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Domani è un altro giorno, basta che sia politicamente corretto?

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di Rosanna La Malfa


Abbiamo assistito ed assistiamo in questi giorni all’abbattimento in massa di tante statue simbolo, come moto di rivolta all’omicidio di George Floyd. Sono questi atti di ribellione verso un passato intollerante e dunque atti di stima verso una nuova concezione del rispetto reciproco, che passa dalle cose, dalle idee, dalle parole, dal politicamente corretto? Rifletto con voi.

Cose. Vandalizzare o abbattere statue di statisti, esploratori, imprenditori ed anche reali, tutti con un comune denominatore: essere definiti razzistischiavisti o colonizzatori.

È così necessario? O una proposta di convivenza tra il passato ed una denuncia ferma e pacifica sarebbe stata più saggia e meno strumentalizzata? Negare il passato è così “salutare” per la memoria dei giovani che oggi, con un mondo in mano, non sanno ricercare neanche le cose più semplici? Potreste dirmi che una statua è un encomio così grande che, dedicato a queste persone, ha un valore così alto che è meglio abbatterla. Questa è una visione. Mi chiedo però se invece non sarebbe più utile, considerato che quel monumento è figlio di quei tempi, scrivere un messaggio del tipo

Accadde questo, non ricadiamoci.

Abbiamo perso l’occasione di renderlo un importante monito contro ciò che è stato e non dovrà essere mai più.

Idee. Non esistono le razze. Ne esiste solo una: quella umana.

Condivido questo messaggio che dovrebbe essere insegnato già nella scuola dell’infanzia, come messaggio educativo di pace: etico, laico e morale. Dopo questa concatenazione di eventi, finiranno alcuni di tacciare altri di buonismo? Intanto, assistiamo ad una vera e propria guerra civile e, chissà, se tutto questo ci condurrà ad un fine più alto, invece di essere, in taluni casi, un puro sfogo di pancia che accomuna gli arrabbiati cronici contro il sistema.

Parole. Un parola ferisce più di una lama, se irrispettosa e crudele.

Concordo pienamente. Non ho altro da aggiungere, se non che dovremmo aspirare tutti all’eleganza, alla gentilezza, al rispetto reciproco in ciò che diciamo e scriviamo. Sembro Capitan Ovvio, ma forse considerati certi toni che si leggono sui social e si vedono nei media tradizionali, tanto ovvio non è.

Politicamente corretto per evitare il razzismo.

Era veramente necessario cancellare “Via col vento” perché offensivo, quando lo stesso film detiene un primato che è stato fondamentale per il cinema e non solo? Il primo Oscar ad un’attrice afroamericana, la dolce Mami, Hattie McDaniel.

Per anni, le attrici afroamericane sono state relegate ad essere parodie grottesche di se stesse ad Hollywood: questo film ha aperto in qualche modo le porte ad una nuova visione.

Era veramente necessario ritirare i morettini, in Svizzera, perché ritenuti offensivi? Mi preoccuperei di più per i loro valori calorici a favore dell’obesità che per l’offesa in sé.

Procedendo con questa logica, infatti… Perché non eliminare… le “palle di Mozart”, i cioccolatini realizzati da un pasticciere austriaco alla fine del 1800, perché il nome è irrispettoso verso il grande compositore… oppure il Bounty perché ricorda l’ammutinamento… le Morositas (NB il problema era la pubblicità anni ottanta non il nome)… o la pasta “strozzapreti”… Oh no! E la birra “Moretti”?

Se il politicamente corretto per alcuni lede il libero pensiero, divenendo quasi una dittatura, di contro mi sento di affermare che non è così che si combattono gli stereotipi che sono elementi ben più gravi della vita di tutti i giorni. Ne cito solo alcuni: il siciliano mafioso, il sud nullafacente, il nord superiore, la donna casalinga per forza. Si combattono, a mio avviso, con l’insegnamento e la trasmissione della Cultura.

Di cosa? Dell’uguaglianza, della legalità, della ricerca della felicità, dell’affermazione del diritto sacrosanto di essere persone con pari dignità, dell’unicità dell’esperienza, attraverso la conseguente e forte comunicazione di valori etici universali, della meritocrazia e del rispetto reciproco.

Ma questa forse è un’altra storia e merita più spazio. Dopotutto… e lo diciamo con speranza, domani è un altro giorno.