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Perché in Africa ci sono ancora così pochi contagi da coronavirus

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Sarà stata la quarantena imposta tempestivamente a chi proveniva dai paesi considerati pericolosi o gli screening effettuati negli aeroporti. Sarà anche un po’ per la natura del virus che sembra manifestarsi in alcuni casi senza sintomi o la giovane età della popolazione o il clima più caldo, in Africa i casi di Covid-19 sono pochissimi rispetto a quelli che ci si poteva aspettare. Gli esperti si interrogano sul fenomeno e in ampio servizio pubblicato sulla rivista New Scientist provano a spiegare il motivo.

È infatti sorprendente che in Africa ci siano pochi contagi, nonostante gli stretti rapporti commerciali del continente con la Cina, luogo di origine della diffusione, e l’elevato numero di abitanti che raggiungono circa 1,3 miliardi di unità.

Stando a quanto riportato su New Scientist, il numero di contagi in Egitto sarebbe aumentato a 59 nello scorso fine settimana, 33 dei quali rappresentati da turisti in crociera sul Nilo, mentre i dati ufficiali del 10 marzo riportano solo 95 casi documentati nel continente africano. Gli abitanti in Africa, già notevolmente esposti a malattie come malaria, tubercolosi e Hiv sono considerati a rischio a causa della fragilità del sistema sanitario.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si è infatti da subito adoperata per fornire ad alcuni paesi le risorse necessarie all’individuazione e alla gestione del Covid-19. Ora infatti ben 37 paesi sono attrezzati per le emergenze. “Il conteggio dei casi potrebbe essere accurato, perché attualmente in Africa sono stati sottoposti al test più di 400 individui e non credo possa considerarsi una sottostima”, afferma Mary Stephen dell’Oms.

“L’assenza di decessi, inoltre, potrebbe significare che non ci sono ancora grandi focolai non rilevati”, aggiunge Mark Woolhouse dell’Università di Edimburgo. “Non possiamo ancora sapere perché i contagi siano così pochi, ma le misure di isolamento adottate dai paesi potrebbero aver giocato un ruolo chiave”, afferma Jimmy Whitworth della London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM).

“La quarantena, a differenza dei casi di contagio, non viene segnalata, ma sappiamo che quattro paesi africani hanno imposto la quarantena ai visitatori provenienti dalle zone considerate pericolose”, prosegue Whitworth, aggiungendo che sono in atto diverse misure per rendere più agevole il riconoscimento dei casi di contagio. “Il Ruanda, ad esempio, ha reclutato studenti di medicina dell’ultimo anno per intraprendere lo screening negli aeroporti”, precisa Woolhouse.

“Una delle ragioni per il basso indice di trasmissione rilevato del Covid-19 in Africa potrebbe essere semplicemente la natura del virus, per la quale molti pazienti non manifestano sintomi”, dichiara Vittoria Colizza dell’Università della Sorbona in Francia, autrice di un articolo sulla vulnerabilità dei paesi africani nei confronti del coronavirus. L’analisi della ricercatrice riguardo i primi 300 casi suggerisce che circa il 60 per cento dei contagi fosse asintomatico e quindi non rilevato, stesso motivo per cui, secondo uno studio condotto presso l’Università di Toronto, la situazione in Italia sarebbe sotto-stimata nel 25-75 per cento dei casi.

D’altro canto gli esperti sostengono che i paesi africani, pur essendo più vulnerabili, potrebbero rivelarsi più resistenti, vista la bassa soglia dell’età media della popolazione. “Nel Regno Unito l’età media è di 40,5 anni, in Cina 37,4, mentre in Togo e in Camerun le soglie raggiungono una media di 19,8 e 18,5”, dichiara Stephen. “La speranza è che non ci sia bisogno di combattere focolai nel continente. I sistemi sanitari potrebbero collassare, visto il precario stato di emergenza derivante dalla presenza di malattie come morbillo, ebola e altre patologie che provocano già moltissime vittime”, conclude Woolhouse.

 

Vedi: Perché in Africa ci sono ancora così pochi contagi da coronavirus
Fonte: estero agi


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