che per la prima volta ha visto marciare uniti Pd, M5s, Avs e Azione. Ora, il partito di Calenda, sembra essersi un po’ defilato rispetto a questa battaglia. Ma la ‘triplice’ composta da dem, rossoverdi e pentastellati regge. Almeno su salario minimo, manovra e sanità. “E’ vergognoso il tentativo del governo Meloni di sfilare dal Parlamento la discussione sul Salario minimo e la proposta unitaria delle opposizioni”, tuona Elly Schlein: “Noi domani li costringeremo a votare e a prendere posizione perchè non possono voltare la faccia a tre milioni e mezzo di lavoratori poveri. Domani si voterà e capiremo se questo governo sta dalla parte di chi lavora e di chi prende cinque euro l’ora o se sta dalla parte di chi il lavoro lo vuole sfruttare”. Anche dal Movimento ci si prepara a dare battaglia in Aula. Il Movimento ha annunciato, così come il Pd, che domani ci sarà una delegazione alla manifestazione contro l’antisemitismo e il terrorismo promossa dalla Comunità ebraica romana e dall’Unione delle comunità ebraiche italiane. I due leader, tuttavia, non dovrebbero – salvo sorprese – prendere parte alla manifestazione proprio per presidiare i lavori in Aula. In particolare, il Movimento 5 Stelle ha depositato un emendamento che ripropone in toto la proposta di legge delle opposizioni a prima firma del presidente Giuseppe Conte, e che nella seduta di domani “FdI, Lega e Forza Italia saranno costretti a votare facendo vedere al Paese il loro vero volto”, spiega la capogruppo del M5S in commissione Lavoro alla Camera Valentina Barzotti. “Domani la destra non voterà il Salario minimo: questo governo ritiene che chi guadagna 5 euro l’ora abbia un salario dignitoso. Noi vogliamo solo sancire per legge un principio sacrosanto di civiltà, che per meno di 9 euro l’ora non e’ lavoro, e’ sfruttamento”, rincara il capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia. E il deputato dem Arturo Scotto, capogruppo in Commissione Lavoro, lancia un “appello ai colleghi del centrodestra: cambiate strada, ritirate la delega e confrontiamoci nel merito senza pregiudizi. Sarebbe un errore rinunciare al motivo per cui siamo stati eletti: legiferare. Cosi’ invece stiamo mettendo tutto nelle mani dell’esecutivo. Siamo rappresentanti del popolo, non degli schiacciabottoni”, chiosa Scotto. Al di là delle dichiarazioni bellicose e degli appelli, nell’opposizione c’è la consapevolezza che “più del risultato mediatico non si può ottenere” nel passaggio in Aula di domani. Giorgia Meloni, è il ragionamento offerto da una fonte parlamentare dem, ha capito che il tema del lavoro povero è scivoloso e il centrodestra si accontenta, così, di non essere costretto a dire di no a una legge che avrebbe un consenso molto diffuso nel Paese, viene aggiunto. (AGI)

MOL