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È scontro nella maggioranza di governo sul Mes

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Con il via libera dell’Eurogruppo all’utilizzo del Mes sulle spese sanitarie e senza condizionalità si riaccende lo scontro all’interno della formazione rosso-gialla. Se per il premier Conte l’obiettivo resta in ogni caso il sì al ‘Recovery fund’ (con un misto di prestiti e di trasferimenti e con scadenze di 25 anni) il Partito democratico si schiera compatto, dal segretario dem Zingaretti al viceministro al Mef Misiani, per promuovere il ricorso al fondo Salva Stati. E così Italia viva con Marattin: “Ok senza se e senza ma”.

La premessa del responsabile dell’Economia, Roberto Gualtieri, è che si lavora per il ‘Recovery fund’ entro l’estate e che già dal primo giugno ci sarà la possibilità di finanziare la cassa integrazione e il Fondo paneuropeo di garanzia della Bei per le imprese ma per i dem sarebbe assurdo voltare le spalle ad “una grande opportunità per l’Italia”. Si tratta – osserva Zingaretti – di 37 miliardi di euro “per ospedali, assunzione di medici infermieri, personale, investimenti per nuovi farmaci e cure”.

Niente fughe in avanti, il Mes è inadeguato, tagliano corto i pentastellati. Del resto il Movimento 5 stelle è diviso e rischia di dividersi, non solo a Strasburgo. Neanche la strategia del premier Giuseppe Conte di chiedere nell’Aula, quando sarà il momento, il voto sull’intero pacchetto Ue potrebbe salvaguardare l’unità M5s, visto che non è solo l’ala che fa riferimento a Di Battista ad essere intransigente su questa linea.

I ‘governisti’ sono più cauti ma il no al Mes è una battaglia che potrebbe essere portata avanti anche senza ascoltare eventuali ordini di scuderia da parte dei vertici. A vigilare sul dibattito interno sono anche i massimi vertici istituzionali e tra l’altro la decisione dell’Eurogruppo giunge proprio nelle ore in cui Sergio Mattarella sta limando il suo messaggio per la festa dell’Europa.

In tutti i suoi interventi durante l’epidemia il Capo dello Stato aveva sollecitato le istituzioni europee ad un atteggiamento solidale e a “misure adeguate” per superare l’emergenza. Il premier Conte – che comunque ritiene il Mes uno strumento inadeguato – è quindi chiamato nuovamente ad un’opera di sintesi nella maggioranza. E i tempi della mediazione potranno non essere brevi. Intanto la prima prova per il presidente del Consiglio e’ pero’ rappresentata dal dl maggio.

Il decreto probabilmente arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri lunedì mattina (non si esclude che ci sia prima il sì al dl per rimandare in cella i boss della mafia) anche se si tenterà di stringere. Molti nodi restano ancora sul tavolo, a partire da quello sulle regolarizzazione dei lavoratori irregolari, con M5s che fa ancora muro e dice no a qualsiasi sanatoria perché – questa la tesi – sarebbe un regalo a Matteo Salvini.

La renziana Teresa Bellanova ha scritto alla collega Nunzia Catalfo (al testo della misura stanno lavorando gli uffici legislativi del dicastero dell’Agricoltura e quello del Lavoro) per chiedere di regolarizzare i braccianti e dare il via libera ai permessi di soggiorno validi per tre mesi ma il pressing per ora non ha sortito effetti.

L’esponente M5s ‘resiste’, al massimo due. Da qui l’impasse sulla trattativa. Nodo anche da sciogliere anche quello sugli aiuti alle imprese. L’ipotesi di un eventuale ingresso dello Stato resta in piedi per le insistenze del Pd che nei prossimi giorni presenterà il suo piano industriale.

Tuttavia Confindustria preme sul governo affinché scelga altre strade. Non si esclude quindi che il dl rilancio (cosi’ e’ stato battezzato) possa essere spacchettato in piu’ provvedimenti. I ‘desiderata’ dei ministri – racchiusi in circa 770 pagine – hanno dilatato ulteriormente i tempi della chiusura del dossier, mentre è in corso una trattativa tra il premier Conte e Italia viva che nell’incontro di ieri ha spinto soprattutto sul piano choc sulle infrastrutture.

Nel documento ci dovrebbe essere, tra l’altro, lo stop di cinque mesi ai licenziamenti, un tetto sul costo delle mascherine e il via libera allo smart working per i dipendenti che hanno figli sotto i 14 anni. Previsto anche il bonus baby sitter a 1.200 euro. Sul fronte delle riaperture si aspettera’ il 18 maggio. Le regioni e il governo attendono i dati Inail sulla sicurezza del lavoro ma intanto diversi governatori hanno giocato d’anticipo. A giugno, secondo le regole già adottate per la ripresa delle cerimonie religiose potrebbe arrivare anche l’ok pr cinema e teatri all’aperto. Si discuterà nei prossimi giorni. Anche sul tema del rilancio del campionato di calcio. 

Vedi: È scontro nella maggioranza di governo sul Mes
Fonte: politica agi


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