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Herman Hollerith, l’inventore del computer

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Ingegnere statunitense (Buffalo 1860 – Washington 1929). Inventò una macchina per la tabulazione dei dati basata sull’uso di schede perforate. Fondò la Tabulating machine co., che si fuse in seguito con molte altre ditte per dar vita all’IBM.

 

La macchina ‘intelligente’ e ‘tuttofare’

Il computer è, probabilmente, l’invenzione più importante del Novecento. Nato come macchina per calcolare e poi per elaborare informazioni di interesse scientifico-militare, si è trasformato in uno strumento capace di eseguire compiti diversissimi tra loro. I computer oggi vengono utilizzati da tutti, per elaborare dati, scrivere, giocare, disegnare, comunicare a distanza: il PC, personal computer, fa concorrenza al televisore come elettrodomestico più usato nelle case. Ci sono computer di tutte le dimensioni: i più grandi sono strumenti insostituibili per la ricerca scientifica, per gestire grandi aziende, banche, ministeri; i più piccoli fanno funzionare diverse apparecchiature, dai semafori agli antifurto elettronici, dagli orologi digitali ai forni a microonde

NON SOLO CALCOLI

La parola inglese computer significa “calcolatore” e, in effetti, i primi computer sono stati costruiti proprio allo scopo di fare calcoli, a cominciare dalle quattro operazioni dell’aritmetica. Ma i progressi scientifici e tecnici hanno permesso di trasformare il computer in una macchina che esegue, automaticamente, dopo aver ricevuto le istruzioni necessarie, operazioni e azioni di ogni genere. Con un computer moderno si può scrivere, disegnare, realizzare film d’animazione, comporre e ascoltare musica, eseguire calcoli lunghissimi ‒ che un uomo non potrebbe mai portare a termine, neppure se vivesse un milione di anni ‒, progettare un grattacielo, simulare il comportamento in volo di un aereo, fare previsioni meteorologiche, gestire una grossa azienda, e così via. Ci si può, inoltre, collegare con altri computer e comunicare a distanza, scambiandosi informazioni di ogni tipo: testi, brani musicali, disegni, fotografie, filmati.

In italiano, quindi, per indicare un computer, piuttosto che il termine calcolatore, si preferisce usare quello, più generico, di elaboratore, che indica una macchina capace non soltanto di eseguire calcoli, ma di elaborare informazioni di ogni genere, in base alle istruzioni ricevute.

GLI ANTENATI DEL COMPUTER

Fin dall’antichità, l’uomo ha cercato di costruire strumenti e macchine che gli consentissero di effettuare calcoli. Il più antico strumento di questo tipo è l’abaco, già usato in Cina più di quattromila anni fa e, poi, dai Greci e dai Romani. Ancora oggi, per insegnare ai bambini a fare le addizioni e le sottrazioni, si usa talvolta uno strumento, il pallottoliere, che è molto simile all’antico abaco. L’abaco era una tavoletta provvista di scanalature dove venivano fatte scorrere alcune palline che rappresentavano i numeri, suddivisi in unità, decine, centinaia, e così via. L’abaco non è una macchina, perché non è fornito di organi meccanici, di ingranaggi che permettano di eseguire le operazioni in maniera più o meno automatica.

La prima ‘macchina per calcolare’ fu invece inventata dal matematico e filosofo francese Blaise Pascal, nel 1642. Si chiamava Pascaline e serviva soltanto per fare addizioni e sottrazioni. Era costituita da una serie di ruote dentate, che rappresentavano le unità, le decine, le centinaia e così via. Su ogni ruota erano segnati i numeri da 0 a 9. A ogni giro completo della ruota delle unità, la ruota delle decine avanzava di una posizione, a ogni giro completo della ruota delle decine, la ruota delle centinaia avanzava di una posizione, effettuando così il ‘riporto’ su cui si basa il metodo dell’addizione.

Nel 1671, il filosofo e matematico tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz inventò una macchina calcolatrice capace di eseguire tutte e quattro le operazioni dell’aritmetica. Leibniz creò anche il sistema di numerazione binario, che viene usato negli attuali computer, e intuì il concetto di programmazione, cioè l’idea di fornire alla macchina una serie di istruzioni, in modo che questa potesse funzionare da sola. Ma era ancora troppo presto per poter costruire macchine di questo tipo, cioè automatiche.

DALLE SCHEDE PERFORATE ALLE VALVOLE

Nel 1804, il francese Joseph Jacquard inventò un sistema per far funzionare automaticamente i telai per la tessitura. I telai eseguivano le diverse operazioni seguendo le istruzioni riportate su schede di cartone perforate. L’idea delle schede perforate venne ripresa e applicata, nel 1822, dal matematico inglese Charles Babbage, il quale ideò una macchina per eseguire diverse operazioni matematiche, detta analitical engine (cioè “motore analitico”). E ancora, nel 1890, dall’ingegnere americano Herman Hollerith, che costruì una macchina molto simile, nel funzionamento, ai moderni computer. Le macchine a schede perforate erano quasi esclusivamente meccaniche, cioè fatte di ingranaggi molto complicati, anche se, all’inizio del Novecento, furono modificate con l’introduzione del relè ‒ un dispositivo elettromagnetico ‒ in grado di ‘leggere’ le schede. Un grande progresso nella costruzione dei calcolatori si ebbe con l’introduzione delle valvole: questi dispositivi elettronici ‒ inventati dall’ingegnere inglese John A. Fleming nel 1904 ‒ in determinate condizioni fanno passare la corrente elettrica, in altre ne impediscono il passaggio. A questi due stati ‒ passaggio/non passaggio di corrente ‒ vengono associati i simboli 1 e 0, elementi base del sistema binario.

Nel 1943 fu iniziata la costruzione del primo calcolatore elettronico, cioè completamente a valvole, senza più ingranaggi meccanici: l’ENIAC. L’ENIAC era una macchina enorme: pesava 13 t, utilizzava 18.000 valvole e occupava una superficie di 180 m2.

Nel 1950, entrò in funzione l’EDVAC, progettato dal matematico di origine ungherese John von Neumann. L’EDVAC, che possedeva una memoria apposita dove venivano registrati i programmi, è considerato il primo vero computer moderno, perché non si limitava a eseguire calcoli, ma poteva trattare ogni tipo di informazione. Il calcolatore era diventato elaboratore.

DALLE VALVOLE AI TRANSITOR FINO AI CIRCUITI INTEGRATI

Verso la fine degli anni Cinquanta, le valvole vennero sostituite dai transistor, dispositivi elettronici che svolgono la stessa funzione delle valvole, ma sono molto più piccoli, 10 volte più veloci e, soprattutto, contrariamente alle valvole, non si rompono facilmente. A metà degli anni Sessanta, i transistor vennero sostituiti dai circuiti integrati, costituti da elementi microscopici saldati su una piccolissima piastrina di silicio. I progressi tecnologici hanno fatto compiere enormi progressi alle capacità di elaborazione dei computer: un calcolatore a valvole poteva eseguire circa 2.200 moltiplicazioni al secondo; con l’introduzione dei transistor, si è passati a 38.000 moltiplicazioni al secondo; con i circuiti integrati, già nel 1970, un computer era in grado di eseguire 2.000.000 di moltiplicazioni al secondo. Nel 1976 nasce il PC (personal computer) e il computer diventa un elettrodomestico: uno strumento alla portata di tutti, utilizzabile per scopi diversissimi.

Fonte: Treccani,it