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Recovery Plan e Pnrr, i due temi chiave

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di Antonino Gulisano

Il Parlamento italiano ha approvato il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che è inserito nel Recovery Plan. I due termini chiave per la ripresa economica italiana grazie alle risorse UE. Ma a cosa si riferiscono esattamente? Tra i due documenti ci sono piccole, ma importanti differenze.
Due termini, spesso utilizzati come sinonimi per intendere il piano straordinario di riforme e investimenti nazionale finanziato dall’Europa, indicano in realtà diversi strumenti.
O meglio, l’uno ingloba l’altro, con una sottile – ma rilevante – differenza sulle risorse europee e nazionali calcolate nei due testi.
Quando si parla di Piano nazionale di ripresa e resilienza ci si riferisce nello specifico allo strumento programmatico di riforme e investimenti richiesto dall’UE per ottenere i fondi del Next Generation EU.

Nel dettaglio, il Pnrr utilizzerà le risorse messe a disposizione dall’Europa attraverso il dispositivo di ripresa e resilienza (Recovery and Resilience Facility, RFF) dal valore di 672,5 miliardi di euro di prestiti e sovvenzioni. Quest’ultimo è il cuore finanziario di tutto il pacchetto Next Generation EU.
L’Italia, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza richiederà il massimo di risorse offerte dal RFF, ovvero: 191,5 miliardi di euro divisi in sovvenzioni da 68,9 miliardi di euro e prestiti per 122,6 miliardi di euro.

Tali risorse sono suddivise in progetti in 6 aree, stabilite da Bruxelles: digitalizzazione, rivoluzione verde, infrastrutture, istruzione, inclusione sociale, sanità.
Se a tali 191,5 miliardi di euro finanziati dallo strumento cardine del Next Generation EU si aggiungono le risorse di altri Fondi europei e quelli tutti italiani di un Fondo complementare, allora si compone il Recovery Plan. Quest’ultimo, in sostanza, non è altro che la somma di riforme, investimenti, progetti che attingeranno non soltanto ai 191,5 miliardi, ma anche ai: 47,5 miliardi del REACT-EU e ai 30,6 miliardi del Fondo complementare nazionale.
Quindi, la differenza tra Recovery Plan e Pnrr sta tutta nell’entità delle risorse conteggiate. Il primo ha un valore complessivo di 235,14 miliardi (Pnrr+React-EU-Fondo complementare).

Volendo analizzare il testo del Recovery Plan del Governo Draghi e la presentazione alle Camere dello stesso Premier sarebbe opportuno entrare nella sua struttura tecnica e indicare:
– Maggiori dettagli su investimenti e risorse di ogni missione;
– Finanziamenti e costi più precisi per ogni missione e progetto;
– Tempistiche sul raggiungimento degli obiettivi più dettagliate;
– Quantità precise di beneficiari delle riforme;
– Valutazione delle differenze tra risorse per investimenti e quelle per spese correnti (non possono superare il 30%)
Il Recovery Plan del Governo Draghi vuole innanzitutto insistere su investimenti e progetti per: giovani, donne, scuola, università, capitale umano, riequilibrio territoriale, Sud.
Piano per il Sud del Governo Draghi: quante risorse disponibili?
Su quest’ultimo argomento, per esempio, il ministro Franco ha anticipato che le risorse disponibili supereranno la soglia del 34%.
Inoltre, la semplificazione burocratica, spesso chiamata in causa dallo stesso Draghi, avrà una voce di maggiore spicco. Innanzitutto per consentire alle riforme studiate di essere applicate con snellezza e funzionalità. E poi, proprio come necessità di cambiamento strutturale.
Il Premier Mario Draghi ha fatto il punto sulla stesura del Recovery Plan italiano, che a fine mese sarà sottoposto a Bruxelles per ottenere i fondi europei del Recovery Fund da investire nella ripartenza economica del Paese. Entrando nel dettaglio dei progetti del PNRR che riguardano le grandi opere, Draghi ha sottolineato l’importanza di puntare alla crescita subito dopo essere usciti dall’emergenza sanitaria.
Per questo, il Recovery Plan ed il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza saranno lo strumento principale per agire in concreto. L’Italia ha a disposizione 191,5 miliardi di euro di cui 69 miliardi a fondo perduto e 122 miliardi in forma di prestiti, più 30 miliardi del fondo di accompagnamento al PNRR.
Dell’intervento del Presidente Draghi vorrei sottolineare alcuni passaggi.
– A) le Regioni, le Provincie e i Comuni, il cui ruolo va oltre queste consultazioni. Gli enti territoriali sono infatti determinanti per la riuscita del Piano.
– B) Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 7,7 per cento, per poi aumentare fino al 9,4 per cento nel 2020. Ancora una volta ad essere particolarmente colpiti sono stati donne e giovani e ancora una volta soprattutto nel Mezzogiorno.
– C) I progetti di ciascuna missione mirano ad affrontare tre nodi strutturali del nostro Paese, che costituiscono obiettivi orizzontali dell’intero Piano. Si tratta di colmare le disparità regionali tra il Mezzogiorno e il Centro Nord, le diseguaglianze di genere e i divari generazionali.
– D) Il Piano destina 82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento.
– E) La seconda Missione, denominata Rivoluzione Verde e Transizione Ecologica, si occupa dei grandi temi dell’agricoltura sostenibile, dell’economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica degli edifici, delle risorse idriche e dell’inquinamento. Per raggiungere la progressiva decarbonizzazione, sono previsti interventi per incrementare significativamente l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, per il rafforzamento delle reti e per una mobilità più sostenibile.
– F) ultima annotazione, per il Superbonus al 110 per cento sono previsti, tra PNRR e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Non c’è alcun taglio. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari (Iacp). È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l’ambiente.
Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e sicurezza degli edifici.
In conclusione il Piano presentato dal Governo alle Camere è stato approvato il 27 aprile e depositato il 30 Aprile alla Commissione U.E per la definitiva approvazione e l’erogazione della prima trance di risorse.
Questo Recovery Plan rappresenta un Progetto di interventi strategici che si possono paragonare al famoso Piano Marshall del dopo seconda guerra mondiale, in termini di risorse e in obiettivi strategici per l’uscita dalla crisi determinata dalla pandemia da Coronavirus.
Resta ancora da sciogliere il nodo della “Governance” nel rapporto tra la centralizzazione nella Presidenza del Consiglio e gli enti locali, Regioni e Comuni.
Altro nodo ancora critico e non definito dal Piano resta la misura, in percentuale, delle risorse di spettanza del Mezzogiorno per Progetti strategici; è da chiarire se il 40% delle risorse totali va aumentato in relazione ai fondi esclusivi del Mezzogiorno nel Piano del Fondo di Convergenza e inclusione sociale.
Ultimo nodo riguarda il monitoraggio del cronoprogramma in itinere per centrare l’obiettivo della realizzazione dei progetti presentati. In caso contrario tra le clausole delle Linee guida approvate dalla Commissione U.E. si rischia di non avere riconosciute le spese e quindi il rimborso.