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La mappa dei "covid hotel" che ospitano i malati da coronavirus

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AGI – Il covid si combatte anche in albergo. Ma non è una vacanza. La pandemia, cambia il volto di molte cose, delle città, dei rapporti e la rete sociale si salda. In questa nuova geografia tutte le regioni italiane, ognuna per la sua parte, stanno lavorando per prepararsi a cogliere le opportunità che possono derivare da quelle strutture che, una volta riadattate, possono servire al contrasto del coronavirus o, quantomeno, ad accogliere quei pazienti che per innumerevoli ragioni, non hanno bisogno di urgenti cure ospedaliere.

La posta in gioco è altissima e il tam-tam che suona da Nord a Sud e viceversa è aiutare a fare centro: superare la crisi sanitaria e abbattere l’epidemia da Covid 19 che sta paralizzando il mondo.

Ecco dunque una prima mappa fatta dall’Agi, che fotografa le regioni del Belpaese che si stanno attrezzando, grazie anche ai numerosi alberghi che da diversi mesi sono rimasti spesso vuoti o semivuoti per la paralisi del turismo, e cosi’ si sono in parte reinventati aprendo piani e stanze.

Nei territori la situazione è a macchia di leopardo. Alcune regioni con maggiore efficienza, altre con un po’ più di fatica ma tutte con una voce, quella di vincere la battaglia, cogliendo quelle opportunità di coesione, di eguaglianza, di benessere che in questo momento di tempo sospeso sembrano essere parole rare. In attesa della completa rinascita.

Lazio

Nel Lazio sono una quindicina gli alberghi che ospitano pazienti Covid nell’ultima fase della malattia. Parliamo di persone che potrebbero concludere il percorso del ricovero ospedaliero a casa, ma che per motivazioni legate alla necessità di isolamento vengono trasferite in questi hotel dove sono assistite da personale medico e infermieristico. In questo modo si liberano le stanze degli ospedali per accogliere i nuovi arrivati. Queste strutture ricettive si trovano principalmente a Roma e nella sua provincia, ma ce ne sono anche nelle altre province della regione.

Complessivamente, sono circa 800 i posti letto disponibili e ad oggi è occupato più o meno il 50%. Allo Sheraton Parco de’ Medici, per esempio, sono 169 le camere e sono ubicate in una struttura dedicata, separata dall’edificio dove soggiornano i clienti dell’albergo. Di queste 169 stanze, al momento un centinaio sono quelle occupate. Da giovedì scorso sono accettati anche pazienti che hanno avuto la polmonite e che ora sono in condizioni stabili, ma che necessitano di ossigenoterapia in modo non continuativo e non ad alto flusso. 

“Qualora fosse necessario, si può arrivare ad un massimo di 200 posti letto”, viene spiegato. Sempre a Roma, in zona Pineta Sacchetti, vicino al Policlinico ‘Agostino Gemelli’, c’è il Pineta Palace Hotel. Qui sono tra 80 e 100 i pazienti attualmente presenti. La struttura è operativa dal 14 ottobre scorso e ci sono già stati picchi di 110/120 pazienti, tutti provenienti dal Gemelli o dalle Asl.

In zona Ottavia c’è ‘Villa Primavera’ e sulla Laurentina l’hotel ‘San Bernardo’, dove sono attualmente 27 i pazienti. Nella capitale accolgono pazienti Covid anche l’Urban Garden Hotel (zona Rebibbia) e l’Hotel Alba (zona Tuscolano). Nella provincia di Latina è invece l’Excelsior ad accogliere i malati in via di guarigione. Questo hotel a 4 stelle, dove normalmente si svolgono anche congressi e incontri di affari, ha gia’ destinato un’intera palazzina alla nuova funzione: 28 camere di cui 23 già occupate. “Stiamo lavorando in sinergia con la Asl – spiega un rappresentante dell’hotel – e tra la fine di questa settimana e l’inizio della prossima daremo anche la seconda palazzina dell’albergo, dotata di 45 stanze. In questo modo sarà occupato il 100 per cento delle camere che abbiamo, ovvero 73”.

