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I mercati tirano il fiato ma la fine del tunnel ancora non si vede

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Le Borse rifiatano, il petrolio si tira fuori dai minimi da 18 anni, la giornata insomma promette bene e anche le ultime sedute non sono state al cardiopalma. Ma ciò non deve fare illudere: ancora non si intravede la fine del tunnel.

“È ancora troppo presto. La situazione – spiega all’AGI, Antonio Cesarano, global strategist di Intermonte Sim – non è uguale per tutti. La Cina sta uscendo dal tunnel della crisi ma è la sola per ora a farlo. L’Oms ha dichiarato che l’Europa potrebbe essere vicina al picco, ma c’è da aspettare, ancora non ci siamo. Poi ci sono gli Stati Uniti e l’India che stanno entrando adesso nella fase acuta della crisi e bisognerà vedere come evolverà la situazione. Dal punto di vista dei mercati diciamo che siamo tutti in salita, vediamo la cima della collina e portiamo pesi diversi”.

Ci sono delle differenze: ad esempio l’Italia si è un po’ alleggerita

Nel dettaglio, spiega l’analista, “L’Italia vede la cima della collina ma non l’ha raggiunta e in questi giorni si è un po’ alleggerita. Dietro l’Italia, seguono altri membri della spedizione, che portano un carico più pesante, mentre Stati Uniti e India, non solo sono sovraccarichi ma vedono anche la cima più lontana. La Cina invece è l’unica che ha scollinato. Loro intravedono la discesa. Ecco la situazione più o meno è questa”.

I mercati azionari sono quelli più sensibili all’emergenza coronavirus. Cioè tengono conto più di altri mercati dei lockdown e della possibile fine del tunnel. Più si avviano le chiusure e più il contagio si allarga e si fa duro e più le Borse vanno peggio. Ovviamente, al contrario, più si cominciano a riaprire i Paesi e più il virus mostra segni di arretramento e più i mercati reagiscono bene. 

Wall Street ha chiuso positiva grazie alla Fed e al pacchetto di aiuti da 2.200 miliardi di dollari

Prendiamo l’esempio della Borsa di New York: ieri Wall Street è cresciuta di oltre il 3% e oggi i listini europei guadagnano intorno al 2%. I motivi? Non certo l’inizio della fine del tunnel, quella purtroppo ancora non si vede.

Le ragioni dunque sono altre e tre in particolare: la buona chiusura di ieri a Wall Street, trainata dalle nuove contromosse della Fed e dal pacchetto di aiuti varato dall’amministrazione Trump.

Le Borse europee risentono dai dati positivi del Pmi manifatturiero cinese, a marzo in forte ripresa

Nel dettaglio, a ridare ottimismo alle piazze finanziarie europee ci ha pensato in ‘primis’ il Pmi cinese, che a marzo ha ripreso ad espandersi dopo il tracollo di febbraio. In pratica, l’indice anticipatore Pmi cinese a marzo è tornato sopra i 50 punti, sia nel settore manifatturiero sia nei servizi, dopo essere piombato al minimo record di 35 punti il mese scorso. Un altro motivo è rappresentato dal recupero del prezzo del petrolio, che ieri era crollato ai minimi da 18 anni e oggi torna sopra i 21 dollari.

Il petrolio è crollato, ma oggi riprende quota

Il rimbalzo del petrolio è legato alla telefonata distensiva di Vladimir Putin a Donald Trump. Insomma, la Russia, che ha contribuito non poco al recente tracollo dei prezzi, scatenando una guerra con l’Arabia Saudita sulle quote produttive, nel giorno più nero, dopo che il Wti è sceso sotto i 20 dollari, ha aperto agli Stati Uniti, l’altro big tra i Paesi produttori. Putin e Trump si sono sentiti e il presidente russo ha detto al collega americano: “Siamo pronti a collaborare per la stabilità dei prezzi. Dobbiamo far risalire la valutazione del barile”. 

Last but not least, i mercati vanno meglio grazie ai ribilanciamenti di portafoglio

Vi è poi un quarto motivo, più tecnico, che sta contribuendo oggi al buon andamento dei mercati e cioè i cosiddetti ribilanciamenti di portafoglio degli investitori.

Che significa? “In genere – spiega Cesarano – soprattutto i fondi pensione ribilanciano il loro portafoglio alla fine di ogni trimestre, mentre i fondi comuni lo fanno ogni mese. Fine marzo cade appunto alla fine del trimestre, dunque i fondi si riposizionano. Questo significa che, se come fondo ho un mandato che mi spinge ad avere in portafoglio un 60% obbligazionario e un 40% azionario e mi accorgo che a fine trimestre questo rapporto è squilibrato, devo intervenire. In questo caso i cali dei titoli azionari e i rialzi di quelli obbligazionari, inevitabili in una fase volatile e turbolenta come quella attuale, avranno probabilmente portato la quota dell’obbligazionario a salire all’80%, mentre l’azionario è sceso al 20%. Perciò dovrò intervenire ribilanciando le due quote e comprando più azioni. Ecco questo è uno dei motivi per cui oggi le Borse vanno bene”. 
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Fonte: economia agi


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