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Mikhail Sergeevich Gorbaciov è morto

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L’ ultimo leader dell’Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), nato il 2 marzo 1931 a Privol’noe / Stavropol’, nel Caucaso settentrionale, si è spento all’età di 91 anni, nel bel mezzo dell’ingiustificabile, crudele e dannoso periodo che l’umanità sta vivendo come conseguenza dell’aggressione russa alla Ucraina.

Augusto Lucchese

A darne la notizia, poco prima di mezzanotte del 30 agosto 2022, è stato lo scarno comunicato del Central Clinical Hospital of the Administrative directorate of the President of the Russian Federation “Kremlin Hospital” (Ospedale centrale della Direzione amministrativa del Presidente della Federazione Russa – “Kremlin Hospital”) ove Gorbaciov era ricoverato: “Questa sera, dopo una prolungata e grave malattia Mikhail Sergeevich Gorbaciov è morto ……, “.

L’ ultimo leader dell’Unione Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), nato il 2 marzo 1931 a Privol’noe / Stavropol’, nel Caucaso settentrionale, si è spento all’età di 91 anni, nel bel mezzo dell’ingiustificabile, crudele e dannoso periodo che l’umanità sta vivendo come conseguenza dell’aggressione russa alla Ucraina.

L’ex segretario del Partito Comunista sarà sepolto nel cimitero di Novodevichy a Mosca, nella tomba di famiglia, accanto alla moglie Raissa.

Io e Raissa abbiamo convissuto quasi 50 anni senza mai separarci ed essere di peso l’uno per l’altra. Insieme siamo stati sempre felici, ha lasciato scritto Gorbaciov nell’autobiografia A tu per tu con me stesso”, pubblicata anche in Italia nel 2013.

Gorbaciov è il quarto uomo politico che giunge a morte a distanza di poco tempo fra quelli direttamente chiamati in causa come responsabili del “disfacimento” dell’URSS, nel secondo semestre del 1991 giunto ad un punto di non ritorno e sentenziato, per l’appunto, a fine dicembre di tale anno con la messa al bando del PCUS (Partito Comunista Unione Sovietica).

A detta di altolocati personaggi della attuale “nomenklatura” russa, essi potrebbero essere annoverati, inoltre, fra coloro che hanno determinato le presunte concause di ciò che oggi sta accadendo in Ucraina.

Affermando ciò si cerca, chiaramente non in buona fede, di accreditare una distorta versione dei fatti del 1991, pur se essi rappresentano, storicamente parlando, un tuttora controverso capitolo della fine della Unione Sovietica di Lenin e Stalin.

Gorbaciov, reduce da una veloce e sicura carriera percorsa nell’’ambito dei quadri dirigenziali periferici e centrali del Partito Comunista Sovietico, fu nominato nel marzo 1985 Segretario Generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.  Aveva solo 54 anni e impersonava il più giovane dirigente del PCUS mai pervenuto a sì alto incarico.

Non è cosa facile tracciare in poche righe un quadro esaustivo della personalità, del carisma, delle vedute e delle convinzioni politiche, delle decisioni assunte (talvolta discutibili e non sempre valide o opportune), dei motivi di scontro con la componente dei comunisti “conservatori” che non accettavano la sua apertura riformatrice sia in campo politico che, principalmente, in quello economico.

Nel periodo finale della parabola di comando politico di Gorbaciov, esattamente il 12 giugno 1991, era stato eletto Presidente della Federazione russa Boris Eltsin che, tuttavia, aveva già preso la decisione di uscire dal PCUS sostenendo che era tempo di porre fine al “ruolo guida” del Partito Comunista e, in forza di tale impostazione concettuale, aveva ripetutamente e fortemente contestato la linea d’azione e i piani riformatori dello stesso Gorbaciov.

La situazione economica andava di male in peggio, i contrasti fra i gruppi di potere si inasprivano e, nell’agosto 1991 i comunisti cosiddetti “tradizionali” diedero esecuzione a tentativo di colpo di Stato bloccando Gorbaciov, per tre lunghi giorni, nella villa presidenziale di Crimea.