Campania

Procede lentamente in Campania la ricerca e l’attivazione dei cosiddetti Covid residence, le strutture da destinare a pazienti paucisintomatici che non hanno la possibilità di trascorrere il periodo di isolamento domiciliare nella propria abitazione. Lo scorso 2 ottobre il governatore Vincenzo De Luca aveva annunciato che la Regione era al lavoro su questo fronte, con l’obiettivo di decongestionare gli ospedali, considerando anche il notevole numero di positivi che presentano pochi sintomi.

Al momento l’unica struttura attiva risulta essere quella dell’Ospedale del mare, che ha a disposizione 84 stanze, tra singole e doppie, di cui 14 occupate. Nella Asl Napoli 2 Nord sono state bandite due gare per reperire strutture alberghiere da riconvertire, una per la terraferma e l’altra per le isole. In entrambi i casi, fanno sapere dall’Asl, è stato molto difficile individuare edifici con caratteristiche adeguate.

Per i distretti sanitari che insistono sulla terraferma, la struttura è stata individuata grazie a una convenzione con la Curia e sarà annunciata nei prossimi giorni. Per Ischia e Procida, invece, si stanno valutando le offerte pervenute. L’Asl Napoli 3 Sud ha individuato una struttura, ma il trasferimento dei pazienti non è ancora cominciato. Attualmente non risultano attivi Covid residence nelle province di Salerno e Caserta, così come ad Avellino e Benevento dove, per la densita’ abitativa e il numero di contagi registrati, al momento non c’è la necessità di prevederne uno.

Abruzzo

I 24 appartamenti del progetto ‘CASE’ di Roio verranno utilizzati per ospitare i pazienti del ‘San Salvatore’ dell’Aquila clinicamente guariti, ma ancora positivi al Coronavirus. I locali sono stati sanificati e a breve arriveranno i primi pazienti, cosi’ da alleggerire la pressione dell’ospedale dell’Aquila. Proprio nei giorni scorsi Alessandro Grimaldi, direttore del Reparto di Malattie Infettive del San Salvatore, aveva lanciato l’allarme della saturazione del reparto, “una situazione peggiorata gradualmente”.

Gli appartamenti ora messi a disposizione per fare fronte all’emergenza sanitaria, fanno parte dei 19 insediamenti (Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili), CASE appunto, costruiti nell’immediato post sisma, costati oltre 700 milioni di euro, costituiti da 4.300 alloggi e 1200 moduli abitativi provvisori (Map). Voluti dal Governo Berlusconi e dall’allora Dipartimento di Protezione civile (diretto da Guido Bertolaso) per dare un tetto a 15mila sfollati dopo il terremoto e tenere unita la popolazione dell’Aquila.

Oggi tali sistemi edilizi provvisori sono ancora utilizzati da alcune migliaia di persone tra sfollati, stranieri e fasce deboli. (AGI) Aq1Una settimana: tanto bisogna resistere prima di avere margini ben piu’ ampi per i ricoveri Covid-19.

A Casoli è già stata attivata la Rsa Covid-19, che ospita da qualche giorno i primi dieci pazienti stabilizzati, ma ancora positivi. Altri dieci i posti ancora a disposizione per i trasferimenti dei pazienti dai reparti Covid-19 di Vasto e Chieti. Infine, a Vasto sono già occupati i quattro posti letto della Rianimazione da ieri destinati ai pazienti Covid-19. Se si farà più forte la pressione sull’unità operativa di Malattie infettive, non e’ escluso che si possa riconvertire in Covid-19 qualche altro spazio di area medica.

A Chieti invece sono stati già rimodulati e riconvertiti in area Covid-19 diversi spazi, ma qualora ce ne sia necessità la direzione Asl è pronta a trasformare altre unità operative di area medica. Si cercherà di preservare il piu’ possibile le attivita’ chirurgiche. Resta fondamentale la possibilità di trasferire a Casoli i paucisintomatici. Per quanto riguarda la Asl di Pescara, durante la prima ondata della pandemia sono state utilizzate strutture alberghiere per pazienti affetti da Covid-19 autosufficienti, che non avevano la possibilità di trascorre l’isolamento in casa propria.

