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Mini concerto al Quirinale, i cantanti dedicano ‘Volare’ a Mattarella

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Il Capo dello Stato ha ricevuto artisti e operatori della musica italiana per i 75 anni dell’AFI

AGI – Tutti in piedi per cantare ‘Volare’ a Sergio Mattarella. Il Presidente, con la mano sul cuore e un grande sorriso, i musicisti italiani in circolo intorno a lui, dai Cugini di Campagna ai Matia Bazar, da Mario Lavezzi a Mal, da Edoardo Vianello ai Neri per caso fino ai Jalisse, nelle solitamente austere sale del Quirinale, intonano il brano italiano forse più famoso nel mondo.

E presto il cerimoniale dell’incontro tra il capo dello Stato e l’Associazione fonografici italiani viene travolto dalla passione per la musica: Vianello improvvisa ‘Siamo i Watussi’, i Cugini di Campagna una versione di ‘Non lasciarmi solo’ dedicata al Presidente.

E poi tanti selfie e abbracci di alcune delle voci più note della musica italiana al capo dello Stato che sorride, si informa, ricorda alcuni brani. A rappresentare i musicisti e tutti gli operatori del settore oltre al presidente di Afi, Sergio Cerruti, il maestro Beppe Vessicchio.

Mattarella ricorda che l’Afi è nata 75 anni fa come la Costituzione, una coincidenza forse casuale ma non senza significato: “La Costituzione regola le nostre istituzioni. Ma soprattutto, con i valori che esprime, orienta il nostro Paese e da’ senso alla vita sociale del nostro Paese. In questo la collaborazione dell’arte, della musica è davvero di fondamentale importanza nel dare senso alla vita sociale”.

“Perchè le emozioni che suscita, i sentimenti positivi che induce ad avere e a nutrire – spiega -, sono un contributo decisivo per la vita del nostro Paese, orientandolo secondo i valori della Costituzione. Quelli di convivenza serena, di solidarietà, di vicinanza reciproca, di impegno comune”.

E la musica, ci tiene a sottolineare il capo dello Stato, “non tollera confini. Come si fa a frenare la musica alla frontiera?”. Cultura e musica mandano “un messaggio che unifica”, un vero e proprio “antidoto” e “in questo periodo in cui la dissennatezza delle tensioni internazionali ci pone di fronte a guerre, ad aggressioni, a orribili atti di terrorismo, a spirali di violenza, questo messaggio è particolarmente prezioso”.

“Ognuno di noi nella sua vita – per quanto riguarda la mia, intensamente – ha, nella musica, un punto di riferimento di cui non può fare a meno” rivela Mattarella, che ha più volte raccontato di essere un fan della grande Mina. Il presidente ammette, per la sua età, di ricordare “i solchi in vinile, i 78 giri, con una canzone soltanto per lato; e poi i preziosi 45 giri. E poi il traguardo, che sembrava definitivo, dei 33 giri, con tante canzoni su entrambi i lati, che riempivano una serata”.

La lezione è che “cambiano i mezzi, ma non cambia la musica”, dunque “mai aver timore delle innovazioni, delle novità. Ma quello che rimane è il complesso dei valori. E la musica è tra questi valori fondamentali”.

Poi la musica prende il posto dei discorsi: il jazzista Andrea Rea si siede al piano, il sassofonista Stefano Di Battista guida la performance. Prima un medley con canzoni di due tra i più grandi compositori del Novecento, Ennio Moricone e Nino Rota, con gli ospiti che ascoltano composti.

Poi parte ‘Volare, oh oh, cantare, oh oh’, che scompiglia l’etichetta un po’ ingessata dei tradizionali incontri al Quirinale: tutti si alzano in piedi intonando le note di Domenico Modugno, la versione swing della strofa ‘nel blu dipinto di blu’ fa battere le mani a tutta la platea. Edoardo Vianello si lancia in una strofa dei ‘Watussi’.

E i Cugini di Campagna, tenendo per mano il Presidente, gli dedicano ‘Non lasciarmi solo’. Ivano Michetti traduce per tutti: “Non ci lasci mai, presidente”. Le note sfumano, qualcuno continua a intonare tra sè e sè un motivetto. “Il vostro è uno dei lavori più belli”, li ringrazia Mattarella.

di Barbara Tedaldi – fonte: AGI