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I prezzi del gas in Europa calmierati dall'inverno mite: un'analisi

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AGI – Tra le cause che fanno muovere i prezzi dell’energia, c’è quella legata alle condizioni meteo. Di solito, d’inverno, a causa del freddo, aumenta la domanda di gas che alimenta il riscaldamento delle case e degli edifici. L’inizio della ‘crisi del gas’ in Europa, però, è iniziata la scorsa estate sempre per cause legate alle condizioni climatiche. Nel mare del Nord, a causa della bonaccia, le pale eoliche che trasmettono l’elettricità al Continente sono rimaste ferme. Per compensare l’energia creata dal vento (si stima che l’Europa generi il 20% dell’elettricità da eolico e solare), è salita la domanda di gas che ha portato i prezzi ai massimi di sempre a 188 euro/Mwh raggiunto nella settimana di Natale (il 21 dicembre).

Per avare un termine di confronto, la media del decennio 2010-2019 è stata di 20 euro/Mwh. Per Vortex, gruppo indipendente di studio del meteo, la forza del vento in Nord Europa è diminuita di circa il 15%. Le cause sono incerte ma molti ritengono che la diminuzione della velocità con cui soffia dipenda dal cambiamento climatico.

Il Regno Unito ha sofferto come il resto del Continente. E la promessa del premier Boris Johnson secondo cui l’eolico alimenterà ogni casa entro il 2030, è apparsa, a molti, più lontana. Nei primi giorni di settembre 2021 l’energia prodotta dal vento ha prodotto meno di 1 GW rispetto a una capacità di generazione media di 24 GW.

Il gruppo britannico dell’energia Sse ha spiegato che “la produzione da rinnovabili nel periodo tra il primo aprile e il 22 settembre ha prodotto il 32% di energia in meno del previsto, a causa del clima secco e poco ventoso”. Sempre il Regno Unito, nel 2020, ha generato in media il 25% dell’energia dalle pale eoliche offshore, mentre lo scorso anno solo il 7%. Con il risultato che il paese ha dovuto riaccendere le centrali a carbone. Stessa cosa accaduta in Germania dove a causa della bonaccia e dei prezzi del gas in rialzo, sono state accese le centrali a carbone, massimo paradosso della transizione energetica.

Il Generale Inverno non ha piegato l’Europa

Eppure, secondo il columnist di Bloomberg, Javier Blas, bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno. L’inverno non troppo freddo, infatti, ha scombussolato i piani di Mosca che, per molti tra cui il direttore esecutivo dell’Aie (Agenzia internazionale dell’energia) Fatih Birol, tiene ai minimi i flussi verso l’Europa per motivazioni esclusivamente politiche.

“L’inverno russo sconfisse Napoleone Bonaparte e Adolf Hitler. Questa stagione ha giocato un ruolo storico contro i nemici della nazione e ora gode del grado militare, popolarmente noto come il generale Moroz e il generale Zima (cioè “gelo” e “inverno”). Nella grande battaglia europea del gas naturale del 2021-22, tuttavia, il meteo ha finora lavorato a sfavore di Mosca. Se il presidente Vladimir Putin contava su Moroz e Zima, i generali devono ancora presentarsi sul fronte occidentale”, ha scritto Blas.

Proprio il clima mite ha finora “ridotto la domanda di riscaldamento e placato il panico dei mercati europei sull’offerta che ha portato i prezzi del gas naturale salire a livelli record. In questi primi giorni dell’anno Londra, Berlino e Parigi hanno goduto di un clima quasi primaverile. Alla vigilia di Capodanno, la temperatura media nell’Europa nord-occidentale era di quasi 12 gradi Celsius, circa 9 gradi sopra la media degli ultimi 30 anni.

Alcune città erano ancora più calde: Zurigo e Francoforte si attestavano a 13 gradi C, rispetto al livello medio intorno allo zero per entrambe le città. Per l’Europa, che importa il 40% del suo gas dalla Russia, è stata una tregua economica e geopolitica”.

Scongiurato lo spettro blackout (per ora)

Da un massimo storico di quasi 188 euro del 21 dicembre, il prezzo del gas è precipitato a un minimo di 65,40 euro per MWh il 31 dicembre, un calo senza precedenti (del 65%) in soli otto giorni. Il gas non viene utilizzato solo per il riscaldamento e l’industria: l’Europa ne brucia molto per generare elettricità. E così il clima mite ha evitato lo scenario peggiore: quello dei blackout. Ad alleviare la situazione anche i carichi di navi statunitensi di gas naturale liquefatto (gnl) che hanno contribuito a far scendere i prezzi, una vera ironia della sorte dal momento che i paesi europei si sono sempre opposti al fracking, la tecnica che ha sbloccato il gas americano facendo diventare gli Stati Uniti esportatori di gnl.

Ma prima che le temperature in Europa salissero, sembrava che ancora una volta il ‘generale inverno’ giocasse a favore di Mosca. L’Europa stava entrando in una crisi conclamata con le scorte di gas ben al di sotto della media degli ultimi 10 anni. Il giorno di Natale, l’Europa aveva l’equivalente di 629 terawattora di gas in deposito. Se ci fosse un inverno normale, con temperature tipiche del periodo, le scorte europee scenderebbero al di sotto di 200 TWh entro la fine di marzo, quando tremina la stagione in cui gli edifici sono riscaldati. Sarebbe il livello più basso di sempre.

Con un inverno più rigido della norma, come quello del 2017-18, le scorte di gas si sarebbero ridotte a circa 90 TWh, il 50% sotto il precedente minimo storico. Con le scorte a quel livello, per molti trader la stabilità della rete del gas sarebbe compromessa. Molti si aspettavano prezzi del gas alle stelle, una “distruzione della domanda” generata dal fallimento delle industrie ad alta intensita’ energetica come le fonderie di alluminio e i produttori di vetro. Finora, però, l’inverno tiepido sta scongiurando tutto questo.

Altra particolarità di questo inizio gennaio è dato dal fatto che le scorte di gas in Europa sono aumentate per quattro giorni consecutivi. Un evento che non era mai accaduto prima in questo periodo dell’anno. Allo stato attuale, un inverno normale lascerebbe le scorte a circa 240 TWh alla fine di marzo, il terzo livello piu’ basso di sempre, ma non così grave come molti temevano.

Se le temperature dovessero ridursi potrebbero scendere a circa 140 TWh, un minimo record, ma al di sopra della catastrofica barriera di 100 TWh associata ai blackout. Se è stato il vento, a catapultare l’Europa in una crisi energetica difficile, è sempre clima che la potrebbe salvare. Ma ancora il pericolo non è passato. Probabilmente le scorte di gas alla fine della stagione fredda saranno molto basse, di conseguenza, tutto fa pensare che i prezzi elevati continueranno anche la prossima estate e, probabilmente, nell’inverno 2022-23.

La Russia, nonostante tutto, tiene sotto controllo la situazione. Gazprom, ha ridotto significativamente le forniture in Europa negli ultimi giorni per il calo della domanda europea. È ormai quasi un mese che il gas non arriva in Germania attraverso il gasdotto Yamal-Europa, cosa che non era mai accaduta durante l’inverno. Un altro punto critico sono le migliaia di truppe schierate al confine con l’Ucraina dove transita gran parte del gas europeo. Ma questa volta il meteo non c’entra niente.

Source: agi


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