Tra le strutture utilizzate in quella fase anche la Casa di spiritualità “Oasi dello Spirito”, dove pazienti affetti da coronavirus dimessi dall’ospedale di Pescara hanno continuato la propria convalescenza in isolamento fino alla guarigione completa. Al momento ancora non si manifesta questa esigenza, però, la Asl pescarese si è già attivata nell’individuare ed organizzare strutture idonee per essere, quindi, pronta ad affrontare tale necessità.

Lombardia

Aumenta in modo esponenziale la curva dei contagi e riparte la ricerca di posti letto per le quarantene e gli isolamenti di pazienti positivi dimessi dagli ospedali, a Milano e in tutta la Lombardia. In città è l’hotel Astoria, tre stelle in viale Murillo, a ricevere il testimone dall’hotel Michelangelo, che fu il primo Covid hotel nel periodo clou dell’emergenza, e tra marzo e giugno ospitò 511 persone.

Dal primo novembre dunque, è l’Astoria, che ha partecipato al bando dell’Ats Milano, a essersi trasformato in un Covid hotel mettendo a disposizione 70 camere per accogliere malati che non necessitano di ricovero, ma di un luogo in cui stare in isolamento per non contagiare familiari o comunque altre persone. Gli ospiti, in prevalenza italiani, hanno seguito un iter sanitario, attraverso il medico di base o il pronto soccorso, per l’assegnazione di una camera.

Altre 70 camere doppie e 17 appartamenti per piccoli nuclei familiari, sono stati messi a disposizione da una struttura che finalmente verrà utilizzata: è una Rsa nuova e mai partita, si chiama residenza Adriano e si trova all’estrema periferia a nordest. Anche fuori Milano si cercano e individuano soluzioni per ‘case temporanee’ per alleggerire le corsie degli ospedali e aiutare chi non puo’ isolarsi presso la propria abitazione.

L’Alpa Hotel di via Nazioni Unite, nella zona artigianale di Lodi Vecchio, con le sue 25 camere a disponibili, si prepara ad accogliere i primi utenti Covid-positivi, paucisintomatici o asintomatici. Nella città che fu simbolo dell’epidemia nella scorsa primavera, Bergamo, dal 3 novembre è operativo l’Hotel Antico Borgo La Muratella di Cologno al Serio, con una disponibilità di 64 posti, dedicati all’accoglienza di persone positive al Covid che hanno bisogno di effettuare l’isolamento domiciliare al di fuori del proprio domicilio. 

Sardegna

Alla Regione Sardegna costeranno 64 euro a persona al giorno i cosiddetti ‘Covid hotel’, che la Giunta a fine settembre ha deciso di attivare, delegando all’Ats-Azienda per la tutela della salute il compito di stabilire il numero di posti necessari. Finora sono 96 quelli disponibili. Costo totale preventivato: mezzo milione di euro fino al 31 dicembre prossimo per garantire l’isolamento di pazienti Covid negativizzati, positivi asintomatici o con pochi sintomi e quello dei loro contatti stretti.

Dei 14 alberghi di Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano e dintorni che a ottobre hanno risposto a una manifestazione d’interesse dell’Ats, la commissione di valutazione tecnica dell’Ats ha dichiarato compatibili, inizialmente, una decina di strutture, inclusa una villetta privata. Un primo avviso, ristretto alla zona di Cagliari, non aveva avuto risposte.

Sono due le convenzioni stipulate finora e ufficializzate dall’Ats con delibere pubbliche, una per l’Oristanese, dove potranno essere trasferite persone dimesse dagli ospedali del Centro Sardegna, e una per il Sassarese, destinata a ospitare pazienti in uscita dall’ospedale Santissima Annunziata di Sassari. Nell’hotel Mistral 1 di Oristano, sono disponibili dalla scorsa settimana 45 stanze singole, per una capienza totale 86 posti letto: il costo massimo stimato per la Regione e di poco più di 163 mila euro più Iva. “I posti letto attivati sono sessanta”, precisa all’AGI il nuovo commissario straordinario dell’Ats, Massimo Temussi.

