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Iran: Gallup, “lieve maggioranza” disapprova Khamenei

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Una “sottile maggioranza di iraniani” attualmente disapprova la leadership del Paese, secondo un nuovo sondaggio Gallup pubblicato alla vigilia dell’appuntamento con le urne per il rinnovo del Parlamento di Teheran.
Il 52% del campione, secondo lo studio condotto da Benedict Vigers e Julie Ray, è critica nei confronti dell’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema del Paese, colui che di fatto detiene tutto il potere, mentre il 42% degli interrogati lo approva.
L’insoddisfazione maggiore è stata registrata tra gli iraniani ‘under 30’, cioè – evidenziano le studiose – tra coloro che rappresentano lo zoccolo duro del movimento di protesta esploso nel 2022, dopo la morte in carcere di Masha Amini, arrestata per essersi opposta all’hijab obbligatorio e deceduta per via delle percosse ricevute mentre era in custodia della polizia.
In questa fascia d’età, infatti, il disaccordo nei confronti del regime arriva al 61% che ha dichiarato di disapprovare la propria leadership, secondo Gallup. Dai dati (raccolti a fine 2023) emerge anche che il 26% degli iraniani vorrebbe trasferirsi permanentemente in un altro Paese, più del doppio rispetto al 2014, quando il tasso era del 12%.
Quando a rispondere sono stati giovani in età compresa tra i 15 e i 29 anni, la percentuale di coloro che avrebbe voluto lasciare il Paese per sempre allora è salita al 43%.
A generare insoddisfazione è soprattutto lo stato dell’economia che resta sotto la pressione delle sanzioni internazionali pur cominciando a dare timidi segnali di ‘ripresa’, stando alle previsioni del Fondo Monetario Internazionale. Gli iraniani, tuttavia, da anni devono fare i conti con un tasso d’inflazione media del 40%: “3 iraniani su 5 cioè il 61% del campione – evidenzia la ricerca – trova difficile o molto difficile tirare avanti con il suo reddito attuale”. E questa, a detta delle autrici del sondaggio, è la percentuale più alta da quando Gallup conduce rilevazioni in Iran”.
Le elezioni di domani sono le prime in Iran dalla rivolta nazionale scatenata dalla morte di Mahsa Amini. Quelle proteste sono state violentemente represse per diversi mesi ma l’impressione – scrivono le studiose – è che abbiano provocato lacerazioni nella società civile difficilmente rimarginabili.
Altri temi che generano scontento in Iran, stando al sondaggio, sono le continue tensioni con l’Occidente sul programma nucleare di Teheran e il sostegno iraniano a M0osca nella guerra contro l’Ucraina.
Dopo il record di affluenza alle urne registrato nel 2021, molti prevedono un deciso aumento dell’astensionismo (soprattutto nell’elettorato femminile).
Media locali evidenziano non ha caso che, diversamente da precedenti consultazioni, quest’anno il centro elettorale di stato (Ispa) non ha diffuso informazioni sull’affluenza prevista. (AGI)