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IL RACCONTO DI MAGI DA KIEV: «QUI IN UCRAINA È STERMINIO»

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«Mosca diffonde fake news, è in corso una deucrainizzazione: chi non si sottomette viene annientato. No di Conte a nuove armi? Da avvocato del popolo a avvocato del dittatore il passo è breve»
Claudia Fusani

Il collegamento va a strappi. La copertura non è delle migliori perché la delegazione è in continuo trasferimento. «Vista da qui la denazificazione è senza dubbio sinonimo di deucrainizzazione. Sterminio e annientamento di chi non si sottomette», sono le prime parole di queste intervista con Riccardo Magi, deputato di + Europa arrivato giovedì sera in Ucraina con una delegazione di una ventina di parlamentari europei. La missione, spiega Magi, è organizzata dal gruppo interparlamentare United 4 Ukraine (U4U) su invito del presidente Stefanchuk Ruslan del Verkhovna Rada (Parlamento ucraino). Ne fanno parte i parlamentari di sette paesi europei (Italia, Irlanda, Lituania, Estonia, Polonia, Austria, Romania) e il Canada. Magi è con Lia Quartapelle, responsabile Esteri del Pd e Laura Hart, coordinatrice dell’alleanza interparlamentare sulla Cina. L’obiettivo della nostra presenza, aggiunge, è «portare solidarietà internazionale all’Ucraina a seguito dell’aggressione della Federazione russa e di approfondire la possibile cooperazione interparlamentare su alcuni aspetti legati al conflitto in corso». È un viaggio nell’orrore di cittadine devastate dalla guerra e dalla violenza degli aggressori come Borodjanka e Bucha.
La propaganda russa continua a negare l’evidenza. Cosa vede? Cosa vi stanno raccontando i colleghi ucraini? Il tribunale internazionale sta procedendo nella raccolta delle prove per l’imputazione di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. A che punto è la raccolta delle informazioni e delle prove?
La menzogna viene usata in modo sistematico e metodico dai regimi dittatoriali e la Russia ha compiuto da tempo la transizione verso un vero e proprio totalitarismo. Dovremmo avere acquisito questa consapevolezza e invece alcuni dibattiti sulle tv italiane sono sbalorditivi, si mettono in dubbio i fatti che vengono interpretati invece che analizzati per quello che sono. E che dicono. I colleghi Ucraini, i cittadini e lo stato stesso dei luoghi raccontano di un attacco di una brutalità inaudita contro abitazioni civili e contro gli stessi cittadini. Vista da qui la denazificazione è senza dubbio sinonimo di deucranizzazione. Sterminio e annientamento di chi non si sottomette.
Cosa chiede la popolazione ucraina?
L’Ucraina ha dimostrato di saper resistere, ha contenuto e poi respinto l’aggressione violentissima di una potenza nucleare. Gli ucraini con cui abbiamo parlato mostrano una forza, un orgoglio e una consapevolezza straordinari. E del resto non hanno scelta. Chiedono alla comunità internazionale e all’Europa in particolare di essere sostenuti con l’invio di armamenti, con l’aiuto nell’attività investigativa finalizzata all’incriminazione per crimini di guerra e contro l’umanità, con l’avvio della procedura per la candidatura all’ingresso nella UE, con l’aiuto per la ricostruzione. Chiedono di poter essere un popolo libero, di scegliere e autodeterminarsi.
Nei vostri incontri, qualcuno parla o chiede di trattative e mediazione per la pace?
È la speranza di tutti quella di poter arrivare a un cessate il fuoco il prima possibile ma appunto bisogna arrivarci e perché sia possibile è necessario che la diplomazia lavori, che l’Ucraina resista e sia nelle condizioni di respingere il più possibile l’attacco e che Putin sia davvero disponibile.
Zelensky oggi ha detto di essere disposto a cedere la Crimea. Può essere l’avvio di una trattativa?
Può esserlo e probabilmente può anche aiutare a chiarire chi cerca la pace e chi l’ha negata dal 24 febbraio e continua a farlo.
Immagino si riferisca a Putin. Il Cremlino è ancora lucido o comincia a perdere certezze?