L’altra convenzione è stata stipulata con un albergo inizialmente escluso dalla commissione di valutazione tecnica, il MontiRuju di Santa Maria Coghinas (Sassari), con 36 posti letto, poi riammesso con l’integrazione della documentazione. In realta’, per Sassari, l’Ats aveva individuato l’hotel Grazia Deledda (con oltre 100 camere) come struttura da attivare “in via prioritaria”, ma poi la stipula della convenzione e’ saltata all’ultimo momento: finora non si e’ raggiunto un accordo con i gestori. “L’Ats e’ pronta alla firma”, spiega Temussi, “se verranno rispettate le condizioni del bando”.

Le altre strutture valutate idonee, alcune delle quali in passato già impiegate per alloggiare migranti, potranno essere convenzionate di volta in volta, a seconda dell’evoluzione dell’emergenza e delle necessità. Quelle candidate sono l’hotel Luci di La Muntagna a Porto Cervo, il Malaspina di (Oristano), una villetta privata a Magomadas (Oristano), l’hotel Califfo di Quartu Sant’Elena (Cagliari), il Su Lithu di Bitti (Nuoro), l’EuroWunder di Villacidro (Sud Sardegna), il Managheri di Oliena (Nuoro) e il Mansio Residence di Elmas (Cagliari).

I requisiti posti dalla Regione sono particolarmente restrittivi: gli alberghi devono essere vuoti, per evitare contatti fra i pazienti Covid e altri ospiti, con locali facilmente igienizzabili, senza moquette o pareti ricoperte da tessuti, dotati di camere con finestre, per garantire un’aerazione naturale, di servizi igienici con doccia o vasca a uso esclusivo, rete wi-fi gratuita e di aree esterne per consentire agli ospiti di uscire all’aperto.

Il trattamento richiesto e’ di livello alberghiero con pensione completa, reception aperta 24 ore al giorno, kit di cortesia ogni 3 giorni; altrettanto frequente dev’essere il ricambio di lenzuola e asciugamani, mentre il servizio di lavanderia (comunque richiesto) è a carico degli ospiti. Va, infine, garantita la sanificazione iniziale e finale di ciascuna camera (a cura di ditte specializzate), una volta conclusa la degenza di ogni ospite. L’assistenza sanitaria è garantita dall’Ats.

“Grazie agli alberghi, saremo in grado di garantire isolamento e assistenza dei positivi allentando la pressione sui nostri ospedali”, ha commentato l’assessore alla Sanita’, Mario Nieddu qualche giorno fa, in occasione dell’avvio del Covid hotel a Oristano. “Se necessario, saranno aperte anche altre strutture, su tutto il territorio regionale”.

Le Usca, Unità speciali di continuità assistenziale, hanno gestito la formazione del personale della struttura recettiva sui percorsi e sicurezza e continueranno a svolgere attività di controllo delle procedure e garantire l’assistenza dei pazienti-ospiti, comunica la Regione.

“Siamo al lavoro per dare risposte efficaci a un’emergenza che ha assunto rapidamente proporzioni tali da mettere in difficolta’ qualsiasi sistema sanitario”, aveva dichiarato la scorsa settimana il presidente della Regione, Christian Solinas. “Il diffondersi del virus ci obbliga a valutare e riorganizzare risorse e forze in campo. Fondamentale, in questo momento, e’ potenziare le strutture ospedaliere e alleggerire la pressione attraverso soluzioni alternative per l’assistenza ai pazienti che non necessitano di ricovero”.

Sicilia

Sono 120 i pazienti attualmente ospitati al San Paolo Palace di Palermo, il grande hotel confiscato diversi anni fa alla mafia e ora in amministrazione giudiziaria, già utilizzato per l’emergenza Covid-19 a Palermo tra marzo e aprile scorsi. Su circa 240 camere, l’accordo con la Regione siciliana prevede l’impiego di 180 posti letto: fino a qualche giorno fa ben 150 erano occupati da soggetti positivi al virus ma asintomatici, persone che non possono più restare in ospedale ma devono comunque osservare il periodo di quarantena.

