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La ripartizione delle risorse per il Sud nel Pnrr

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di Antonino Gulisano

Il Pnrr, Piano nazionale di ripresa e resilienza, è il documento elaborato dal governo italiano per pianificare la spesa e la gestione dei fondi del programma europeo Next Generation Eu. Il Pnrr è suddiviso in sei settori d’intervento, definiti “missioni”. Vediamo di seguito, nel particolare, quale parte dei fondi è destinata alle regioni meridionali, e per quali progetti, in ciascuna delle sei missioni, secondo i dati Ministero per il sud e la coesione territoriale.

Missione 1

– La missione 1 mira alla digitalizzazione della PA e del sistema produttivo. Il Mezzogiorno è caratterizzato da un maggiore ritardo nello sviluppo del digitale, come indicano le performance dell’indice DESI a livello regionale. Particolare attenzione è posta alle infrastrutture digitali, con il 45 per cento delle risorse per la connettività a banda ultra-larga destinate alle regioni del Mezzogiorno.

Missione 2

– La missione 2, relativa alla transizione verde, interviene per:

Colmare il divario territoriale nella gestione dei rifiuti, con circa il 60 per cento dei progetti destinati a comuni localizzati nel Centro-Sud (che sono interessati da diverse procedure di infrazione comunitaria);

Ridurre la dispersione delle risorse idriche, che al Sud è pari al 51 per cento contro la media nazionale, già elevatissima, del 41 per cento;

Destinare progetti per la diffusione dell’energia rinnovabile e il trasporto sostenibile (ad esempio, i progetti di conversione verso l’idrogeno delle linee ferroviarie saranno maggiormente concentrati nelle regioni meridionali).

Missione 3

– La missione 3 prevede per il Sud l’estensione dell’Alta Velocità, il rafforzamento delle reti ferroviarie regionali e miglioramenti dell’accessibilità alle linee e delle stazioni ferroviarie. Ad oggi, nelle regioni meridionali si trovano meno treni in circolazione e più lenti, nonché il maggior numero di linee a binario unico e non elettrificate. Gli interventi permetteranno dunque di migliorare la mobilità dei cittadini e la connessione del Sud al resto del Paese, rendendolo più attrattivo per investimenti e turismo.

Missione 4

– La missione 4 vuole attenuare alcune delle criticità nell’ambito dell’istruzione:

La disponibilità di posti negli asili nido e nelle scuole per l’infanzia, particolarmente bassa nelle regioni meridionali (nonostante l’aumento degli ultimi anni, il tasso di copertura per i bambini tra 0-2 anni rimane ancora indietro rispetto alla media nazionale e all’obiettivo del 33 per cento richiesto dell’UE);

Il divario territoriale nelle competenze di base (il 42 per cento degli studenti presentano competenze alfabetiche non adeguate, contro un media nazionale del 30 per cento, e il 53 per cento registra competenze numeriche inadeguate, a fronte di una media del 38 per cento) che è dovuto anche al fenomeno dell’abbandono scolastico;

L’edilizia scolastica (la percentuale di scuole del Sud senza un certificato di agibilità o di collaudo statico è significativamente più ampio che al Nord, così come è inferiore la spesa per la manutenzione);

La riduzione dei suddetti divari nell’istruzione dovrebbe avere effetti positivi sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro e ridurre la quota – oggi del 33,9 per cento – dei giovani che non studiano e non lavorano.

Missione 5

– Le misure della missione 5 per la coesione sociale sono dirette a rafforzare i servizi essenziali, aumentare l’attrattività dei territori a maggior rischio di spopolamento, migliorare le opportunità di lavoro e i servizi socio-sanitari. In questa missione particolare importanza assumono il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES), localizzate nel Mezzogiorno, e i finanziamenti al Terzo Settore per il contrasto alla povertà educativa.

Missione 6

– La missione 6 contribuisce a superare la frammentazione tra i diversi sistemi sanitari regionali tramite la riorganizzazione delle politiche della salute con riforme e investimenti basati sui fabbisogni assistenziali.

Le riforme

Oltre agli investimenti, il meridione beneficerà delle riforme strutturali ed in particolare di quella della Pubblica Amministrazione. Infatti, il Sud registra livelli di efficienza delle PA peggiori rispetto al Centro-Nord, come registrato da diversi indicatori (ad esempio, tutte le regioni meridionali si collocano in fondo alla classifica dell’European Quality of Government Index, un indice delle qualità delle istituzioni pubbliche). Una PA lenta e inefficace limita la produttività delle imprese e rallenta proprio gli investimenti cruciali del PNRR. Pertanto, la riforma che punta a digitalizzare, semplificare e formare la PA dovrebbe avere ripercussioni positive principalmente per il Mezzogiorno.