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Pechino stringe la morsa su Hong Kong. Gli Usa: "Campana a morto per l'autonomia"  

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La Cina prepara la controversa legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong, mentre avvia i lavori dell’Assemblea Nazionale del Popolo, il Parlamento nazionale. L’ex colonia britannica avrà un “solido” sistema legale e “meccanismi di applicazione per salvaguardare la sicurezza nazionale”, ha dichiarato il primo ministro Li Keqiang nel discorso che annualmente da’ il via alla sessione di lavoro.

La legge che la Cina si appresta a varare servirà a “prevenire, fermare e punire” ogni possibile atto di secessione e vietare “attività di forze esterne o straniere” a Hong Kong, secondo la bozza circolata oggi, e permette a Pechino di stabilire agenzie di sicurezza sul territorio.

La risoluzione sarà dibattuta in questi giorni dall’Anp, che si riunirà fino al 28 maggio. A Pechino c’è anche la leader di Hong Kong, Carrie Lam, che in una nota ha dato il proprio sostegno alla legge, annunciando che cooperera’ con Pechino per promulgarla “al più presto”.

Le manifestazioni pro-democrazia dello scorso anno nell’ex colonia britannica hanno profondamente irritato Pechino, e aperto un altro fronte nella lunga disputa con gli Stati Uniti, su cui ora potrebbero riaccendersi i riflettori: il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha definito la proposta di legge “una campana a morto” per le autonomie di cui gode Hong Kong grazie alla Basic Law, la Legge Fondamentale con cui Pechino regola il proprio rapporto con la Regione amministrativa Speciale.

Il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, ha esortato gli Usa ad uscire dal silenzio “devastante” e a chiedere al mondo di condannare la Cina. Ieri, il presidente Usa, Donald Trump, pur ammettendo di non conoscere i dettagli della legge perché “nessuno ancora li conosce”, ha anticipato una reazione “molto forte”.

Pechino, intanto, minaccia di contrattaccare all’eventuale offensiva degli Stati Uniti sulla questione dell’ex colonia britannica. Hong Kong è un affare interno della Cina, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, e nessun Paese ammetterebbe separatisti sul proprio territorio.

La settimana che ha anticipato l’avvio dei lavori del Parlamento è stata molto intensa sul piano delle polemiche con gli Stati Uniti, con al centro l’altro grande capitolo, per la Cina irrisolto: la questione di Taiwan, esclusa dalla scorsa Assemblea mondiale della Sanità, e dove si e’ insediata per il secondo mandato presidenziale Tsai Ing-wen, considerata una “separatista” da Pechino. Proprio da Taiwan e’ arrivato uno dei primi primi messaggi contro la legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong.

La Cina ha sbagliato a incolpare e i “separatisti” per l’instabilita’ nel territorio, si legge in una nota del Consiglio per le relazioni con la Cina del governo di Taipei. “Le leggi di qualsiasi societa’ civilizzata dovrebbero essere un ombrello per proteggere le persone, piuttosto che metterne in catene le libertà”.

L’ostilità tra i due lati dello Stretto è cresciuta dopo uno scambio di messaggi su Twitter tra Pompeo, e Tsai, con Pechino che si è detta pronta a “contromisure”. L’irritazione di Pechino verso Taipei traspare anche dal discorso del primo ministro cinese di oggi: la Cina incoraggera’ la “riunificazione” con Taiwan, ha detto Li Keqiang, omettendo di accompagnare al sostantivo l’aggettivo “pacifica”.

Le proteste negli Usa

Dai senatori repubblicani Ted Cruz e Mitt Romney all’ex consigliera di Obama, Susan Rice, è un coro bi-partisan quello che si è alzato negli Stati Uniti in difesa di Hong Kong e di condanna alla Cina. Sui social da ieri notte si moltiplicano i messaggi di critiche a Pechino, dopo la decisione di inasprire le leggi che prevedono l’arresto, nella regione autonoma, di chiunque venga accusato di “tradire la Cina”. Romney scrive: “Io sto con il popolo di Hong Kong nella continua ricerca di libertà e autonomia”.

Critiche alla Cina arrivano anche dal senatore Josh Hawley, tra i promotori del documento di condanna bi-partisan del Congresso e dal senatore, ed ex candidato presidenziale, Cruz secondo il quale le “nuove leggi imposte da Pechino segnano la fine dell’autonomia di Hong Kong”.

Rice, ex consigliera di Barack Obama e ambasciatrice Usa all’Onu, “La Cina sta marchiando ciò che è rimasto della democrazia di Hong Kong. E cosa ha fatto o detto finora Trump? Niente. Lascia che se ne occupi il ragazzo Mike Pompeo. Trump dimostra ancora quanto sia debole e spaventato da Pechino”

Vedi: Pechino stringe la morsa su Hong Kong. Gli Usa: "Campana a morto per l'autonomia"  
Fonte: estero agi


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