Impiegando alcuni reparti dell’Esercito, Boris Eltsin riuscì ad avere ragione dei golpisti e rinfacciò a Gorbaciov (liberato e rientrato a Mosca visivamente emaciato e fiaccato) di avere agevolato, con la sua non condivisa perestroika, l’inserimento di parecchi dei golpisti, irresponsabili e “pericolosi avventuristi”, nei gangli di comando delle influenti amministrazioni centrali.

Si instaurò di fatto una sorta di “doppio potere” ma chiaramente prevalse la tendenza riformista propugnata da Eltsin il quale, nella seduta parlamentare del 23 agosto, puntandogli addosso il dito in maniera a dir poco intimidatoria, impose a Gorbaciov ancora intento a svolgere il suo discorso, di firmare subito e senza tergiversazioni il documento che sanciva lo scioglimento del partito Comunista.

Partito che fu posto al bando, privandolo di ogni pregressa capillare interferenza, oltre che dei beni posseduti nei vasti territori ex URSS.

Eltsin divenne di fatto il padrone della situazione e il 25 dicembre 1991 Gorbaciov, ultimo Segretario generale del PCUS, rassegnò le proprie dimissioni.

Poche settimane prima, l’8 dicembre 1991,  i capi degli stati di Russia (Eltsin e Burbulis)Ucraina (Kravcuk e Fokin) e Bielorussia  (Suskeevic e Kebic)  avevano firmato, a Belavezskaja, il trattato che sanciva la fine dell’URSS e la definitiva scomparsa (26/12/1991) del potere del Soviet Supremo.

Gorbaciov oltre ad essere stato l’uomo della “perestroika” (ristrutturazione – riforma) e della “glasnost” (liberalizzazione, apertura, trasparenza) era stato il convinto fautore della tendenza ad un sistema di governo comunista parecchio ammorbidito rispetto al clima della “guerra fredda” di stampo kruscioviano.

Aveva preso corpo, in tal modo, una sorta di comunismo dal volto umano che in campo internazionale riscosse unanime consenso e portò alla stipula di parecchi amichevoli trattati.

Ecco alcune date che segnano le pietre miliari del suo cammino di Capo supremo dell’’URSS post-staliniana e kruscioviana:

* l’11 ottobre 1986, Gorbaciov e il Presidente USA Ronald Reagan si incontrarono a Reykjavik in Islanda per affrontare il problema di come procedere alla riduzione degli arsenali nucleari installati in Europa. Ciò condusse, nel 1987, alla firma del Trattato INFriguardante l’eliminazione delle “armi nucleari a raggio intermedio” in Europa.

* nell’’aprile 1986, dovette affrontare e gestire alla meno peggio il grave incidente alla centrale nucleare di Chernobyl (oggi Ucraina) che tanta apprensione generò in Europa e nel mondo scientifico, a prescindere dalle pesanti conseguenze in vite umane e gli irreparabili danni all’ambiente.

* nel 1988, a seguito degli “Accordi di Ginevra” ordinò il ritiro delle truppe sovietiche dall’Afghanistan, dopo una decennale inutile, tragica e dispendiosa guerra.

* nel 1989 diede il suo autorevole contributo nel porre fine pacificamente alla “Guerra fredda” principalmente con l’abbattimento dell’esecrabile “muro di Berlino” (in essere dal 1961) e permettendo (1° luglio 1991) lo scioglimento del Patto di Varsavia creato da Nikita Krusciov nel 1955 in contrapposizione alla NATO.

* nel 1989 venne insignito della Medaglia Otto Hahn per la Pace.

* il 1° dicembre 1989, si svolse lo storico incontro in Vaticano con Giovanni Paolo II, dopo il crollo del “muro di Berlino” e poco tempo prima del disfacimento dell’URSS.

* il 15 ottobre 1990 ricevette il Nobel per la pace.

* nel 1991 (31 luglio) firmò a Mosca, assieme al Presidente americano Geprge H.W. Bush, l’accordo START 1 che prevedeva la riduzione delle armi strategiche e nucleari.

