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A Milano la matita magica di Tullio Pericoli in 150 paesaggi come "corpi che palpitano"

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AGI –  Paesaggi di semine, foreste, filari, nebbie, terre secche, fioriture, parole. Paesaggi che diventano corpi e volti, i nostri corpi e i nostri volti e quelli di Pasolini, Pavese e altri che avevano visi ampi come vedute sul mondo, quando indugiamo nelle 150 opere esposte a Palazzo Reale di Milano da domani al 13 gennaio firmate da Tullio Pericoli tra il 1977 e il 2021.

“Dipingo paesaggi per leggere le loro pagine”

A 85 anni il maestro marchigiano, milanese da mezzo secolo, si aggira tra i suoi ‘Frammenti’, così si chiama questa mostra che in effetti lascia al visitatore la facoltà di unire i puntini di un universo delicato nei confini, sfiorandoli col suo sguardo elegante e leggero.  

“Dipingo paesaggi per apprendere la loro lingua e leggere le loro pagine – dice il maestro -. Una lettura che parte sempre dalla geologia. Li dipingo anche per ricordare che non ci si può e non ci si deve liberare della memoria, per seguire una storia che strato dopo strato si snoda per tempi infiniti”.

Il paesaggio di Pericoli, scrive Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale nel catalogo Skyra che col Comune di Milano ha organizzato l’esposizione, “è come un volto sul quale il tempo scrive le sue memorie, è un corpo che palpita, ha sentimenti e un’anima che conosce le cose del mondo”.

Più di tutto colpisce la grazia con la quale Pericoli interroga i suoi paesaggi, li seduce con la sua arte e poi li lascia liberi di prendere strade indefinite o, come le chiama in una delle sue tele più evocative, ‘Combinazioni’.

Il potente ritratto di Pasolini

Reticolati di cose e sentimenti che Giuseppe Montesano spiega così sempre nel catalogo: “Pericoli ragiona per contatti e lega un albero a un cosmo, un fiore a un sasso, un occhio a un dito, una parola a un mare, un teorema a una passione”.

I paesaggi più potenti sono quelli della stanza dedicata ai ritratti di amici, colleghi, ispiratori. C’è un Pierpaolo Pasolini senza bocca e senza naso con gli occhi che quasi sventrano la tela tanto sono angoscianti, implacabili, richiedenti attenzione e amore per quello che era e che è stato, nell’interpretazione di Pericoli, per il nostro Paese.

Source: agi


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