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 Le due mozioni di sfiducia al ministro Bonafede

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Due mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede. è questa la partita che si giocherà domani al Senato, con Italia viva a fare la parte del leone, visto che, con 17 eletti, puo’ diventare l’ago della bilancia, nella decisione che dividerà sostenitori e detrattori del Guardasigilli. Agli atti parlamentari ancora non c’è nulla, saranno, infatti, le comunicazioni della presidenza di palazzo Madama, a formalizzare oggi in Aula la decisione assunta dalla capigruppo di calendarizzare la discussione. Due le chiame per votare le distinte proposte presentate, da una parte dalla Lega, e dall’altra da ‘Più Europa’ e da ‘Azione’ di Carlo Calenda, sottoscritta da più di 30 senatori di Forza Italia.

Questi i testi delle due mozioni:

MOZIONE BONINO

Bonafede ha manomesso i principi del giusto processo: Il Guardasigilli “si è reso promotore e responsabile di una costante manomissione dell’imparzialità della giustizia, dei diritti dei cittadini e dei principi del giusto processo; la sua azione contro i fondamentali princìpi della civiltà giuridica ha trovato molteplici manifestazioni: dalla violazione del principio di ragionevole durata del processo, allo svilimento delle impugnazioni; dalla negazione costante del fine rieducativo della pena, alla abrogazione di fatto della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, fino all’incapacità di individuare soluzioni di tutela e valorizzazione della magistratura onoraria il cui ruolo è preziosissimo per il sistema giustizia;

Bonafede non ha rispettato impegni riforma: “il Ministro si è rivelato altresi’ inadempiente sugli impegni di riforma assunti: su tutti, dopo più di un anno di annunci, non ha ancora proposto per la calendarizzazione in Parlamento il disegno di legge di riforma del processo penale, che avrebbe dovuto precedere – anche a detta del Guardasigilli stesso – la mai troppo criticata, per metodo e sostanza, soppressione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio;

Intercettazioni e processo inquisitorio: “la riforma sulle intercettazioni presentata per decreto da questo governo, anzichè porre un invalicabile argine alla diffusione dei dialoghi al di fuori del contesto processuale, è stata finalizzata a ampliare l’utilizzo di mezzi di ricerca della prova altamente invasivi, quali il captatore informatico, consentendone l’utilizzo indiscriminato oltre i confini del procedimento per cui vengono autorizzati, con cio’ comprimendo in modo violento principi costituzionali rilevantissimi; è responsabilità del Ministro aver predisposto una ragnatela di norme per favorire il processo inquisitorio e la gogna mediatica rispetto al processo celebrato nel contraddittorio delle parti e nelle aule di tribunali e l’aver introdotto il processo penale da remoto – ridimensionato solo dopo avere scatenato critiche durissime – in spregio ai principi di concentrazione, oralità e immediatezza che caratterizzano il processo accusatorio”; CSM: “a cio’ si aggiunga che, mentre il Ministro Bonafede, incapace di vigilare sulla trasparenza delle nomine, annunciava – ma non presentava – una riforma del sistema elettorale del Csm per sottrarlo allo strapotere delle correnti il suo stesso ministero è divenuto oggetto di scontri e polemiche legate all’influenza delle correnti della magistratura associata nelle nomine di magistrati fuori ruolo, che hanno portato alle dimissioni del suo capo di Gabinetto”

Carceri, degrado e vulnus carta: “le polemiche sulle scarcerazioni dei detenuti più vulnerabili all’infezione del Covid-19 impongono di aprire una discussione vera, non viziata da tanta dimostrata incapacità gestionale, sullo stato delle carceri, sulle condizioni di detenzione e sull’impossibilità di garantire, all’interno degli istituti di pena, gli stessi standard di igiene e sicurezza previsti e imposti nelle altre strutture pubbliche, la responsabilità del Ministro della Giustizia e del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria è di avere gestito questo delicatissimo problema con la sufficienza e la negligenza derivante da un’idea puramente afflittiva della pena e con un assoluto difetto di progettualità, evidente anche nei settori dell’edilizia carceraria e giudiziaria; le misure adottate a seguito della pandemia non hanno potuto rimediare a una situazione di degrado consolidata; da ultimo, dopo le polemiche seguite alla scarcerazione di alcuni imputati e condannati per reati di criminalità organizzata e mafiosa, la reazione dell’esecutivo è stata confusa e contraddittoria, fino a giungere all’adozione, con decreto legge, di un provvedimento che ha imposto la revisione, con effetto retroattivo, delle decisioni precedentemente adottate dei giudici di sorveglianza, con un vulnus esplicito e dichiarato al principio della divisione dei poteri”. 

Sfiducia: ecco perchè, “visto l’articolo 94 della Costituzione”, che recita: ‘il governo deve avere la fiducia delle due Camerè e il regolamento del Senato della Repubblica, si impegna Bonafede “a rassegnare immediatamente le proprie dimissioni”.

