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Morto in esilio ‘Neil Armstrong’ del mondo arabo

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Cantano e urlano slogan i tanti attivisti che hanno preso parte ai funerali dell’astronauta Muhammed Faris. Da molti considerato il ‘Neil Armstrong del mondo arabo’, è stato il primo e unico siriano ad andare nello spazio, ma da generale maggiore, il più alto grado dei ranghi dell’esercito siriano a defezionare dopo l’inizio del conflitto. Ora e’ sepolto nella provincia di Aleppo, in un’area in mano all’opposizione siriana dove il corpo di uno degli uomini piu’ famosi della Siria è stato trasportato dalla Turchia, dove si trovava in esilio. Faris è morto a 72 anni al termine di una lunga malattia in un ospedale di Gaziantep, nel sud della Turchia, dove era stato costretto a fuggire sin dal 2012. Un vero e proprio simbolo per la Siria, Faris nacque in una famiglia poverissima, si arruolo’ nell’esercito dove ben presto, grazie a un programma di collaborazione con Mosca, si distinse come un brillante pilota dell’aeronautica sin dal 1973. La carriera militare e la perfetta conoscenza della lingua russa lo portarono a conquistare il rango di generale maggiore, fino al momento di intraprendere la via dello spazio e partire con la missione sovietica Interkosmos, lanciata nel luglio del 1987 verso la stazione spaziale Mir, fino al 2001 la più grande in orbita. Un’esperienza destinata a cambiargli la vita. “Quando vedi tutto il mondo da un finestrino capisci che non esiste un noi e un loro, si tratta solo di una distinzione politica”, disse durante la guerra civile siriana.
Anche se fu l’unico astronauta siriano è il secondo arabo: due anni prima della sua missione, infatti, il principe saudita Sultan bin Salman al Saud era partito a bordo dello Shuttle Discovery.
Tutti i siriani ricordano il messaggio che Faris lancio’ dallo spazio, in diretta tv: “Stiamo sorvolando la nostra amata Siria, mando a tutti i miei piu’ affettuosi saluti”. Accolto come un eroe, gli vennero dedicati un aeroporto, una scuola e una strada. Dopo la missione Faris cerco’ di convincere Hafez al Assad, padre del dittatore Bashar, a concedergli fondi per diffondere scienze spaziali e astronomia. Il presidente siriano gli disse di no e l’astronauta venne incaricato di istruire i piloti siriani. Fu il primo screzio con la famiglia Assad, primo di una serie di rancori che si risvegliarono nel 2011, quando in Siria scoppiò la guerra civile e l’ex astronauta, ormai in pensione, decise di scendere in piazza per protestare contro il presidente Bashar Al Assad. Le persecuzioni da parte di Damasco lo costrinsero a fuggire prima nella citta’ di Kafr Hamra, vicino ad Aleppo e nelle mani dell’opposizione, poi a Gaziantep, in Turchia. Qui Faris trascorse gli ultimi anni, continuando a partecipare alle numerose manifestazioni contro Assad. In Turchia fu consultato dal governo turco su problemi relativi la gestione dei 3,5 milioni di rifugiati siriani nel Paese ed entrò a far parte del “coordinamento nazionale siriano per la democrazia e il cambiamento”. “Il mio sogno e’ di tornare nel mio Paese, sedere nel mio giardino e guardare i bambini giocare senza paura delle bombe. Non so cosa succedera’, ma purtroppo l’intervento di Paesi stranieri ha reso tutto piu’ difficile, voglio solo un futuro migliore per la Siria”, disse l’ex astronauta in un’intervista al Guardian del 2016. Dalla Turchia, fino all’ultimo, ha ripetuto l’appello a “usare le parole, non le armi”, nella speranza di una Siria in pace. (AGI)
TUY/UBA