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I trattati di pace di Parigi

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di Leonardo Panerati fonte @paesesera.toscana.it

 

Il 10 febbraio 1947 vengono firmati i trattati di pace di Parigi riguardanti i confini dell’Europa post-seconda guerra mondiale.

La Conferenza di pace di Parigi che portò ai trattati durò dal 29 luglio al 15 ottobre 1946. Le potenze alleate vittoriose nella guerra (principalmente Regno Unito, Unione Sovietica, Stati Uniti e Francia) negoziarono i dettagli dei trattati di pace con Italia, Romania, Ungheria, Bulgaria e Finlandia. La Germania fu esclusa in quanto completamente occupata e smembrata. I trattati consentirono alle potenze dell’Asse sconfitte di riprendere le proprie responsabilità di stati sovrani negli affari internazionali e di qualificarsi per l’adesione alle Nazioni Unite.

La soluzione elaborata nei trattati di pace includeva il pagamento di riparazioni di guerra, l’impegno per i diritti delle minoranze e gli aggiustamenti territoriali tra cui la fine dell’impero coloniale italiano in Africa, Grecia e Albania, nonché modifiche al regime italo-jugoslavo, ungherese-cecoslovacco Confini sovietico-rumeno, ungherese-rumeno, francese-italiano e sovietico-finlandese. I trattati obbligavano anche i vari stati a consegnare i criminali di guerra accusati alle potenze alleate per processi per crimini di guerra.

Modifiche al confine orientale italiano dal 1920 al 1975

Per quanto riguarda l’Italia nello specifico, il trattato attribuisce all’Italia fascista, avendo partecipato al Patto tripartito con la Germania e il Giappone, la responsabilità della guerra di aggressione con le potenze alleate ma ammette che, con l’aiuto degli elementi democratici del popolo italiano, il regime fascista venne rovesciato il 25 luglio 1943 e l’Italia, essendosi arresa senza condizioni, dichiarò guerra alla Germania alla data del 13 ottobre 1943, divenendo così cobelligerante nella guerra contro la Germania stessa. Dopo tali premesse, si riconosce la comune volontà delle parti firmatarie di concludere un trattato di pace che, conformandosi ai principi di giustizia, regoli le questioni pendenti a seguito degli avvenimenti bellici, per formare la base di amichevoli relazioni e permettere alle potenze alleate di appoggiare l’ingresso dell’Italia nelle Nazioni Unite.

Il contenuto del trattato di pace, tuttavia, non si limitò a regolare le questioni pendenti a seguito degli avvenimenti bellici ma impose anche la cessione di territori sui quali la sovranità dell’Italia era stata riconosciuta già in epoca antecedente all’avvento del regime fascista. Tale circostanza è riferibile, in particolare, al tracciato della frontiera orientale che era stato liberamente definito nel 1920 in accordo con lo stato jugoslavo, al quale la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia era subentrata a ogni effetto.

L’allora Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi fece presente tutto ciò nel suo discorso alla conferenza della pace del 10 agosto 1946, sottolineando che l’81% del territorio della Venezia Giulia sarebbe stato assegnato agli jugoslavi, rinnegando anche una linea etnica più interna che l’Italia si era dichiarata disponibile ad accettare e addirittura la Carta Atlantica che riconosceva alle popolazioni il diritto di consultazione sui cambiamenti territoriali. Lo statista italiano concludeva che, nonostante ciò, il sacrificio dell’Italia avrebbe avuto un compenso se almeno il trattato si fosse posto come uno strumento ricostruttivo di cooperazione internazionale e l’Italia fosse ammessa nell’ONU in base al principio della sovrana uguaglianza sotto il patrocinio dei vincitori, tutti d’accordo nel bandire l’uso della forza nelle relazioni internazionali e a garantirsi vicendevolmente l’integrità territoriale e l’indipendenza politica. Tutto il lungo discorso di De Gasperi, sebbene raggiunse un ampio consenso dal punto di vista teorico, permettendogli maggiore considerazione personale da parte delle potenze internazionali, nell’immediato futuro, di fatto però, non modificò in alcun modo le decisioni già prese in sede consultiva dalle potenze vincitrici della guerra. L’ingresso stesso dell’Italia all’ONU, peraltro, fu accordato soltanto il 14 dicembre 1955.

Immagine d’apertura: confine fra Francia e Italia nelle Alpi Marittime al Colle della Lombarda, stabilito nel Trattato di Parigi e mantenuto fino a oggi