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Quanto è costato tornare a mensa negli asili e alle elementari

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AGI – Una famiglia italiana in media spende 80 euro al mese per la mensa scolastica di un figlio che frequenta la scuola primaria o dell’infanzia. E’ quanto emerge dalla V indagine di Cittadinanzattiva sulle tariffe per l’anno 2020-2021 delle mense scolastiche. Per l’elaborazione dei dati, sono stati presi in esame i costi di tutti i 110 capoluoghi di provincia sia per la scuola dell’infanzia che per la primaria. La famiglia presa come riferimento è composta da tre persone (due genitori e un figlio minore), ha un reddito lordo annuo di 44.200 euro, con corrispondente Isee di 19.900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica si è ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili.

Secondo il rapporto, il Nord si conferma l’area geografica con le tariffe più elevate, in media 813 euro per nove mesi di mensa nella scuola primaria, e 802 euro in quella dell’infanzia; segue il Centro con 697 euro nella primaria e 676 euro nell’infanzia; più contenuti i costi al Sud con 662 euro nella primaria e 649 nell’infanzia.

Tuttavia l’incremento maggiore si rileva nelle regioni centrali, le tariffe crescono, ma di poco, anche al Sud mentre calano al Nord. L’Emilia Romagna è la regione più costosa, con una spesa media mensile di 103 euro; la Sardegna quella più economica con 65 euro.

Rispetto all’anno precedente, le tariffe – sottolinea Cittadinanzattiva – per le mense a livello nazionale sono rimaste sostanzialmente invariate; in Puglia e in Toscana l’incremento più elevato (rispettivamente +5,97% e +5,73%).

“Tra gli obiettivi indicati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva – è prevista la creazione di circa 1.000 nuove mense scolastiche. Scelta importante ma non sufficiente soprattutto ora che, a causa delle difficoltà economiche in cui versano tante famiglie per la crisi indotta dalla pandemia, per molti ragazzi il pasto a scuola rappresenta il pasto più completo se non addirittura l’unico. Chiediamo – aggiunge – che il governo trovi le risorse per garantire il tempo pieno e la mensa scolastica ad un numero sempre maggiore di bambini, soprattutto nelle regioni del Centro-Sud. La pandemia dovrebbe spingerci verso un ulteriore ambizioso obiettivo: trasformare la mensa in servizio pubblico universale e gratuito. Garantire il tempo pieno e la possibilità di usufruire della ristorazione scolastica in maniera gratuita, a cominciare in modo sperimentale dall’estate, rappresenta un incentivo importante per favorire la presenza dei bambini e ragazzi nelle scuole per le quali il ministero ha appena varato, con nostra grande soddisfazione, il Piano di apertura per l’estate“.

Da un punto di vista geografico, le famiglie di Ragusa sono quelle che sostengono una spesa minore per il servizio di ristorazione per un figlio iscritto alla scuola d’infanzia comunale e alla primaria (44 euro mensili, 288 annuali) Livorno si conferma la città con tariffe più elevate per la scuola primaria (1.152 euro annui, 128 mensili). mentre Torino con 1.188 euro annui e 132 mensili è la più cara per la scuola dell’infanzia.

Numerose le province emiliane e lombarde che si collocano nella fascia delle città più costose. Unica eccezione tra le città del Sud più costose sia per l’infanzia che per la primaria è Trapani (1.078 euro annui, 120 mensili). Roma è la meno costosa tra le metropoli, con 450 euro annui e 50 mensili sia per l’infanzia che per la primaria. (AGI)

Source: agi


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