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In Francia ora sarà un giudice a stabilire se una notizia è falsa (in due giorni)

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Coincisa con le violente proteste dei gilet gialli, è quasi passata inosservata, il 20 novembre, l'approvazione definitiva da parte della Camera francese di una controversa legge che è forse il primo tentativo nell'occidente democratico di dare alle autorità dello Stato il potere di stabilire se una notizia è o meno falsa. E, in questo secondo caso, di chiederne la rimozione dai media. Il Senato aveva bocciato il testo sia il 24 settembre che il 6 novembre scorsi. In Francia non vige però, come in Italia, il bicameralismo perfetto e, in caso di divergenze, qualora fallisca (come è avvenuto in questo caso) l'estremo tentativo di mediazione della Commissione Mista Paritetica, è l'Assemblea Nazionale ad avere l'ultima parola.

L'unico possibile ostacolo è la Corte Costituzionale, qualora accolga il ricorso già presentato da sessanta senatori contro un provvedimento che le opposizioni, sia a destra che a sinistra, hanno ritenuto degno del "ministero della verità" di orwelliana memoria. Quel che è certo è che si tratta di una normativa piuttosto radicale, non paragonabile in alcun modo alle iniziative assunte dall'Italia, dove la polizia postale ha un raggio d'azione limitato e circoscritto ai casi palesi, o dalla Germania, dove si è puntato soprattutto a contrastare razzismo e antisemitismo online.

Cosa prevede la legge?

I candidati alle elezioni, nei tre mesi prima del voto, potranno fare ricorso in tribunale contro una notizia che ritengono falsa o calunniosa e ottenerne l'immediata rimozione. Il ricorso può essere inoltre presentato da un pubblico ministero (che in Francia dipende direttamente dall'esecutivo), da un partito o da un qualsiasi altro soggetto si ritenga leso. Il giudice ha 48 ore per stabilire se la notizia è una bufala e, nel caso, ordinarne la rimozione. Contro la decisione del giudice, il medium interessato può presentare appello e, anche in questa ipotesi, il verdetto arriva dopo 48 ore. Emergono subito due evidenti criticità. La prima è che, con internet, è impossibile, almeno in una democrazia, bloccare del tutto la diffusione di una notizia, vera o meno che sia. La seconda è che 48 ore sono spesso insufficienti per la verifica di una notizia, a prescindere dall'opportunità di affidare a un magistrato compiti di fact-checking. I trasgressori potranno essere puniti con una pena detentiva fino a un anno e una multa fino a 75 mila euro. I media accusati di diffondere bufale, se riconosciuti colpevoli, dovranno inoltre rivelare chi eventualmente li ha pagati per propagarle.

Non solo. La Csa, l'autorità per le comunicazioni transalpina, avrà il potere di sospendere canali televisivi "controllati da uno Stato estero o sotto la sua influenza" qualora "disseminino deliberatamente informazioni false in grado di compromettere la sincerità del voto". L'obiettivo, nemmeno troppo implicito, sono Russia Today e Sputnik News, due media controllati dal Cremlino, accusati spesso di fare disinformazione e sostenere i politici sovranisti in tutta Europa. Macron ha motivi personali per nutrire rancore nei confronti dei due network statali russi. Ma non sono stati loro ad aver originato le bufale che l'inquilino dell'Eliseo ha denunciato contro di lui, pur avendo offerto a esse un'eco mediatica di grande rilievo. 

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Tutta colpa del Cremlino?

Lo scorso anno, durante una conferenza stampa congiunta con Vladimir Putin, Macron accusò i media russi di aver diffuso bufale contro di lui in campagna elettorale per favorire la candidata del Front National, Marine Le Pen, che nelle settimane precedenti era addirittura volata al Cremlino per una foto insieme al presidente russo a beneficio dei suoi elettori. Macron si riferiva in particolare a due voci, che erano state rilanciate da Sputnik e Rt: la prima riguardava i rumor sulla sua omosessualità, la seconda un suo presunto conto alle Bahamas. Entrambe le testate respinsero le accuse. La realtà è, però, più complessa. Entrambe le voci avevano avuto forte risonanza grazie a Sputnik e Rt ma non erano state "fabbricate" ad hoc dalla Russia.

