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La salute mentale, primo passo per raggiungere il benessere psicobiologico

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Si sta evolvendo l’idea che molti hanno della psicologia e della salute mentale, poiché lentamente ci si sta rendendo conto di quanto questi aspetti siano fondamentali per il benessere quotidiano e la qualità della vita

di Angela Medda

Negli ultimi anni è aumentata la sensibilizzazione verso la salute mentale, argomento tabù poiché storicamente e antropologicamente associato alla cosiddetta ‘pazzia’. A seguito delle varie vicende accadute negli ultimi anni, come il cambiamento climatico, il Covid-19 o la guerra in Ucraina (vicende di grande impatto emotivo, sociale o economico che si sono susseguite l’una dopo l’altra, e che hanno cambiato il modo di vedere e di vivere la quotidianità), ci si è domandati come si poteva raggiungere un equilibro che potesse sostituire la normalità ormai perduta. E per questo, il concetto di salute mentale ha acquisito una notevole importanza sotto vari punti di vista.
Ma per capire bene di cosa si tratta è necessario fare un passo indietro e analizzare il termine in questione. Tale concetto di matrice psicologica, viene definito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della sanità) come “uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità”. Si tratta quindi di un elemento costitutivo e fondamentale della quotidianità dell’individuo nello specifico, e della società in generale, grazie al suo forte impatto su molteplici fronti.
A partire dal 2013, l’OMS ha avviato un piano d’azione globale nel quale si espongono degli indicatori chiave da utilizzare per valutare tre elementi costitutivi di questo fenomeno, che corrispondono ai livelli di applicazione, i progressi compiuti e l’impatto sociale. Queste informazioni necessarie riguardano la portata del problema e l’estensione di politiche d’intervento o di servizi, fino ai dati sull’esito sanitario, la qualità della vita e gli
aspetti socio-economici. Tutto questo viene diviso e valutato in base a due categorie, ovvero quella medica e quella psicologica.
Nel 2020, con la crisi mondiale susseguente al Covid-19 si è stati portati a focalizzarsi, quasi inconsciamente, sull’aspetto psicologico della propria realtà, mutata in maniera significativa e in certi casi scioccante, poiché caratterizzata da un elemento fondamentale della comunità: la socializzazione. Fin da quando si sono creati i primi gruppi di individui, la socializzazione è stata un processo basilare di interazione, garante della cooperazione, dei rapporti e del mantenimento della specie: venendo meno (e senza possibilità di
soluzione) le persone hanno perso una parte che era intrinseca (e sottovalutata) in ciascun individuo. La soluzione è stata trovata tramite l’interagire con i social media, facendo dirette sul web o cantando dai balconi, questo per permettere ad una buona parte di cittadini di poter avere a che fare l’uno con l’altro, per sentirsi meno soli e per trovare conforto nel condividere le paure e preoccupazioni del periodo. Ma ciò non è bastato: i ragazzi si sono dovuti rapportare con la DAD (didattica a distanza), anziché con individui coetanei con i quali scambiare le solite chiacchiere; la categoria dei lavoratori si è divisa tra chi un lavoro poteva continuare a svolgerlo dal computer, e chi invece si è
ritrovato senza (creando un’ulteriore situazione di crisi non solo sociale ma anche economica). Gli anziani non hanno potuto ricevere le visite di nessuno, poiché categorie da proteggere, ma che si sono trovati in uno stato di profonda solitudine e tristezza, fomentato dal fatto che la maggior parte di essi non possiede neanche gli strumenti per poter avere il minimo contatto, poiché abituati ai rapporti ‘reali’ e di persona.
Tale situazione ha creato uno stato di paura generale, non solo sul fronte sanitario e nella lotta al Covid-19, ma anche perché si è trattato di un terreno poco esplorato, e questo ha trasmesso incertezze e poca sicurezza, sfociate in isteria di massa. Tutti questi fattori estremamente negativi hanno avuto un impatto altrettanto ostile nei riguardi della salute mentale: riprendendo il concetto dell’OMS citato precedentemente, è appurato che tutto ciò che la garantisce è venuto meno, arrivando anche ad identificare una sindrome
chiamata ‘Long-Covid’.
L’estremo disagio creato, la paura, la solitudine e in certi casi la successiva depressione, hanno spinto le persone ad attivarsi per migliorare il proprio stato di salute mentale, ponendo un’importanza maggiore su ciò che, fino a pochi mesi prima, veniva quasi snobbato, attribuito ai ‘pazzi’ o solo per le persone facoltose: un servizio di nicchia.
Il Governo Italiano, analizzata la portata del problema e a seguito delle grosse richieste da parte dei cittadini, si è attivato per avviare il cosiddetto “bonus psicologo 2022”, che consiste in un contributo massimo di €600 per l’assistenza psicologica, riconosciuto su una serie di requisiti a partire dall’ISEE. Tale aiuto è fondamentale per le persone che non avrebbero la possibilità di accedere a questi servizi; tanti però hanno sottolineato come in realtà sarebbe utile avere uno ‘psicologo di base’ da affiancare al medico di famiglia, in modo che tutti indistintamente possano usufruire di questi aiuti.
Di questo passo, si evolverà l’idea che molti hanno della psicologia e della salute mentale, poiché lentamente ci si sta rendendo conto di quanto questi aspetti siano fondamentali per il benessere quotidiano e la qualità della vita.