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La Sea Watch resta in stato di fermo: "Germania responsabile"

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AGI – Resta ormeggiata a Porto Empedocle la “Sea Watch 3”, la nave ong battente bandiera tedesca da ieri in fermo amministrativo a seguito della rilevazione, da parte della Guardia costiera, di irregolarità per alcune delle quali sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera. E’ quest’ultimo, infatti, sottolinea ancora la Guardia costiera italiana, “che detiene la responsabilità della conformità della nave rispetto alle Convenzioni internazionali e alla legislazione nazionale applicabile”. L’ispezione era finalizzata a verificare il rispetto delle norme in materia di sicurezza della navigazione, protezione dell’ambiente e tutela del personale navigante.

L’unità è attraccata nei giorni scorsi dopo il periodo di quarantena successivo al trasferimento su nave “Moby Zazà” dei migranti presenti a bordo. L’ispezione, viene spiegato, ha evidenziato diverse irregolarità di natura tecnica e operativa tali da compromettere non solo la sicurezza dell’unità e dell’equipaggio, ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza ai migranti svolto dalla “Sea Watch 3” cosi’ come alcune violazioni alle normative a tutela dell’ambiente marino. 

 L’attività ispettiva, sottolineano dalla Capitaneria di porto, viene svolta nell’ambito dei consueti controlli di sicurezza, tutela degli equipaggi e protezione dell’ambiente marino demandati alla Guardia costiera sulle unità navali di bandiera straniera, che arrivano nei porti nazionali. I provvedimenti di fermo nel corso del tempo, del resto, hanno riguardato diverse navi delle ong: il 26 giugno, a esempio, dopo oltre un mese dal provvedimento, è stata ‘liberata’ la “Aita Mari” della ong spagnola Salvamento maritimo humanitario: aveva lasciato il porto di Palermo per quello spagnolo di Passaia. Stessa procedura per “Alan Kurdi”, della ong tedesca Sea-Eye, partita anch’essa per la Spagna per i lavori di adeguamento. Intanto, restano accesi i fari sulla “Moby Zazà”: lo scorso 6 luglio i 169 migranti soccorsi dalla Sea Watch, dopo il periodo di quarantena, avevano lasciato la nave per essere trasferiti in altre strutture, sulla terraferma. Al loro posto il giorno dopo sono arrivati i 180 salvati in acque internazionali dalla “Ocean Viking” di Sos Meditettanee, al termine degli esiti dei tamponi tutti negativi.

Restano confinati al ponte 7, la ‘zona rossa galleggiante’, i circa trenta positivi. Un tema, questo della nave quarantena, che continua a suscitare polemiche sul fronte politico. Ad alimentarle anche il sindaco di Porto Empedocle, Ida Carmina, che non vede di buon occhio la sagoma della “Moby Zazà”, ‘stagliata’ sull’orizzonte della sua città: parla di “gravissimo danno d’immagine alla comunità, con forti ripercussioni economiche. Noi siamo a zero casi di coronavirus, tuttavia siamo nell’occhio dell’attenzione internazionale”. E sollecita una forma di “indennizzo e risarcimento per gli operatori commerciali e turistici”.

Vedi: La Sea Watch resta in stato di fermo: "Germania responsabile"
Fonte: cronaca agi


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