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I luoghi dell’anima. Arte e misteri dei labirinti nelle chiese italiane

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Al contrario di quelli antichi, come quelli romani, dal valore positivo e apotropaico, nel medioevo cristiano e ascetico i labirinti rappresentavano il mondo pieno di tentazioni e di peccati. Ogni fedele, come un pellegrino, doveva percorrere il suo tortuoso cammino esistenziale nel mondo, proprio come in un labirinto, senza lasciarsi imprigionare da esso, per poi finalmente trovare la definitiva via d’uscita, ovvero la vita eterna

di Ignazio Burgio

In molti edifici religiosi in Italia, dalla Lombardia fino alla Puglia, si trovano – o si trovavano in passato – labirinti soprattutto di epoca medievale. Sono generalmente di forma circolare, e ad un solo percorso, senza barriere e “falsi sentieri” come tutti i labirinti fino all’inizio del ‘500. I più antichi risalgono al XIII secolo e si possono trovare ad esempio all’ingresso delle chiese, come quello famoso della cattedrale di S. Martino a Lucca, scolpito sull’arcata vicino il campanile, o anche quello presente sopra l’ingresso della chiesa di S. Sinforosa a Tossicia (Teramo). Oppure ancora sul pavimento della navata, come quello – parzialmente conservato – realizzato in mosaico all’interno della basilica di San Michele Maggiore a Pavia.

Al contrario di quelli antichi, come quelli romani, dal valore positivo e apotropaico, nel medioevo cristiano e ascetico i labirinti rappresentavano il mondo pieno di tentazioni e di peccati. Ogni fedele, come un pellegrino, doveva percorrere il suo tortuoso cammino esistenziale nel mondo, proprio come in un labirinto, senza lasciarsi imprigionare da esso, per poi finalmente trovare la definitiva via d’uscita, ovvero la vita eterna.

Alcuni labirinti medievali sono andati perduti, come quello che esisteva fino al XVII secolo nella chiesa di S. Savino a Piacenza, come i due labirinti pavimentali presenti in altrettante chiese di Roma fino all’Ottocento, e come quello della chiesa di San Caprasio ad Aulla (Massa Carrara) distrutto insieme a tutto l’edificio religioso dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Al contrario si è salvato il labirinto della chiesa di San Pietro a Pontremoli (sempre in provincia di Massa Carrara) nonostante sia stata pure questa bombardata. Accanto ad esso, scolpito su di una lastra di arenaria, si notano altre figure di difficile interpretazione come un “Uroboro”, un serpente che si morde la coda, antico simbolo alchemico-esoterico.

Più enigmatico ancora tuttavia si rivela il labirinto affrescato nell’Oratorio di San Francesco ad Alatri (Frosinone). Scoperto nel 1996 sotto uno strato di intonaco, è l’unico labirinto al mondo che reca al centro l’immagine di Cristo. Accanto ad esso sono presenti anche altri simboli medievali, quali una “croce patente” (come quella dei Templari), un fiore a sei petali, o “fiore della vita”, ecc. Nonostante sia stato ben studiato dagli esperti, riguardo al labirinto di Alatri non si sa né l’epoca precisa della sua realizzazione, né quando e soprattutto perché venne occultato con uno strato di intonaco.

Tutti i labirinti citati fin qui riprendono la forma del più famoso labirinto medievale, quello ancora oggi presente sul pavimento della grande cattedrale di Chartres, in Francia. Giancarlo Pavat, uno dei massimi esperti di labirinti in Italia, ed altri suoi appassionati colleghi, hanno osservato che quasi tutti i labirinti somiglianti a quello di Chartres si trovano in località poste lungo la Via Francigena, l’antica via di comunicazione medievale che univa la Francia all’Italia. Poiché era percorsa anche da coloro che si recavano in pellegrinaggio a Roma, si è fatta strada l’ipotesi che i labirinti rappresentassero come delle “insegne” per indicare ai pellegrini la presenza di hospitales, centri religiosi dove poter trovare gratuitamente vitto, alloggio e all’occorrenza anche cure mediche. Di qui dunque anche il motivo della loro forma simile al labirinto di Chartres, in Francia appunto sinonimo di pellegrinaggio.

Altri labirinti, sempre di epoca medievale e ancora oggi esistenti, si dimostrano differenti dal tipo Chartres. È il caso di quelli circolari, ma di tipo più semplice, scolpiti uno all’esterno della chiesa di S. Leonardo in località Colli al Volturno (Isernia) che contiene al centro una croce, e l’altro nel paese di Conversano (Bari), nel chiostro del locale monastero benedettino. A Petrella Tifernina, in provincia di Campobasso, uno dei pilastri della chiesa di S. Giorgio reca inciso un labirinto medievale, curiosamente (e inspiegabilmente) di tipo gallese, ovvero per metà circolare e per metà quadrato. Anche a Bologna nella celebre chiesa di S. Petronio il pavimento in maiolica policroma realizzato nel 1487 contiene un labirinto circolare che può venir scambiato come “tipo Chartres”, ma non lo è. Infine nella cattedrale di Volterra alla fine del XIV secolo venne intagliato sul retro di un leggìo in legno un labirinto ancora visibile nel locale Museo dell’Opera del Duomo: segue in effetti lo schema di Chartres, ma la sua forma è quadrata.

La moda di realizzare labirinti nelle chiese si concluse praticamente con la fine del medioevo, anche se non completamente. Tra il 1538 e il 1584 venne infatti realizzato sul pavimento della basilica di S. Vitale a Ravenna un grande labirinto circolare che si può ammirare ancora oggi. La sua caratteristica è la presenza di tante piccole mattonelle bianche triangolari che come tante “frecce segnaletiche” si snodano dal centro fino all’uscita. Il labirinto di Ravenna riprende in sostanza il significato medievale di “mondo pieno di tentazioni” da cui il fedele è invitato a fuggire, con una vita in grazia di Dio, per non restarne prigioniero.

Dopo quasi quattro secoli di pausa nella prima metà del XX secolo altre due chiese italiane, entrambe in Lombardia, vengono adornate anch’esse con labirinti circolari. La prima è la chiesa dei santi Nazaro e Celso a Marcallo Casone, in provincia di Milano, che presenta sul sagrato un labirinto con più di un ingresso/uscita. L’altra è la chiesa di Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa, a Milano città, inaugurata nel 1932 dal famoso Cardinale Schuster: sul suo pavimento spicca un grande labirinto circolare ma con soli quattro corridoi. Nel novembre del 1994, nella chiesa di Sant’Andrea Apostolo in Antognano a Parma sono stati inaugurati ben due labirinti, uno ottagonale sul sagrato ed un altro circolare su di un cancello in ferro. Un altro labirinto ottagonale è stato realizzato nel 2001 sul piazzale antistante il santuario della Madonna dei Miracoli a Casalbordino, in provincia di Chieti.

Non è improbabile che a questi pochi esempi a cavallo tra XX e XXI secolo ne possano seguire altri in un prossimo futuro, sull’onda di un sempre più crescente interesse per i labirinti in tutte le loro forme, sia in Italia quanto soprattutto all’estero, dove è piuttosto comune trovare labirinti moderni anche all’interno delle chiese.

(Nella foto: il labirinto della cattedrale di San Martino a Lucca)