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ISCHIA, IL J’ACCUSE DI DE FALCO CONTRO IL CONDONO DI CONTE

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«La zona di Celario, la stessa interessata dalla recente tragedia, diventò edificabile grazie alla norma del Movimento, per consentire agli abitanti di sanare gli abusi. Quando lo scoprii fui cacciato»
Aldo Torchiaro

Casamicciola ha una estensione ampia. Divisibile in più frazioni. Tra queste, quella del Celario è la più colpita dalla frana. Secondo lo strumento di pianificazione territoriale paesaggistico (Ptp) il Celario è una zona dove si poteva costruire, eccome. Era classificato zona Rua, Recupero urbano. Dunque potenziale ricettore di nuova edilizia, di costruzioni una sull’altra. Ci sono aree a rischio elevato contrassegnate dal rosso, altre di rischio moderato, di colore arancione. In queste zone nessun condono è rilasciabile. Il paradosso è che nella zona del Celario il colore che è stato utilizzato è ‘bianco retinato’: esente da rischio. Perché era zona bianca? Da chi è stato così classificato? La frana di Casamicciola ha sbriciolato quelle case sulle macerie del buonsenso e della corretta gestione del suolo, per come si incarica di dimostrare la drammatica realtà dei fatti. Il bilancio è di otto morti e quattro dispersi. E ieri hanno estratto dalla morsa del fango un nuovo cadavere. C’è un altro corpo localizzato ma non ancora estratto. Ma sono le responsabilità politiche a stare più a fondo, nella palude di chi oggi finge di non aver mai preso parte alle manovre di quel condono. A rivelarci un retroscena sulla genesi del contestato provvedimento del governo Conte è un ex senatore del M5s che per essersi opposto fermamente è stato messo alla porta.
Gregorio De Falco, lei era senatore del Movimento quando toccò il nervo scoperto del condono. E saltò in aria. Ce la racconta per bene?
Fui espulso perché vidi con chiarezza che il gruppo parlamentare in cui militavo, il M5s, stava inserendo nelle pieghe del Dl Genova un vero e proprio condono su Ischia. Io vengo dalla Capitaneria di porto e quella questione la conosco bene. Iniziai a protestare e resi noto che avrei votato contro. Anzi, che avrei preso una iniziativa parlamentare per oppormi.
Con chi ne parlò?
Telefonai a tutti. Avvisai subito il presidente della XIII commissione, Mauro Coltorti, che i vertici del Movimento avevano incaricato di presiedere una seduta notturna pur di avere una approvazione veloce. E Stefano Patuanelli. Scrissi a Luigi Di Maio. E spiegai bene al sottosegretario Vincenzo Santangelo. Ne discussi con il senatore Agostino Santillo, un ingegnere di Caserta eletto anche lui con il M5s con cui dividevo l’ufficio al Senato. Sulle prime si spaventò, poi fece qualche telefonata e tornò da me: ‘Ti sbagli, mi hanno detto che non è un condono’.
Che fosse un condono non aveva alcun dubbio. Con una aggravante: l’inserimento della frazione di Celario in zona bianca, svincolata da qualunque limite e controllo.
Il rinvio alla legge n.47 del 1985 sarebbe stato del tutto inefficace se la zona di Celario fosse stata rossa. Perché anche la legge del condono Craxi dell’85, all’articolo 33, diceva che non sarebbe stato possibile sanare degli abusi edilizi laddove costruiti in aree di inedificabilità assoluta. Essendo bianca, e l’estensore evidentemente lo sapeva, il vincolo non c’è e quindi, con una valutazione di compatibilità ex post, si può sanare. Ecco la gabola.
Chi ha messo quella zona in bianco?
L’Autorità di bacino, che dipende dalla Regione. Lì a Ischia c’è un avvocato, uno specialista delle concessioni edilizie, che è anche uno molto bravo. Si chiama Bruno Molinaro. L’altro giorno, in televisione, quando gli hanno detto che metà della frana di Casamicciola interessa una zona bianca, l’ho visto molto sorpreso. Segno che è anche scaltro.
Perché è così scaltro?
Perché è stato lui a lavorare alla norma. L’avvocato scrisse per conto del Movimento il riferimento alla 47 dell’85 dicendo che sarebbe stato uno snellimento per metterci tutto dentro. Però le istanze relative a costruzioni di vent’anni fa, del 2002 e 2003 avrebbero dovuto essere valutate sulla base di altre leggi edilizie, direi quelle del 1994 e del 2003. Le quali, particolarmente quella del 2003, non consentono di sanare opere abusive realizzate in aree di edificabilità relativa.
E dunque mai in zona bianca. Era dunque necessario collegare la sanatoria a un condono precedente, a quello degli anni Ottanta…
A quel punto si fa il rinvio alla legge 47 dell’85. Poiché la zona è bianca, si possono sanare gli abusi. Ma se quelle istanze seguendo la loro via non avrebbero potuto ottenere la sanatoria, e invece con questa del Dl Genova la ottengono, significa che è un condono. O per lo meno una riapertura dei termini, a distanza di 33 anni.
Lei ha capito subito di aver toccato interessi importanti. Sui quali l’hanno fatta saltare.
Mi hanno mandato subito un avvertimento. Io ho risposto presentando un emendamento, il 25.10, e questo emendamento in commissioni riunite viene discusso. Chiedevo che quel riferimento alla riapertura dei termini saltasse per Ischia. Vito Crimi si allarma. E viene a trattare con me e con la senatrice Paola Nugnes. Tenta di farci ritirare l’emendamento, chiede di trasformarlo in ordine del giorno. Per declassarlo.
Cosa diceva l’emendamento?
Che dal primo comma del 25 venivano espunte le parole che si riferivano al condono dell’85. Io non accetto: Crimi aveva scritto con una formula debolissima, ‘il governo si impegna a verificare la possibilità di…”, un falso impegno nascosto da un bizantinismo. Io presento il mio emendamento, ma viene battuto. Immediatamente dopo la senatrice Urania Papatheu di Forza Italia presenta un altro emendamento, con una formulazione diversa ma identico nella finalità di scollegare il Dl Genova a qualunque ipotesi di condono. Era un emendamento identico al mio, e io lo voto. L’emendamento viene approvato. Io vengo espulso di gran carriera, e dentro Forza Italia scoppia un pandemonio. Si autosospendono quattro senatori campani, tra i quali Luigi Cesaro che su quel condono è stato meravigliosamente rappresentato da Crozza. Forza Italia vota poi contro l’emendamento della sua Papatheu, e tutti insieme, inclusa Fratelli d’Italia, votarono a favore del condono per Ischia, dopo essersi assicurati che Casamicciola ricadesse in zona bianca. Io venni espulso con ignominia, allontanato. E oggi sono tornato a occuparmi di far rispettare la legalità, in Capitaneria.
Non è rimasto a bordo, quella volta…
Posso dire di aver sempre scelto di rispettare le regole. E in quell’occasione, di essere sceso in tempo.

Fonte: Il riformista