A sostenere che Macron sia omosessuale era stato infatti un parlamentare del partito gollista Les Republicains, Nicolas Dhuicq, che in un'intervista a Sputnik parlò di una "potente lobby gay" che sosteneva Macron, a partire dall'uomo d'affari Pierre Berge, il che "la diceva lunga" sulla vita privata dell'allora leader di En Marche. Tali voci però erano diffuse tra gli oppositori di Macron già da tempo, tanto che l'interessato era stato già costretto a smentire una prima volta nel novembre 2016 (stesso discorso per la più recente smentita di una relazione tra il presidente francese e la sua ex guardia del corpo Alexandre Benalla).

Quello che ha fatto Sputnik è dare una maggiore risonanza a tale rumor, dal momento che i media del Cremlino sono assai seguiti dai sovranisti di tutto il mondo, che ritengono Putin un punto di riferimento. È abbastanza ovvio che due testate espressione del governo russo veicolino notizie, o semplici indiscrezioni, che mettano in difficoltà i leader considerati ostili e favoriscano politici ritenuti, per varie ragioni, amici. E non è nemmeno un comportamento esclusivo appannaggio dei media russi. Si pensi al vasto spazio dato su testate di orientamento liberal a voci sulla vita sessuale di Donald Trump la cui veridicità era altrettanto dubbia. 

L'eterno zampino di 4chan

Quanto alla faccenda del conto alle Bahamas di Macron, si tratta di disinformazione nata sul forum /pol/ di 4chan, quel magmatico ritrovo virtuale di troll e più o meno improbabili estremisti di destra dove vengono concepite a bella posta (magari con lo zampino di personalità dei servizi segreti, chissà, tutti gli utenti sono anonimi) la maggior parte delle fake news "sovraniste" che circolano in rete, con il preciso obiettivo di danneggiare i politici "globalisti" e i loro sostenitori. È su 4chan che è nata la bufala del Pizzagate, il presunto circolo di pedofili che avrebbe coinvolto il capo della campagna elettorale di Hillary Clinton. Sarebbe stato un utente di 4chan, allo scopo di screditare la credibilità della stampa di sinistra, a girare a BuzzFeed il dossier fasullo che documentava le intemperanze erotiche di Trump in Russia. È su 4chan che viene alimentato con sempre nuove teorie il mito di Soros grande burattinaio. Ed è su 4chan, come ricostruì il Sole 24 Ore, che nacque la faccenda del conto alle Bahamas. 

I documenti (falsi) pubblicati sul forum si diffusero rapidamente sui siti appartenenti alla galassia complottista o di estrema destra Usa, per poi approdare agli equivalenti francofoni e, solo allora, essere ripresi da Rt e Sputnik, sebbene nella chiave di articoli che rendevano conto del dibattito nato in Francia intorno alla voce. Da una parte, è evidente che il Cremlino avesse interesse a dare evidenza ai rumor per favorire Marine Le Pen. Dall'altra non si può accusare Sputnik e Rt di essere i precisi responsabili della montatura (per quanto vada sottolineato l'effetto amplificatore di due media così seguiti dal pubblico antiglobalista). 

Per Sputnik il 'bufalaro' è Macron

In particolare, Sputnik reagì accusando Macron di essere lui, semmai, a diffondere bufale contro la testata. L'agenzia russa sottolineò di aver solo pubblicato le due smentite che En Marche diffuse in merito alla vicenda. E, andando a controllare, si verifica che, almeno per quanto riguarda il canale in inglese (ovvero il più letto), è proprio così

La reazione dei media pro Cremlino è stata dura anche in seguito all'approvazione della legge, che considerano diretta contro di loro. Secondo Margarita Simonyan, la direttrice di Russia Today, il provvedimento "ha come evidente obiettivo i media stranieri" ed è "una lotta contro il dissenso banale e antiquata". 

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Anche le opposizioni hanno ribadito le loro critiche già espresse nei precedenti, accesissimi dibattiti parlamentari sulla materia. Per Les Republicains, Macron intende costituire una vera e propria "psicopolizia" per reprimere la libertà di espressione, altro riferimento a 1984 di George Orwell. Julien Rochedy, parlamentare del Rassemblement National (nuova denominazione del Front National di Marine Le Pen), ha scritto su Twitter che "lo Stato francese finalmente ha il monopolio sulla verità e sulla diffusione di massa. Può legalmente censurare tutto ciò che non gradisce. Si ritorna agli anni 30". Per la sinistra radicale de La France Insoumise, si tratta di una "legge inefficace, frettolosa e superflua contro un concetto indefinito come quello di fake news" nonché di "una nuova forma di censura". 

@CiccioRusso_Agi

 

Vedi: In Francia ora sarà un giudice a stabilire se una notizia è falsa (in due giorni)
Fonte: estero agi


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