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Tra titoli e commenti la celebrazione delle azzurre mondiali

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Sono i giorni dello sport. Il trionfo dell’agonismo. Dopo il successo dell’aggiudicazione olimpica Milano-Cortina, cresce la passione. L’Italia si scalda per l’Italia azzurra. Tutta al femminile. I cuori dei quotidiani battono e tifano. Anche se va annotato che è solo il Corriere della Sera, tra i grandi quotidiani nazionali, a mettere notizia della vittoria della nazionale che batte la Cina 2 a 0, corredata di foto, in prima pagina. Con l’aggiunta de Il Messaggero, che però è molto capitolino. Ma è un trionfo di titoli.

“Il sogno mondiale continua” sottolinea il quotidiano di via Solferino in prima pagina, mentre l’apertura di quella sportiva è: “Fenomeno Italia”. Per La Stampa è un’Italia “Senza limiti”. “Inimitabile Italia, le azzurre volano nel G8 del pallone” titola la Repubblica mentre per Il Messaggero è: “Mondiale, ItalDonne nella storia e nei quarti”. “Le donne non tradiscono” urla Libero; e per Il Fatto sono invece “Azzurre da urlo” mentre per Il Giornale “È Italia delle meraviglie”, che sottolinea: “Azzurre mai così bene dal 1991”. Insomma, il sogno e la corsa mondiale continuano.

Nel confronto con la Cina “la compagnia delle celestine porta in dote al match un tasso tecnico nettamente superiore, però le compagne cinesi sono toste, disposte a ogni sacrificio pur di imporre l’idea maoista del collettivo” rileva il quotidiano di via Solferino 28 nella sua edizione cartacea, anche se si è trattato di una “partita brutta, grondante caldo umido, nervosismo ed errori”. Tuttavia “la Cina era vicina. Novanta minuti dopo è già un ricordo annacquato dentro litri di acqua fresca per idratarsi”.

Nell’incipit dell’articolo, la Repubblica immortala due momenti: “Un gol di rapina (Giacinti). Un altro come un sasso tirato sull’acqua da lontano che rimbalza dove deve, quando deve (Galli). E dietro la muraglia: ma è quella italiana. Le azzurre sono brutte ma bellissime a Montpellier, spezzano le Rose d’acciaio della Cina con un 2-0 cinico e smanioso”. E anche Il Giornale preferisce descrivere l’andamento e il primo gol: “La partita è gradevole, il ritmo alto, all’ennesimo errore asiatico la nazionale passa: al 14′, a destra Giacinti ruba palla, cross per Bonansea, che apre per Bartoli, sgambettata dalla portiera, dopo avere rubato il tempo all’avversaria; Giacinti angola la conclusione ravvicinata e realizza la 7ª rete in azzurro”. Per poi aggiungere con orgoglio: “Non è stato l’Europeo under 21, è il mondiale femminile anche dell’Italia”.

“È il Mondiale, bellezze” attacca “il pezzo” Il Fatto Quotidiano. E le nostre donne sono nei quarti, a pieno titolo, fra le prime otto del pianeta. Brave e chirurgiche, hanno liquidato la Cina (…) squadra militaresca nello stile e nella tattica, molta legna al fuoco e rare scintille”. “Non è stato facile, e per questo è stato ancora più bello” sottolinea il giornale diretto da Travaglio, che rileva ancora: “Con l’eliminazione diretta si trasloca dal Mondiale in un altro mondo, nel senso che scompare lo spazio per gli errori e si riduce, drasticamente, la nicchia dei calcoli”. Ora è scontro, non ci sono alibi: “Avanti tutta, fra cronaca e storia. Senza paura” chiude l’articolo.

“Le azzurre continuano a stupire”, si stupisce Libero che però si compiace: “Battere la Cina è sempre bello perché «sono una superpotenza» e «dominano e domineranno sempre di più l’universo intero», figuriamoci se capita ai Mondiali di pallone. Ebbene, è capitato”. “Lo scriviamo come se fosse una cosa normale, ma normale non è: i quarti di finale sono il nostro miglior risultato di sempre (era capitato nel 1991, ma all’epoca parteciparono solo 12 nazionali) e la sensazione è che questo gruppo non abbia alcuna intenzione di andare in vacanza” scrive il giornale del duo Feltri-Senaldi.

“L’ItalDonne uguaglia se stessa e scrive un’altra pagina importante della storia del nostro calcio femminile” scrive Il Messaggero. “Si danza sulle punte. (…) Avanti azzurre ma con un salto all’indietro di ventotto anni, all’ultima volta dei quarti di finale di un Mondiale. Era il 1991”. E l’allenatrice, Milena Bertolini dichiara: “Ci siamo fate un regalo bellissimo, stiamo facendo un grande gioco e abbiamo bisogno del calore degli italiani”.

E ancora il Corriere racconta “la svolta” delle azzurre tra “linguaggio, messaggi e missione ideale” fi una confraternita. La “confraternita azzurra”, appunto. Che ”ha un linguaggio da maschiacci, tatuaggi che rimandano a messaggi misteriosi, strisciate di prato verde sui pantaloncini finalmente aggraziati, fronti imperlate di sudore, unghie sbeccate, dita fasciate, sorrisi contagiosi. Le sorelle d’Italia escono dal campo di Montpellier con i segni della battaglia addosso: con la Cina sono state botte da orbi ma i quarti di finale in un Mondiale dominato dagli Usa e da nazionali europee fortissime, un torneo in cui dovevamo già essere a casa da un pezzo, ripagano la compagnia delle celestine di qualsiasi sacrificio. È il senso della missione il cemento della spedizione in Francia. Perché a questa generazione di calciatrici italiane tocca in sorte il compito di traghettar e il calcio femminile da passatempo dilettantistico a sport con dignità”.

E restando sempre a Milano, via Solferino 28, c’è poi un Massimo Gramellini, nella sua rubrica “Il Caffè” in prima, su la “Squadra femmina” come definì l’Italia Gianni Brera e che “mai avrebbe immaginato di avere così ragione”. E “mentre saltavo sul divano dopo il gol di Aurora Galli alle cinesi, ho intuito che dentro di me stava cadendo l’ultimo fortilizio del maschio italico” scrive la brillante penna del quotidiano milanese, perché – aggiunge – “per quelli della mia generazione, il calcio rimaneva un rito di iniziazione patriarcale (…), i suoi protagonisti erano uomini (…) ma palpitare per lo stop di una calciatrice non rientrava nell’ordine delle cose”. E “perché le donne riuscissero a occupare l’ultima ridotta del nostro immaginario – l’estate nel pallone – non bastava che gli uomini la disertassero (…) dovevano apparire queste ragazze toste e gentili. Capaci di vincer e all’italiana, cioè in contropiede. Per la gioia postuma di Gianni Brera”.

Chissà se da qui può iniziare anche un piccola rivoluzione del costume e del pensiero made in Italy sulle donne.

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Fonte: sport agi


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