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Nelle fabbriche la tensione è a mille

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“Il clima tra i lavoratori è teso ed esasperato”. Così i sindacati dei metalmeccanici descrivono la situazione nelle fabbriche, dove per chiedere maggiori tutele a fronte dell’emergenza sanitaria sono stati fatti oggi scioperi spontanei.

“Dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio Conte si è diffusa molta ansia e preoccupazione che poi è esplosa questa mattina – riferisce Samuele Lodi, segretario generale Fiom Emilia Romagna – e in alcune aziende ci sono state fermate in modo spontaneo”. Scioperi si sono verificati nella provincia di Bologna, alla Bonfiglioli e alla Toyota, nella provincia di Parma, alla Gardner Denver, nella provincia di Reggio, alla Dieci di Montecchio, dove però dopo un confronto con l’azienda, la protesta è rientrata.

“Ci sono situazioni – prosegue Lodi – in cui le aziende restano sorde, altre dove si avvia il confronto ma non si raggiungono condizioni di sicurezza. La situazione così non è gestibile”.

“In Piemonte – spiega Vittorio De Martino, alla guida della Fiom piemontese – c’è molta confusione e si sta diffondendo il panico anche perché ci sono contagi tra i lavoratori e i provvedimenti del governo non sono precisi. Hanno scioperato alla Ikk di Vercelli, alla Mtm di Cuneo, alla Trivium di asti. Alla Valeo di Cuneo dopo la minaccia di sciopero sono stati presi provvedimenti, alla Dierre di Asti i lavoratori si sono fermati e poi la situazione si è risolta. I lavoratori chiedono norme chiare da applicare in tutte aziende o la chiusura temporanea”.

Confusione e panico tra i lavoratori

“Si sta discutendo con tutte le aziende, molte hanno usate le ferie fino a lunedì, in attesa del decreto, per poi passare alla cassa integrazione”, afferma Salvatore Pafunti della Fim.

“In Lombardia – fa notare Alessandro Pagano, segretario generale Fiom regionale – i numeri della penetrazione del contagio rendono il livello di tensione più alto. Abbiamo chiesto immediati confronti sulle condizioni di lavoro per arrivare alla sospensione e alla riduzione al minimo indispensabile dei lavoratori nelle fabbriche. Non ci sono protocolli e procedure di riferimento e stiamo negoziando le condizioni”.

“In sciopero sono scesi gli operai della Iveco di Suzzara, che poi hanno trovato un accordo sulla riorganizzazione del lavoro”, spiega Pagano, “così come quelli della Whirlpool di Varese. Hanno incrociato le braccia alla Bitron di Milano e alla Belleli di Mantova. Alfa Acciai di Brescia ha invece scelto la chiusura, concordata con i lavoratori. Alla Stm Microelectronics di Agrate il confronto è in atto, così come all’Augusta mentre al gruppo Leonardo di Varese sono state trovate soluzioni”.    

“Nelle Marche a Fincantieri – sottolinea Mauro Masci coordindatore nazionale Fim Cisl –  malgrado lo sforzo fatto dall’azienda, la tensione è sempre più alta: le persone sono molto preoccupate e chiedono di fermare le attività produttive. Questo ha generato grande confusione. Oggi, dopo che un operaio è risultato positivo al Coronavirus, sono in sciopero a Muggiano di La Spezia (8 ore) e a Marghera (2 ore), domani sciopereranno a Palermo (8 ore) e ad Ancona (8 ore)”. 

ArcelorMittal non vuole lo stop

“In Puglia – dichiara Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl – è in corso a Taranto la trattativa tra Rsu e ArcelorMittal perchè l’azienda sta facendo muro di fronte alla richiesta di rallentare la produzione. General Electric, invece, ha fatto subito un accordo per sospendere l’attività per qualche giorno. A Leonardo di Grottaglie i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione per trovare soluzioni condivise.”

Ieri Fim, Fiom e Uilm hanno fatto un comunicato unitario per chiedere di fermare temporaneamente le produzioni e mettere in sicurezza i lavoratori; nelle aziende che non rispettano le prescrizioni si sono detti pronti a “mettere in campo tutte le iniziative necessarie per salvaguardare la salute dei lavoratori”. Oggi sono tornate a chiedere la chiusura delle fabbriche fino al 22 marzo al fine di sanificare gli impianti e mettere in sicurezza i lavoratori.

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Fonte: economia agi


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