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2.725,9 miliardi: il debito pubblico italiano batte tutti i record

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di redazione

Dalle stime della Banca d’Italia emerge il nuovo record in valore assoluto del debito pubblico italiano, segnato dalla rilevazione del mese di luglio 2021: siamo arrivati a 2.725,9 miliardi, 29,7 miliardi in più rispetto al mese precedente. Su ogni italiano, dunque, grava ora un debito di 46.001 euro, 104.071 euro a famiglia.
Nel rapporto statistico “Finanza pubblica: fabbisogno e debito”, la Banca d’Italia attribuisce la crescita del debito delle amministrazioni pubbliche all’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (36,3 miliardi in più, portando il totale a 120,8), a fronte di un avanzo di cassa della stessa pubblica amministrazione di 7,1 miliardi L’effetto degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso – si legge ancora nel documento di Bankitalia – della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione dei tassi di cambio ha fatto lievitare il livello del debito, nel solo mese di luglio, di 400 milioni di euro miliardi.
Il debito delle amministrazioni pubbliche centrali è aumentato di 30 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è calato di 0,3 miliardi; stabile il debito degli enti di previdenza.
La Banca d’Italia detiene una quota del debito pari al 23,4% (+ 0,4% rispetto al mese precedente).
Intanto, nel mese di luglio 2021 le entrate tributarie sono state pari a 48,4 miliardi, in aumento del 10,5% (4,6 miliardi) rispetto al luglio dell’anno scorso.
Nei primi sette mesi del 2021 le entrate tributarie sono state pari a 243,2 miliardi, in aumento del 13,8% (29,5 miliardi) sul corrispondente periodo del 2020. Nel migliore quadro economico di quest’anno rispetto al tragico 2020, quest’effetto è dovuto anche alla revisione delle scadenze per il versamento di alcune imposte.

Sul fronte dell’inflazione l’Istat ha rivisto al ribasso le stime relative allo scorso agosto, mese in cui l’indice generale nazionale dei prezzi al consumo (Nic), esclusi i tabacchi, registra un aumento dello 0,4% su base mensile e e del 2% su base annua (meno 0,1% rispetto alle previsioni preliminari).

Si tratta comunque del livello più alto dal 2013. A spingere in alto l’inflazione sono soprattutto i prezzi delle bollette elettriche (da +18,6% di luglio a +19,8%) e in particolare di quelli della parte non regolamentata (da +11,2% a +12,8%).
Anche il carrello della spesa torna ad aumentare; i prezzi degli alimentari, dei prodotti per la casa e per la cura della persona sono cresciuti ad agosto dello 0,6% rispetto a luglio. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 2,5% su base annua (da +1,0% di luglio); la stima preliminare era +2,6%.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e del 2,1% su base annua.

La ripresa dell’inflazione, anche se inferiore rispetto alle stime preliminari, rischia di rallentare la crescita, riducendo il potere d’acquisto delle famiglie. Se la tendenza all’aumento dei prezzi dovesse continuare si potrebbe prospettare un cambio della politica monetaria della Bce, che si rifletterebbe negativamente sugli investimenti.