Per 21 giorni, quindi, i pazienti vengono ospitati nelle camere dell’albergo di via Messina Marine. Un numero in crescita, soprattutto con l’arrivo della seconda ondata, come racconta il direttore dell’hotel Salvatore Romano: “Dopo l’estate c’e’ stato un’impennata di presenze ed è cambiata anche la tipologia. Durante la prima ondata abbiamo avuto soprattutto giovani, turisti e migranti. Ad ottobre è cominciato un fenomeno diverso, l’età si è alzata, e sono arrivati sempre più anziani. Purtroppo è un continuo, ci stiamo talmente abituando al via vai di ambulanze che ormai abbiamo fatto l’abitudine, è questo è un segnale preoccupante. I pazienti arrivano giorno e notte – conclude – fortunatamente qui c’è una situazione tranquilla mentre negli ospedali è una tragedia”.

Sono due gli hotel Covid scelti dall’Asp di Catania per ospitare i contagiati senza necessità di ricovero, appena positivizzati o dimessi dall’ospedale in condizioni stabili, ma ancora positivi. Sono il villaggio Madonna degli Ulivi di Viagrande e il King’s House di Mascali. Complessivamente le due strutture recettive alberghiere potranno ospitare una cinquantina di pazienti: 28 a Mascali e 24 a Viagrande.

Non sono stati ancora attivati invece i posti delle Rsa che nel piano della Regione avrebbero potuto portare a cento unità la disponibilità delle strutture ricettive a Catania e provincia, a eccezione dell’unica struttura dell’Asp, quella di Grammichele, in cui sono stati messi a disposizione 16 posti. E’ operativo ad Erice vetta l’unico ‘covid hotel’ attivato nel trapanese.

Si tratta dell’hotel ‘Villa San Giovanni’, dotato di 32 posti destinati a pazienti autosufficienti che attendono la conclusione della quarantena, in attesa della negativizzazione. La struttura da oltre una settimana opera in convenzione con l’Asp di Trapani ed e’ gestita dalla cooperativa ‘Santa Maria della Grazia’, in base ad un accordo della durata di 4 mesi. Al momento all’interno della struttura – in cui sono gia’ attivati 15 camere singole – sono ricoverati quattro pazienti.

“La situazione in provincia di Trapani – dice Paolo Zappalà, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani – al momento è sotto controllo, stiamo applicando un piano snello, pronto a cambiare qualora ci dovessero essere della variazioni sulla tenuta della rete ospedaliera, che adesso puo’ contare su sei strutture operative. L’obiettivo è riuscire a mantenere quest’offerta ospedaliera, garantendo il servizio ad ogni tipologia di paziente. Anche il Covid hospital di Marsala sta fronteggiando l’emergenza e al momento, su 12 posti disponibili in terapia intensiva, abbiamo 5 persone ricoverate e stiamo lavorando per ampliare il reparto a 36 posti, triplicando l’offerta entro la fine di novembre”.

Liguria

La regione sta chiudendo entro questa settimana un piano da ulteriori 270 posti letto per gestire pazienti covid di media e bassa intensità in strutture diverse da quelle ospedaliere. Tra queste vi è anche un albergo, situato in via Ponte Calvi che sarebbe – al momento – l’unica struttura ricettiva in Liguria a convertirsi in “ricovero” per la bassa intensita’ o quarantena. In queste ore si sta definendo il contratto che prevederebbe 100 posti, aumentabili fino a 150.

La parte sanitaria andrebbe in capo alla Asl 3, con Oss dedicati, mentre alla protezione civile spetterebbe, a quanto si apprende, il compito di gestire gli ingressi e avere il polso di quanti posti disponibili vi sono nella struttura. Regione Liguria ha finora individuato diverse strutture extraospedaliere da dedicare alla media e bassa intensità in tutte le province: ex caserme, istituti religiosi, proprietà pubbliche. Quello di Genova sarebbe il primo e, al momento, l’unico hotel ad essere incluso in questo piano. 

