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La partita tra Powell e Brainard per la presidenza della Fed

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AGI – Rush finale per la nomina del presidente della Fed, e se fino a qualche giorno fa la conferma di Jerome Powell sembrava scontata, nelle ultime ore ha preso quota la candidatura di Lael Brainard.

La Casa Bianca ha promesso che farà conoscere le sue decisioni entro la settimana entrante, con tutta probabiltà entro il Giorno del Ringraziamento, giovedì 25 novembre.

Brainard, democratica, ex sottosegretaria al Tesoro con Barack Obama, fa parte del consiglio dei governatori della Fed dal 2014. La sua scelta, ragionano gli analisti, farebbe pensare a un istituto centrale statunitense più accomodante in termini di politica monetaria e anche più “politico”, a prescindere dalle reali intenzioni della ex vice direttrice del Consiglio economico nazionale.

Secondo il Financial Times le prospettive di un secondo mandato per Jay Powell, repubblicano e scelto da Donald Trump nel 2017, sono state scalfite da un crescente contraccolpo dell’ala sinistra del partito democratico. 

Powell, che resta però ancora il favorito, ha ricevuto una sferzata pubblica questa settimana da Elizabeth Warren, la senatrice democratica del Massachusetts, dopo che due presidenti regionali della Fed, Eric Rosengren e Robert Kaplan, si sono dimessi in seguito alle rivelazioni sulle loro controverse pratiche commerciali, che hanno messo sotto i riflettori le linee guida etiche della banca centrale.

Warren ha attaccato Powell definendolo come un “uomo pericoloso” per aver preso una posizione sulla regolamentazione bancaria che lei considera troppo permissiva e ha affermato che un secondo mandato non è “un rischio che vale la pena correre”. 

Inoltre l’indicazione della Fed, la scorsa settimana, di una possibile mossa più rapida per stringere la politica monetaria ha anche acceso il nervosismo tra alcuni democratici circa l’impegno di Powell a raggiungere l’obiettivo della piena occupazione.

Powell ha comunque navigato la più grande economia del mondo attraverso la forte contrazione causata dalla pandemia, vincendo il plauso per aver evitato una crisi finanziaria e limitato i danni alle famiglie e alle imprese. 

La sua decisione di guidare la Fed verso una politica monetaria più accomodante in un nuovo quadro che ha dato la priorità a una ripresa inclusiva a scapito di un’inflazione più alta, lo ha anche reso caro ai democratici di orientamento progressista. Così come il suo sostegno agli enormi pacchetti di aiuti Covid-19 approvati dal Congresso. 

Per Biden non sarà dunque una decisione facile. Qualunque sia il responso finale, la Federal Reserve e la sua nuova guida dovrà affrontare principalmente due temi caldi: l’impennata dell’inflazione e la questione clima.

Il processo di riduzione degli acquisti di asset è stato appena annunciato e procederà inizialmente a una velocità limitata in modo da continuare a sostenere la ripresa. La corsa dei prezzi potrebbe però portare ad accelerare il tapering e soprattutto ad anticipare un possibile rialzo dei tassi di interesse.

Source: agi


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