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“Onestà intellettuale. Sempre…”

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di Alessandro Scuderi

Noto, ormai senza stupore, che quando i mass-media italiani trattano l’argomento degli insediamenti israeliani, asseriscono con assoluta nonchalance che trattasi di costruzioni abusive in terra “palestinese”. Questa si chiama cattiva informazione, o meglio, falsa informazione, generando così nell’inconsapevole lettore, una distorta visione del contesto.

Così facendo, si limitano le capacità di comprensione del lettore, impedendogli di fatto di avere una visuale completa, necessaria per di comprendere i già complessi e molteplici termini della questione, nonché di non capire o non sapere le effettivi problematiche e le rivendicazioni delle parti in causa.

Per chi non vi si fosse mai recato, è bene sapere che Israele è un paese dalle peculiarità uniche sotto svariati aspetti. Uno dei fondamentali contesti ambigui è la parziale assenza di confini riconosciuti. Nel mondo, in verità, sono tantissimi i Paesi che litigano per controversie di confine, ma la questione di Israele, sostanzialmente, è che si è ritrovata senza frontiere ben definite e nette, accettate e riconosciute internazionalmente, solo perché i paesi vicini si rifiutarono, appunto, di riconoscerle. Tant’è che già all’indomani della proclamazione dello Stato (14 maggio 1948) ben cinque paesi arabi (anche non confinanti!), le dichiararono guerra.

Quando cessarono i combattimenti, con la vittoria del piccolo Stato ebraico, una linea divisoria fra gli vincitori e vinti, venne più o meno definita e viene indicata ancor oggi come “Linea Verde”, sebbene entrambe le fazioni avessero stabilito che la “linea verde” non doveva essere considerata come un vero e proprio confine internazionale. Infatti l’armistizio israelo-egiziano (Armistice Agreement UN Doc S/1264/Corr.1, 23 febbraio 1949) afferma che “la linea di demarcazione dell’armistizio non deve essere interpretata in alcun senso come un confine politico o territoriale e viene delineata senza pregiudizio dei diritti, delle rivendicazioni e delle posizioni di ciascuna delle parti per quanto riguarda la soluzione ultima della questione palestinese”.

Va precisato che tale postilla venne richiesta ed inserita su insistenza dei paesi arabi belligeranti, sebbene sconfitti. Il motivo è chiaro, anzi sono chiari; gli arabi non volevano/potevano gradire la “Linea Verde” perché non volevano/potevano accettare e riconoscere uno Stato chiamato Israele (Medinat Israel), asserendo tra l’altro che il conflitto non era finito, quindi che trattavasi solo di una tregua. A tal riguardo, se possibile, avrò modo di tornare sull’argomento spiegando cosa significhi “pace” in arabo.

C’è da dire che nemmeno Israele voleva accettare la “Linea Verde” come confine internazionale, perché ciò avrebbe significato rinunciare alla rivendicazione dei millenari territori ebraici. Difatti va spiegato che molte comunità ebraiche erano cadute nelle mani degli arabi (Kalia, Beit HaArava, Gush Etzion, o Kfar Darom ecc…).Ciò avrebbe comportato una sorta di accettazione da parte di Israele che , invece non voleva cedere luoghi biblici legati indissolubilmente all’ebraismo rimanessero in mano nemica. Ma c’era da risolvere anche la questione di Gerusalemme che, proprio la “Linea Verde” tagliava in due!

Ma vi è di più, la parte rimasta in mano araba, giordana per l’esattezza, era quella di Gerusalemme est, ovvero la porzione più importante per gli ebrei e per il nuovo stato, poiché in essa ricadeva la Città Vecchia, con il Muro Occidentale Kotel) e il Monte del Tempio (Har haBáyit). Si capisce intuitivamente che questa condizione non poteva essere accettata, non tanto dallo stato ebraico, quanto dagli ebrei intesi ormai come nazione israeliana.

Orbene va precisato che i detrattori di Israele ricorrono alla Convenzione di Ginevra soprattutto per quanto attiene alla norma che vieta l’acquisizione di territori con la forza militare. Tale norma, dunque, ha valenza giuridica per tutti, ossia per qualunque attività edilizia israeliana nelle aree che Israele non controllava tra il 1948 e il 1967. Si dimentica che quei territori erano state conquistati con l’uso della forza militare, proprio dalla Giordania, Nessuno ha memoria del fatto che tale aggressione non ha generato alcuna protesta e riconosciuto alcun diritto. Mi sarei aspettato che qualcuno avesse avuto a cuore ed avesse protestato e organizzato manifestazioni, allorquando in quei territori , nel 1948 ed anche in anni successivi, veniva posta in essere la brutale pulizia etnica delle comunità ebraiche.

Si può dunque affermare che la “Linea Verde” altro non fosse che la linea che delimitava le terre conquistate con la forza dai paesi arabi dopo l’aggressione del ’48”. Coloro che supportano l’idea che i territori controversi e Gerusalemme est, appartengono agli arabi palestinesi, non fanno altro che sostenere il “diritto” di acquisire territori con l’uso della forza militare. Il colmo che è che tali argomentazioni vengono impiegate per definire illegali le attività israeliane nei territori!

I confini così definiti, vennero acquisiti a seguito di conquiste militari, tutta l’area in argomento è rimasta sotto controllo militare arabo per 19 anni, dal 1948 al 1967; successivamente, nell’ambito più vasto della guerra dei sei giorni”, riconquistato dall’esercito israeliano, e da allora è rimasto sotto controllo israeliano per cinquant’anni. Nella Gerusalemme riconquistata i soldati con la Stella di David trovarono le loro Sinagoghe e le Chiese cristiane trasformate in stalle. Con l’amministrazione israeliana ogni luogo di culto è tornato ad essere tale, e le Moschee sono rimaste tali…

Bisogna quindi avere la forza di determinare in noi stessi una onestà intellettuale tale da non farci cadere nel tranello della cattiva informazione…la storia è storia, non si può discutere….. All’interno di questo territorio vi sono aree in cui la rivendicazione araba-palestinese ha maggior forza e altre in cui ha maggior forza la rivendicazione israeliana. Ma si tratta solo di rivendicazioni. In mancanza di un accordo concordato tra le parti, è sbagliato prestabilire o pregiudicare la sovranità su quelle aree. Di diritto e di fatto, non sono territori palestinesi più di quanto non siano israeliani.