Puglia

Tre hotel in provincia di Bari sono stati destinati ad ospitare pazienti positivi al Covid e personale sanitario. Le strutture sono state bloccate alle normali prenotazioni fino al 31 dicembre, ma la convenzione con la Protezione civile regionale potrebbe essere prorogata se l’andamento della pandemia lo rendesse necessario. I Covid hotel – sui quali la Protezione civile regionale cerca di mantenere il massimo riserbo – sono ubicati a Bari, Altamura e Conversano. Nelle altre province della Puglia sono stati individuati a Lecce, Brindisi e Foggia.

A Bari sono state messe a disposizione una trentina di camere e il Comune, pochi giorni fa, ha deliberato di finanziare per 15mila euro un servizio di “concierge sociale” in favore degli hotel Covid di Bari e Coversano.

Il servizio sarà effettuato da associazioni che, già nella scorsa primavera, hanno lavorato con l’amministrazione comunale del capoluogo per gestire l’emergenza Covid e servirà “ad assicurare – spiega la delibera di giunta – la presa in carico di utenti trasferiti nelle strutture di quarantena Covid”. In particolare, il portierato sociale riguarderà invio documentazione per consentire l’ingresso degli utenti, monitoraggio telefonico, contatti con Protezione civile e Forze dell’ordine, approvvigionamento di beni di prima necessità (dai farmaci al cibo).

In provincia di Foggia, al momento, esiste un solo albergo Covid. Si trova a Lucera ed è un ex albergo a quattro stelle che si trova in via Pietramontecorvino, alla periferia del centro foggiano, dato in gestione ad una curatela fallimentare in attesa di essere venduta all’asta. La struttura potrebbe ospitare fino a 80 posti anche se sono meno di una decina i positivi, tutti italiani, che sono ospitati.

In Salento l’Hotel Zenit di Lecce, con i suoi 25 posti letto, sarà messo a disposizione dei cittadini per le esigenze legate alla quarantena da Covid. Lo si apprende dalla Asl di Lecce. L’albergo è stato messo a disposizione delle autorità sanitarie grazie ad un accordo siglato con la proprietà dalla Protezione civile ed è l’unica struttura del genere, per ora, in provincia di Lecce ad essere stata destinata all’emergenza Covid, come chiarisce la stessa Asl salentina.

“L’hotel sara’ a disposizione di quanti ne faranno richiesta per poter osservare l’obbligo di quarantena in condizioni di sicurezza nel caso di positivita’ al Covid, ma per il momento non ve ne e’ stata la necessita’”, spiega all’Agi il direttore del Servizio igiene e sanità pubblica (Sisp) – Area Nord della Asl di Lecce, Alberto Fedele.
A Brindisi – Dal 28 ottobre scorso – sulla base dell’elenco fornito alla Asl Br da Federalberghi – sono disponibili 50 stanze presso l’albergo “Eden” di Torre Canne, frazione balneare di Farano, per la quarantena di pazienti Covid che non hanno bisogno di ospedalizzazione.

Piemonte (Torino)

 C’è solo un albergo a Torino che al momento è stato riconvertito in “Covid Hotel”, struttura in grado di ospitare pazienti positivi al virus asintomatici o con sintomi lievi. Si tratta dell’Hotel Bologna di corso Vittorio Emanuele, a due passi dalla stazione di Porta Nuova. Simone Visconti, il titolare, e’ stato l’unico ad agosto a rispondere al bando della Regione Piemonte e oggi la sua struttura mette a disposizione dei malati che non possono trascorrere la quarantena in casa 40 camere, con i servizi che sono gestiti interamente dall’Asl, a eccezione del chek-in.

“Ospitiamo pazienti Covid da meta’ ottobre – spiega Visconti – la maggior parte dei quali sono asintomatici. Ho aderito al bando perche’ il calo di fatturato è evidente. Durante la prima ondata della pandemia, avevo chiuso a marzo e riaperto a settembre, che è andato così così. Il nuovo lockdown ha azzerato le speranze di ripresa e per sopravvivere serviva una fonte di reddito. Adesso molti colleghi mi chiedono come convertire le loro strutture in Covid Hotel, ma tutto dipende dalla Regione”

A Torino, in effetti, molti alberghi hanno mostrato interesse e sono in attesa di sapere da Regione e Asl in che modo muoversi. Ogni singola struttura, una volta ritenuta idonea, deve infatti trovare un accordo con l’Asl di riferimento.

