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Migranti: inchiesta Wp, lasciati nel deserto con sostegno Ue

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Decine di migliaia di migranti detenuti in zone remote dell’Africa e poi abbandonati nel deserto, con il sostegno e il finanziamento dell’Unione Europea. E’ l’accusa che emerge da un’inchiesta condotta dal Washington Post insieme al gruppo giornalistico indipendente Lighthouse Reports e altri media, durata un anno, e che chiama in causa l’Unione Europea per le operazioni sottotraccia avviate da anni per gestire il flusso dei migranti diretti verso il Mediterraneo. Secondo il quotidiano americano, l’Europa ha inviato fondi utilizzati per addestrare personale coinvolto in abusi dei diritti umani. I migranti sono stati spinti nelle zone più inospitali del Nord Africa, abbandonati e lasciati senza cibo e acqua, in alcuni casi sequestrati, sottoposti a estorsioni, torture, violenze sessuali e, nel peggiore dei casi, condotti alla morte. Le forze di sicurezza spagnole in Mauritania hanno fotografato e controllato liste di migranti prima che venissero condotti in Mali contro la propria volontà e lasciati a vagare per giorni in zone occupate da violenti gruppi islamisti. In Mauritania, Marocco e Tunisia, sempre secondo il Washington Post, veicoli forniti dai Paesi europei alle forze locali di sicurezza sono stati utilizzati per togliere i migranti dalle strade e trasportarli in centri di detenzione. Le autorità europee erano a conoscenza degli abusi fin dal 2019 ed erano state messe sotto la lente dell’Alto commissario Onu per i rifugiati e da Frontex, l’agenzia dell’Unione europea che si occupa del controllo delle frontiere. La Ue ha dato più di 400 milioni di euro a Tunisia, Marocco e Mauritania tra il 2015 e il 2021, attraverso l’Emergency Trust Fund for Africa, un’iniziativa nata per favorire lo sviluppo della crescita locale e affrontare l’emergenza dell’immigrazione. L’anno scorso altri 105 milioni sono stati dati alla Tunisia, mentre altri 210 milioni sono stati stanziati a favore della Mauritania. Il reportage si fonda su video, testimonianze di cinquanta migranti che sono stati abbandonati nel deserto, oltre a rappresentanti dell’Unione Europea e dei Paesi del Nord Africa. Le autorità di Tunisia, Marocco e Mauritania hanno respinto le accuse, e sostenuto che i diritti dei migranti sono stati rispettati. “Il fatto – ha commentato Marie-Laure Basilien-Gainche, esperta legale dei diritti civili all’università di Lione – è che i Paesi europei non vogliono essere quelli che si sporcano le mani. Non vogliono essere considerati responsabili per la violazione dei diritti umani. Così affidano queste violazioni a Stati terzi. Ma penso, davvero, che in base alla legge internazionale, siano responsabili”. “Devi rendere difficile la vita” dei migranti, ha detto un contractor che ha lavorato a progetti finanziati con fondi europei. “Devi complicare loro la vita – ha aggiunto, parlando in condizione di non essere citato – se un migrante dalla Guinea arriva in Marocco e tu lo porti nel Sahara due volte, la terza volta ti chiede di potersene tornare a casa di sua spontanea volontà”. Nella capitale del Marocco, Rabat, giornalisti hanno visto forze ausiliari che hanno ricevuto fondi europei avviare retate per strada e caricare i migranti in furgoni. Per portarli dove? “Quando vedono un nero, entrano in azione”, ha raccontato Lamine, 25 anni, arrivato dalla Nuova Guinea, che ha detto di essere stato ripetutamente arrestato e picchiato a Rabat e poi scaricato in una zona remota dalle forze marocchine, nonostante avesse un documento dell’Unhcr che gli riconosceva lo status di rifugiato. In un comunicato, il ministro degli Interni del Marocco ha respinto le accuse, definendole “senza base” e spiegato che i migranti sono stati trasferiti per proteggerli dalle “organizzazioni dei trafficanti” di essere umani. (AGI)
NWY/TIG