Ripeto, le dittature hanno una marcia in più sotto il profilo della manipolazione della verità e dell’informazione, possono contraddirsi e smentirsi senza pagare alcun prezzo nell’immediato. Conta solo la ragion di stato e per perseguirla tutto è consentito, senza limiti. A volte anche al ridicolo.
Si parla del 9 maggio come data dirimente nel conflitto, nel bene e nel male. Lo sarà?
Nessuno lo sa, nessuno può sapere cosa ci sia nella testa di Putin. Del resto in molti, anche analisti autorevoli, non avevano previsto l’attacco all’Ucraina o almeno non nelle modalità con cui è avvenuto. E in una certa misura ha sorpreso gli stessi ucraini.
In Italia, Conte e i 5 Stelle chiedono un nuovo dibattito parlamentare sull’invio delle armi con tanto di voto. È necessario?
Non è necessario perché il Parlamento si è già pronunciato, su questo non vi sono dubbi. Non ci sono stati salti di qualità nell’invio delle armi. E comunque è previsto un’informativa ogni tre mesi.
Che effetto fa, stando lì, ascoltare i distinguo di Conte e 5stelle?
Trovo politicamente osceno l’agitarsi di Conte così come i distinguo del presidente della commissione Esteri Vito Petrocelli che non vorrebbe dare supporto all’Ucraina. L’ex premier parla di perimetro dell’art. 51 della Carta Onu e vaneggia di armi difensive o offensive. Una distinzione ingannevole e pretestuosa. L’articolo sancisce, cito, “il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso in cui abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure per mantenere la pace e la sicurezza internazionale”. Non c’è nulla di offensivo e di difforme dalla Carta dell’Onu in quello che stanno facendo gli Ucraini e nella loro legittima richiesta di ulteriori armamenti per difendersi secondo il diritto internazionale. Di offensivo, sotto tutti i punti di vista, ci sono solo la presenza dell’esercito russo in Ucraina e il potere di veto a qualunque iniziativa di ricomposizione dell’ordine internazionale usato dalla Stato aggressore. Da avvocato del popolo ad avvocato del tiranno il passo è breve.
Illustri esperti di geopolitica parlano di proxy war tra Stati Uniti e Russia. Gli ucraini si sentono “usati” da una proxi war?
Ma quale proxy war… Gli Ucraini si trovano a ricoprire un ruolo che non hanno cercato ma che la storia e la geografia del continente gli ha riservato: difendere non solo il proprio paese ma anche il diritto internazionale e le democrazie dall’aggressione putiniana. Per questo la loro resistenza non può non essere la nostra.
Come valuta la notizia che intelligence Usa e inglese hanno fornito elementi utili a colpire obiettivi russi?
Non mi sembrano chiarissimi i contorni della questione, in ogni caso se c’è un supporto di intelligence degli Stati Uniti nel fornire informazioni utili a respingere l’aggressione immotivata non mi scandalizza. È il comando ucraino a valutare come utilizzarle.
Come giudica questo pacifismo che vede insieme sinistra e destra? Tutti uniti dal collante anti Nato e anti Usa?
La pace si costruisce con la democrazia e con il diritto. Se c’è un’aggressione che travolge il diritto internazionale e i più basilari principi di umanità non si ottiene la pace dicendo agli aggrediti di non difendersi, come previsto dal diritto internazionale. Così facendo si ottiene esattamente il contrario: la vittoria della guerra come strumento e come metodo.
L’Europa può e deve fare di più. Cosa?
L’Europa ha risposto rapidamente e non solo sul piano della fornitura di armi ma su quello della giustizia internazionale e delle sanzioni ad esempio. La cosa più importante è che l’Europa, o meglio gli stati membri, abbiano la consapevolezza di quanto sia necessario cogliere l’occasione di questa seconda crisi, dopo quella pandemica, per realizzare una riforma profonda dell’Unione. Esattamente quello che ha chiesto il presidente Draghi nel suo discorso al Parlamento europeo sul federalismo pragmatico e sul federalismo ideale. Del resto l’Europa è nata e cresciuta solo sotto la spinta di tragiche crisi.

Fonte: Il Riformista