MOZIONE LEGA

Il caso Di Matteo e le scarcerazioni dei boss: La “nomina” a capo del Dipartimento Affari penitenziari del magistrato Francesco Basentini, “che non poteva vantare specifiche competenze ordinamentali in materia penitenziaria e antimafia”, e che si è dimesso dopo le polemiche sulle scarcerazioni dei boss causa Covid -19 “è stata una scelta del ministro Bonafede, di cui il Guardasigilli deve assumersi tutte le responsabilità”, si legge nel testo che ricorda la mancata nomina di Nino Di Mattteo, cosi’ come riferita dai media. ” I primi di marzo sono scoppiate violentissime e apparentemente coordinate rivolte negli istituti penitenziari italiani”, secondo le ricostruzioni di chi ha indagato le rivolte erano “finalizzate ad alimentare la discussione su indulti, amnistie e provvedimenti che avrebbero potuto alleggerire il carcere anche per gli uomini della criminalita organizzata; il ministro Bonafede, viceversa, inizia ad avanzare ipotesi di interventi normativi volti incredibilmente ad accogliere le richieste dei rivoltosi”

Carceri e contagio Covid-19, nesso falso: Bonafede ha iniziato “soprattutto ad accettare il principio, indimostrato e scientificamente falso, del nesso di causalità fra detenzione in carcere e contagio”. In seguito “al clamore sollevato dalla scarcerazione di numerosi boss mafiosi dal 41 bis, il Dipartimento ha negato, in un comunicato, di aver diramato la circolare con l’obiettivo di scarcerare anche i detenuti più pericolosi, ma di aver chiesto solo un monitoraggio; tale giustificazione è smentita dal testo stesso della circolare che, nei fatti, scaricava sulla magistratura di sorveglianza la responsabilità, imponendo in sostanza la scarcerazione di condannati, tra cui anche quelli incarcerati per mafia; anche questa situazione appare tuttora degna di urgenti approfondimenti, a fronte del fatto che il ministro non ha reso alcuna spiegazione plausibile, nè si è assunto alcuna responsabilità, pur tentando goffamente di trovare una via d’uscita, senza riuscirvi”.

Nessun piano contro rivolte carceri e no tutela agenti: “da parte del vertice del DAP, a fronte dell’emergenza sanitaria nazionale, non è stata messa a punto alcuna strategia per evitare prevedibili e già noti disordini e rivolte negli istituti penitenziari, che hanno coinvolto seimila detenuti (di cui quattordici deceduti per overdose), una quarantina di agenti feriti, oltre trenta milioni di euro di danni alle strutture carcerarie con interi reparti devastati, oltre ad un’allarmante evasione di massa (settantadue evasi);non sono state predisposte, all’interno degli Istituti, adeguate misure di prevenzione sanitaria e anti-contagio Covid-19 a tutela di detenuti, operatori e visitatori; non sono stati dotati di presidi sanitari adeguati, donne, uomini e operatori degli Istituti penitenziari mettendoli tutti a grave rischio della loro salute; l’inadeguatezza della gestione di questi eventi fa parte di un quadro generale di carenze e insufficienze del sistema che non potevano essere sconosciute al Ministro”

Prescrizione e intercettazioni: durante il governo Conte due “il ministro Bonafede si è contraddistinto per una molteplice serie di provvedimenti ispirati dalla teoria che chiunque è colpevole per il solo fatto di essere indagato; tra questi provvedimenti, si segnala quello del blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado che ha dilatato i tempi del processo rendendo i cittadini ostaggi a vita della giustizia, e soprattutto ha oggettivamente creato i presupposti per l’ulteriore dilatazione della durata dei processi, per i quali l’Italia ha già un triste primato inaccettabile per chi aspira a un giudizio in tempi ragionevoli”. Su questo fronte “durante la fase del primo governo Conte, la Lega, allora in maggioranza, aveva ottenuto il differimento al completamento di una riforma complessiva della giustizia, promessa dal ministro Bonafede ma mai attuata”, tale “impegno assunto dallo stesso ministro del M5s è stato tradito”. Tra i provvedimenti “fortemente sostenuti dal ministro Bonafede, come quello sugli ‘ascolti’ “ci si è avvalsi ancora una volta della decretazione d’urgenza per modificare il codice penale, in una materia che invece obbligherebbe il legislatore a una riflessione ponderata e frutto di una sinergia con i tecnici del diritto, che solo un disegno di iniziativa parlamentare puo’ assicurare, considerato anche che il citato decreto introduce l’utilizzo del trojan nelle intercettazioni ambientali per delitti assai più ampi di quelli connessi alla criminalità organizzata”.

Vedi:  Le due mozioni di sfiducia al ministro Bonafede
Fonte: politica agi


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