I dati sono allarmanti: a fine settembre gli alberghi torinesi risultavano occupati soltanto al 10% della loro capienza complessiva, con una perdita di fatturato che nel 2020, rispetto all’anno precedente, rischia di superare l’80%. Da Federalberghi, intanto, chiedono l’azzeramento delle tasse relative al 2020 e forti sconti nel 2021, oltre a una seconda tranche di contributi come avvenuto durante il primo lockdown. 

Toscana

L’obiettivo per la Toscana sono 1.500 camere negli alberghi sanitari: è quanto annunciato dal presidente Eugenio Giani fin dai primi giorni dal suo insediamento alla guida della Regione, per dare risposta alla crescente carenza di posti in ospedale; già oggi le camere a disposizione dei pazienti toscani sono quasi mille, disponibili in 31 hotel, e sono occupate per circa due terzi.

Nel dettaglio le camere disponibili, a fine settimana scorsa, erano 937. Sono 18 gli hotel nel territorio della Asl centro, con 646 camere di cui 446 occupate; 10 gli alberghi nella Asl Nord Ovest, con 235 camere di cui 132 occupate; e tre gli hotel nella zona Sud Est, con 56 camere di cui 43 occupate. Le tre Asl toscane si sono già attivate per reperire ulteriori posti ed è stato pubblicato un bando per raccogliere le manifestazione di interesse.

Come ha spiegato l’assessore regionale alla salute, Simone Bezzini, gli alberghi sanitari hanno oggi un nuovo utilizzo: ospitano pazienti con sintomatologia lieve, che possono esser curati al di fuori dal ricovero ospedaliero, e sono affidati alle Unita’ Speciali di Continuità Assistenziale (Usca) che garantiscono il controllo medico e sanitario giornaliero.

“È stata attivata un’evoluzione del modello di isolamento alberghiero – ha affermato Bezzini – che permette a tutti gli ospiti di avere una sorveglianza sanitaria molto piu’ stretta e continua attraverso il posizionamento delle unità usca all’interno degli alberghi con maggior numero di camere disponibili, in modo tale da ottimizzare la risorsa medica infermieristica del team usca e trasformando, di fatto, l’albergo sanitario in quello che potremmo definire un ‘albergo assistito’ con un livello di presenza sulle 12 ore di assistenza medica, infermieristica e di dotazioni tecnologiche avanzate”.

Nel quadro della risposta sanitaria al covid, la Toscana finora non ha sofferto la carenza di posti di terapia intensiva, che all’inizio della seconda ondata hanno raggiunto gli oltre 500 letti; ma c’è la necessita’ di posti per ricoveri covid ordinari, e la ricerca di nuovi letti e’ quotidiana. Un consistente aiuto arriverà dalla creazione di 500 posti nell’area ex Creaf a Prato, un immobile di proprietà della Regione che sarebbe dovuto diventare un incubatore di imprese e che invece, entro un mese, al termine di lavori urgenti da circa 5 milioni di euro, diventerà un reparto covid per allentare la pressione sugli ospedali dell’area metropolitana fiorentina.

Friuli Venezia Giulia

In Friuli Venezia Giulia c’è un bando della Protezione Civile che scade domani per gli albergatori che vogliono aderire al servizio di ospitalità per quarantene. In pratica solo per quella data si saprà chi parteciperà considerato anche che le strutture ricettive devono avere determinati e precisi requisiti, primo fra tutti mettere a disposizione non meno di 20 stanze arredate in ogni particolare dalla Tv a internet.

“Al momento – afferma la presidente di Federalberghi Fvg Paola Shneider – non so quanti hanno aderito, qualcuno sicuramente sì ma non so quanti. Abbiamo ricevuto alcune telefonate di albergatori per informazioni su questa eventualita’, per cui ci sara’ sicuramente chi vi fara’ parte, ma non so dire ne’ quanti ne’ chi ha fatto questa domanda”.

