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La tragedia di Capodanno si poteva evitare?

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Un uomo, agli arresti domiciliari per accoltellamento, ottiene dal giudice di trascorrere il primo dell’anno con il figlio di 7 anni e lo uccide con una coltellata alla gola, nascondendo il corpicino nell’armadio. Poi tenta di uccidere anche la moglie separata. Urgono provvedimenti immediati da parte di Parlamento e Governo per prevenire il ripetersi di questi eccidi annunciati

di Anna La Mattina

La notizia che sto per riportare, mi lascia basita, sconcertata, senza parole. Eppure le parole dobbiamo trovarle, per narrare l’ennesimo atto di violenza, perpetrato ai danni delle donne e dei poveri piccoli innocenti, che hanno soltanto la colpa di essere nati da un rapporto “sbagliato”, da un matrimonio che non avrebbe mai dovuto essere celebrato o da una convivenza che non avrebbe mai dovuto iniziare.

La cronaca è stata narrata dai quotidiani italiani all’indomani dell’accaduto; un po’ tutti la conoscono: si tratta di un uomo di 40 anni, Davide Paitoni, residente nel Varesotto, a Gazzada Schianno, dove, sabato 1 gennaio, aveva portato il figlio, per trascorre la giornata di festa, “secondo il provvedimento del giudice”, riferiscono i Carabinieri. Daniele aveva solo sette anni e, per quello che si sa, non voleva andare quel giorno con suo padre. Sapeva che era un violento anche in famiglia e sapeva probabilmente perché era agli arresti domiciliari: a fine novembre (neanche tanto tempo fa) aveva accoltellato un collega di lavoro alla schiena.

Non contento di avere ucciso il suo bambino e di avere nascosto il corpicino esanime nell’armadio, si reca all’appuntamento con la sua ex moglie, con la scusa di consegnarle il bambino ed aggredisce anche lei, con diverse pugnalate alla schiena e al volto (le coltellate alla schiena pare siano una sua specialità, perché vi ricorre); per sua fortuna, la donna viene soccorsa dal 118, ferita gravemente e viene ricoverata in ospedale, ma non è in pericolo di vita. Gli operatori del 118 allertano i Carabinieri, i quali danno la caccia all’uomo, che nel frattempo aveva tentato la fuga in Svizzera; ma viene acciuffato e convalidato l’arresto in carcere questa volta, per omicidio.

A questo punto io mi chiedo: perché il piccolo Daniele si trovava dal padre a Capodanno dal momento che l’uomo era ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio? In molti si chiedono se la morte del bimbo di 7 anni, ucciso dal padre, poteva essere evitata. Inoltre, vi sono anche due pesanti denunce della moglie, per violenza, ragione per la quale, la donna aveva chiesto la separazione!

Allora… non se ne può più! Governo e Parlamento devono assolutamente prendere un provvedimento serio; se, giustamente, i Carabinieri non possono agire, in presenza di un provvedimento del giudice, che si regola come in una normale caso di separazione per incompatibilità di carattere, affidando il figlio minore ad un uomo agli arresti domiciliari per tentato omicidio, per accoltellamento, vuol dire che c’è un problema di mancata precisione delle legge: occorrono delle modifiche serie, che non lascino cadere nel nulla due denunce per violenza! Questo non è il primo caso. Quanti altri ne dovranno ancora accadere, perché si arrivi ad un provvedimento legislativo serio e puntuale?

Io credo che la Società Civile tutta, in particolare le associazioni per la tutela della donna e dell’infanzia, debbano muoversi e fare pressione sul governo e sul Parlamento, affinché si riuniscano non al più presto, ma subito, per far sì che questa mattanza di innocenti si fermi!

Non possiamo mostrare “sensibilità” convenienti al vento globale, che soffia dappertutto, per chiedere la tutela dei diritti di alcune categorie di cittadini: la tutela deve essere per tutti, in particolare per i soggetti deboli. E a me sembra, dai dati della cronaca, che i soggetti deboli siano soprattutto le donne e i bambini.

I dati parlano chiaro!