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Il giorno più bello

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Al disordine, semmai, possiamo pensare poi noi – intesi come classe politica e dirigente, società e comunità – stravolgendo, non rispettando, facendo finta di non capire. Dimenticando in toto le promesse e le roboanti parole della campagna elettorale.
Entro certi limiti è fisiologico, oltre è patologico. Come capitato nell’ultima legislatura, tanto per capirci.Il giorno delle elezioni è sempre un giorno di festa o almeno dovrebbe esserlo. In qualsiasi angolo della terra.
È il giorno in cui ricordare chi ha dato se stesso, la propria vita, la propria anima perché ciascuno di noi possa sentirsi cittadino e non suddito o semplice pedina di un gioco molto più grande. I cinici e i luogocomunisti vi diranno che è così anche da noi, dimenticando che a decidere non sono umori e sondaggi, ma solo quello che vuole l’elettore. Anche all’ultimo istante, spesso da solo, in un momento di silenzio.La legittimità democratica è tutto, ma solo la responsabilità individuale e politica la rendono realmente capace di disegnare il futuro di un Paese e di ciascuno di noi. Non basta votare, non si inserisce la scheda nell’urna e via. La democrazia non è ‘metti una crocetta e dimenticala’, la democrazia è partecipazione, controllo, equilibrio dei poteri, consapevolezza. Una democrazia grande e matura non pone in discussione i propri principi e il proprio ruolo nel mondo ogni volta che si va a votare. Non pretende di reinventarne se stessa e la realtà ogni volta che apre le urne. Questo è qualunquismo, facile propaganda per allocchi.Oggi decidiamo chi avrà l’onere e l’onore di governare l’Italia, non dove sia il Bene o il Male e tanto meno chi siano i buoni e i cattivi. Il voto – nell’era della maturità democratica di un Paese – non è mai l’Armageddon.
È la festa della democrazia, è il giorno in cui si onora chi ci ha permesso di essere qui.

Di Fulvio Giuliani

Fonte: La Ragione