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I passi indietro di Tump e l'incubo di Enrico V (o dei Knicks del 1995) 

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AGI – I nemici ritengono che stia mettendo le mani avanti. Gli amici, ma non troppi, quasi ci sperano. Chi lo conosce, giura che pensa al raddoppio. Donald Turmp dice: “I giorni migliori della mia vita, in affari e dal punto di vista personale, sono stati prima del mio annuncio sulla candidatura per la presidenza”. Se è vero che di punti saldi ne ha pochi e che le porte della sua Casa Bianca sono sempre state molto girevoli, una cosa è certa: ultimamente ha fatto parecchi dietrofront.

Ha ripreso a fare i briefing sul coronavirus, bruscamente interrotti ad aprile dopo aver suggerito di ingerire candeggina. Le mascherine da inutili sono divenute utili e patriottiche, i comizi in presenza (dopo lo sgambetto di Tulsa con gli spalti vuoti) sono diventati virtuali, in assenza. Ha previsto che la pandemia negli Usa “probabilmente peggiorerà prima di migliorare” (invece di sparire magicamente con il caldo) ed è stato costretto a suonare il Requiem per la convention Repubblicana di Jacksonville, in Florida, quella dell’incoronazione prima del rush finale verso il 3 novembre.

Cosa c’è dietro questa virata? I sondaggi che il tycoon giudica “fasulli” e il Covid. L’ultima rilevazione Quinnipiac vede lo sfidante democratico Joe Biden in testa di 13 punti in Florida mentre il 62% degli elettori del Sunshine State si dichiara contrario allo svolgimento della convention Gop a Jacksonville. Questo sondaggio è stato diffuso giovedì scorso, lo stesso giorno il cui il comandante in capo ha annunciato a sorpresa la cancellazione della convention “per proteggere la salute gli americani”.

La Florida è lo Stato dove Trump sta investendo: ha speso 40 milioni di dollari in spot televisivi, più di quanto non sia stato stanziato in Michigan, Pennsylvania e Wisconsin messi insieme. La sua campagna ha assunto personale in ogni contea, almeno 180 addetti che hanno contattato 10,4 milioni di ‘Floridian’, contro 1,5 milioni nel 2016. A Miami, dove il cocktail più in voga è il “Cuba libre”, questa settimana è stato lanciato uno spot in spagnolo, che descrive Biden come un socialista estremista (tipo Fidel) e la voce narrante è quella dell’attrice cubana Susana Pèrez.

“Non diamo nulla per scontato quest’anno”, ha ammesso la portavoce della Rnc, il comitato direttivo del partito repubblicano, Ellie Hockenbury. In Florida, sempre secondo Quinnipiac, solo il 37% approva la risposta del presidente alla pandemia, contro il 46% dello scorso aprile. Biden è praticamente assente e per alcuni è proprio questo basso profilo della sua campagna a tenerlo alto nei sondaggi. Come se non bastasse, i repubblicani in Senato cominciano a prendere le distanze dalla Casa Bianca.

Hanno approvato con una maggioranza a prova di veto la legge di bilancio per la Difesa sulla quale il presidente ha minacciato il blocco perché contiene l’ordine di cambiare i nomi di 10 basi militari intitolate a soldati confederati. Non solo. Il nuovo piano di aiuti economici per contrastare l’impatto del coronavirus non contempla la richiesta del presidente di sgravi in busta paga e forse ignorerà pure la proposta di costruire un nuovo edificio per l’Fbi, per rimpiazzare il vecchio palazzo J. Edgar Hoover che si trova proprio di fronte al Trump Hotel a Washington.

Il leader della maggioranza, il repubblicano Mitch McConnell, ha promesso che la bozza del Senato sul pacchetto da circa mille miliardi di dollari sarà pronta per lunedì mentre negli Usa le infezioni sono oltre 4 milioni e i morti più di 145 mila. Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono arrivate a 1 milione e il tasso dei senza lavoro è all’11%. Quella del Senato è la risposta repubblicana al piano da 3 mila miliardi licenziato dalla Camera a maggioranza democratica lo scorso maggio. La proposta del Senato contiene un nuovo round di assegni diretti da 1.200 dollari per i cittadini, 105 miliardi per la riapertura delle scuole, 25 miliardi per i test (osteggiati dal presidente) e scudi legali per le aziende e gli ospedali.

Resta il nodo di come rimpiazzare i 600 dollari settimanali di sussidi previsti dal precedente piano e che scadranno il prossimo 31 luglio. I repubblicani stanno valutando un taglio a 200 dollari perché li considerano un incentivo a non cercare lavoro. La Casa Bianca vuole ridurli a 100. Nancy Pelosi, la Speaker della Camera, non vuole toccarli “perché la ripresa è troppo lenta”. Non è certo una posizione idilliaca per il presidente quando mancano 100 giorni (che in politica sono domani) all’Election Day.

“Vi chiedo di non sottovalutare il genio maligno di Trump”, avverte il regista premio Oscar e attivista Michael Moore, tra i pochi ad aver previsto la vittoria di The Donald nel 2016. “Ci sono molti esempi nella storia: da Enrico V che avrebbe dovuto perdere contro i francesi nel giorno di San Crispino e invece non lo ha fatto”, ai “playoff Nba del 1995 quando i Knicks erano avanti, molto avanti sugli Indiana Pacers, mancavano 15 secondi alla fine e Reggie Miller segnò 8 punti in 9 secondi”. 

Vedi: I passi indietro di Tump e l'incubo di Enrico V (o dei Knicks del 1995) 
Fonte: estero agi


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