Gorbaciov, in definitiva, era parecchio stimato e benvoluto all’estero ma tuttavia, nell’ambito della larga e agguerrita fascia di facinorosi “nostalgici” dello stalinismo, era considerato come il responsabile dell’umiliante fine per l’URSS dello status di “superpotenza”, oltre che degli anni di caos politico e di profonda crisi economica che ne seguirono.

I giudizi espressi sono tuttavia parecchio discordanti e variegati secondo la fonte più o meno interessata da cui provengono.

C’è chi lo rimpiange asserendo: …ci ha dato la libertà“.

La Germania, innanzi tutto, lo ringrazia per avere reso possibile la sua riunificazione.

Parecchi Stati dell’est europeo (Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia, Ucraina, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Moldavia, Bulgaria) oltre a taluni Stati caucasici, fra cui Georgia, Azerbaigian, Armenia, e altri Paesi euroasiatici, fra cui
AzerbaigianKazakistanKirghizistanTagikistan, Uzbekistan, proprio in quel periodo ottennero la propria autonoma sovranità.

 

C’è invece chi lancia unilaterali accuse, brucianti invettive, caustiche critiche.

Il membro della Duma Vitalij Milonov, triste omofobo e antisemita, insiste sulla sua già manifesta opinione: … è simbolico che Mikhail Gorbaciov sia morto nell’anno della decostruzione dell’ordine mondiale. Il tribunale della storia avrà ancora voce in capitolo sia in difesa della personalità di Gorbaciov che nella sua accusa. Ma l’eredità che ha lasciato può essere paragonata a una catastrofe che nemmeno Hitler ha inflitto al nostro Paese“.

Vladimir Putin aveva già tacciato il periodo della caduta dell’Urss come “la più grande catastrofe geopolitica” dello scorso secolo.

Aleksej Venediktov, ex direttore di Eco di Mosca, ha dichiarato: siamo tutti orfani. Ma non tutti lo hanno capito.

 

Tuttavia, a prescindere dai consueti più o meno sinceri o sentiti messaggi di cordoglio che subito si sono levati da molti discutibili pulpiti politici e istituzionali nostrani e internazionali, la più ignominiosa offesa a Gorbaciov è “made in Italy”.

Marco Rizzo, insignificante residuato del periodo storico che vide il Partito Comunista italiano all’apice del suo sviluppo ideologico come organismo rappresentativo di una considerevole massa di cittadini, s’è ignobilmente permesso di “festeggiare” la morte di Gorbaciov affermando su Twitter:“…. era dal 26 dicembre 1991 che avevo aspettato di stappare la migliore bottiglia che avevo ….

Non vale neppure la pena di commentare un simile sconcio, volgare e riprovevole comportamento.

Checché se ne voglia dire o pensare Gorbaciov, pur a fronte di taluni errori e pur nei limiti di ben noti scenari internazionali, di complicate contingenze economiche, di forti spinte revancistiche e sabotatrici, è stato un “grande” uomo politico e per merito suo la storia ha registrato parecchi incisivi e importantissimi cambiamenti.

Un valente giornalista e saggista, Fernando Mezzetti, nella biografia “Vita e mistero di Gorbaciov” edita da Rizzoli nel 1991, già scriveva: “…. proclamandosi ed essendo un autentico comunista, Gorbaciov ha perseguito, tuttavia, pur se nei suoi limiti, un socialismo diverso da quello che si è finora storicamente conosciuto. È bastato questo a metterlo in pericolo. In questa azione egli ha avuto infatti davanti come nemico non l’imperialismo, non il nemico di classe, ma il socialismo reale. Quello di casa propria.

Tuttavia, il suo pensiero più volte rivolto ad un Pianeta demilitarizzato, ai popoli affratellati nella pace e nel reciproco rispetto, alla società umana dedita alla crescita culturale e civile, allo sviluppo sostenibile della scienza, non è stato granché apprezzato.

È stato anzi disatteso e travisato e le pretese egemoniche sono tornate prepotentemente ad affiorare trascinando il Mondo verso nuovi pericoli di guerre totali che, oggi, potrebbero assumere i connotati di un irreversibile disastro planetario.