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L'Europa si divide sul Recovery Fund: rinvio a giugno 

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Intesa di massima sui primi tre pilastri della risposta europea alla crisi economica legata alla pandemia di coronavirus e fumata nera sul Recovery Fund. Al Consiglio europeo dei capi di stato e di governo di domani, i leader Ue dovrebbero dare il via libera politico al pacchetto varato dall’Eurogruppo di due settimane fa, che comprende le linee di credito del Mes senza condizionalità per le spese legate alla sanità, il fondo SURE contro la disoccupazione e i prestiti garantiti dalla Bei. Ma sul fondo per la ripresa che dovrebbe finanziarsi con titoli di debito comune, le posizioni restano molto distanti e l’accordo è lontano.

Tanto che i leader non si impegneranno nemmeno in conclusioni comuni alla fine del Vertice, ma a un documento che sarà redatto dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. I 27 attendono che la Commissione europea metta sul tavolo la sua proposta il 29 aprile: sulla base del piano presentato da Ursula von der Leyen ripartirà il negoziato che farà slittare i tempi almeno fino al prossimo vertice europeo di giugno.

Le divisioni sul Recovery Fund e la frattura che continua a dividere il fronte sud dell’Europa, Italia e Spagna in testa, dai ‘rigoristi’ del nord, resta principalmente quella della mutualizzazione del debito. “I Paesi del Sud hanno l’impressione che alcuni Stati oggi più forti dal punto di vista economico, useranno questa crisi per esserlo ancora di più. E quelli del Nord pensano che i loro vicini del Sud trarranno vantaggio dalla pandemia per lasciare loro il peso del debito del passato”, riassume un alto funzionario europeo sottolineando appunto che proprio “la mutualizzazione del debito rimane controversa e non c’è consenso al momento”.

Ma un nodo importante è anche quello delle dimensioni del fondo stesso (si parla di una cifra tra i 1000 e i 1.500 miliardi, ma le stesse fonti Ue hanno precisato che non si parla di cifre finché non saranno messi a punto lo scopo e la dimensione dello strumento).

Il Fondo dovrebbe essere legato al bilancio pluriennale della Ue per il 2021-27 e il negoziato sul recovery Fund andrà in parallelo alle discussioni sul bilancio. La stessa fonte precisa comunque che “malgrado la pressione l’atmosfera è costruttiva”, il dibattito “è complicato ma le cose vanno nella buona direzione”.

I 27 aspettano quindi la proposta della Commissione: l’esecutivo di von der Leyen dovrà presentare un piano per collegare il Fondo per la ripresa al bilancio Ue 2021-27. Ma anche su questo punto le divergenze restano e un tentativo di accordo sul bilancio pluriennale era fallito a fine febbraio, poco prima dell’esplosione della pandemia. Lo stesso funzionario Ue ha precisato che sull’entità del bilancio “non c’è da attendersi una grande rivoluzione, senza una decisione sostanziale sulle risorse proprie i numeri dovrebbero essere vicini a quelli di febbraio”, quando appunto un accordo a 27 non si è trovato e la Ue si era divisa.

Tuttavia, non c’è intesa nemmeno sulla dimensione del Fondo. Si ipotizza una ‘potenza di fuoco’ tra i 1000 e i 1500 miliardi di euro, ma una certezza ancora non c’è. “Abbiamo visto molte cifre e ordini di grandezza non comparabili, la discussione non è ancora sulle cifre, ma a cosa serviranno i soldi, a quali settori saranno destinati e a chi – aggiunge il funzionario Ue – solo dopo questa discussione si deciderà il montante. Bisogna capire a cosa serve prima di dire quanto costa”.

Altro ostacolo sulla strada di un accordo in tempi rapidi (come chiede l’Italia e come ribadito anche ieri dallo stesso Michel nella lettera ai leader) è legata al modo in cui saranno erogate le risorse: il fronte del nord sostiene la linea dei prestiti rimborsabili, quello del sud chiede che siano erogati sottoforma di contributi a fondo perduto. La discussione sarà lunga e le trattative andranno avanti almeno fino a giugno.

Vedi: L'Europa si divide sul Recovery Fund: rinvio a giugno 
Fonte: estero agi


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