Poco convinto del successo del bando uno noto albergatore del centro a Trieste “per due motivi fondamentali” dice. “Primo perché ci vuole l’accesso ai disabili e non tutti lo hanno e secondo perche’ bisogna essere a posto con il sistema antincendio, costosissimo, e non tutti quest’anno lo hanno ancora adeguato”.

“In sostanza non so – aggiunge – se il gioco vale la candela. Sorge anche il dubbio di non sapere quando l’albergatore sarà risarcito e soprattutto quanto. E inoltre bisogna dare garanzie su materiali costosi, usa e getta. Il tutto a spese del gestore. Ultima considerazione: gli alberghi più conosciuti difficilmente daranno ospitalita’ per la quarantena, mentre quelli più modesti – conclude – non saranno in grado di accontentare le richieste del bando”.

Marche

Al momento sono 10 gli alberghi delle Marche individuati per ospitare persone risultate positive al Covid-19 che necessitano di isolamento fiduciario e di sorveglianza sanitaria al di fuori del proprio contesto abitativo. Nei giorni scorsi, la Regione Marche ha firmato l’accordo quadro che regolamenta questa fase della pandemia e 2 strutture sono state già contrattualizzate, una a Senigallia (Ancona) e l’altra a Montecassiano (Macerata), per un totale di 104 posti letto, 15 dei quali saranno occupati ad oggi.

Ogni struttura sarà messa sotto contratto quando sarà riempita al 75% la capienza delle altre per evitare uno spreco di risorse finanziarie. Ci sono a disposizione altri 533 posti letto in tutte e cinque le province: 1 albergo a Pesaro, 2 in provincia di Ancona, 3 nel Fermano, 1 nel Piceno. Le strutture alberghiere individuate finora sono aderenti a Confcommercio e Federalberghi Marche, sistema che si era già mosso in forza nel 2016 per gestire l’emergenza il post-terremoto.

Umbria

Sono in corso in Umbria i sopralluoghi della Protezione civile che porteranno a definire la lista dei Covid hotel, le strutture alberghiere che ospiteranno i pazienti clinicamente guariti in attesa di negativizzazione, per alleggerire gli ospedali, e coloro che non hanno la possibilità di rimanere in isolamento nel proprio domicilio. Le disponibilità già arrivate sono oltre 20 e al termine dei lavori di verifica, secondo le stime della Regione, potrebbero essere disponibili intorno a 400 posti letto.

L’accordo della giunta regionale con le associazioni di categoria del settore per il reperimento delle strutture è stato stipulato due settimane fa e prevede di destinare ai pazienti un minimo di 20 stanze a struttura, per un prezzo di 20 euro al giorno a camera, pagati dalla Regione. I primi alberghi che hanno dato disponibilità sono l’hotel Melody di Deruta, 52 stanze, già pronte ad accogliere pazienti e il Villa Muzi di Città di Castello, 23 stanze, che era già stato utilizzato durante la prima ondata.

“L’auspicio – commenta il presidente Federalberghi Umbria Confcommercio Simone Fittuccia – è che il nostro sforzo, nato dalla volonta’ di aiutare le istituzioni regionali e i cittadini umbri a superare questo momento di emergenza, contribuisca perlomeno ad accelerare il ritorno alla normalita’, che noi tutti auspichiamo avvenga al più presto”.

Lo schema di convenzione stabilisce che “le associazioni di categoria si impegnano a reperire le strutture che intendono dare la disponibilita’”, la Direzione regionale Sanità e la Protezione civile “si occupano di garantire la gestione dei soggetti”, mentre i proprietari “si impegnano a garantire la piena funzionalità della struttura”. Tra gli hotel che si sono messi a disposizione per ospitare pazienti Covid, ci sono il Decò e il Tevere di Perugia, l’El Patio a Corciano, il Cristallo ad Assisi, il Fonte Cesia a Todi. 

Vedi: La mappa dei "covid hotel" che ospitano i malati da coronavirus
Fonte: cronaca agi


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