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Dominic Cummings, il superconsulente che imbarazza Johnson

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Super-consigliere del premier britannico Boris Johnson, temuto più che rispettato, Dominic Cummings non è nuovo agli scandali e come in molte altre occasioni, la sua risposta di fronte all’indignazione popolare è stata, “Ho fatto la cosa giusta, non si tratta di quello che pensate voi”.

Un atteggiamento arrogante che ben si adatta al controverso ‘architetto’ della campagna Leave per la Brexit, considerato un moderno Rasputin anche all’interno del Partito conservatore, temuto per il potere di cui gode e i suoi modi spicci, se non proprio brutali. Un personaggio che ha messo più volte in imbarazzo lo stesso premier, da ultimo con il suo viaggio dai genitori a quasi 500 km da Londra quando aveva ancora sintomi di Covid-19, in violazione del lockdown, mentre il Paese è tra i più colpiti al mondo dall’epidemia.

La stampa, non solo quella scandalistica, che di lui si occupa spesso, già in passato lo ha descritto come un bullo che ha imposto una cultura aggressiva e della paura, non solo tra i collaboratori ma anche tra gli stessi componenti del governo.

Gli viene attribuito lo slogan della campagna per lasciare l’Ue (“Recuperare il controllo”) e anche l’affermazione, che in seguito si è rivelata falsa, che il Regno Unito dava circa 350 milioni di sterline (392 milioni di euro) a settimana all’Unione Europea che potevano essere investiti nella salute pubblica.

Ha rifiutato di testimoniare in un’indagine parlamentare sulle ‘fake news’ e l’uso dei dati personali dei cittadini nella campagna per il referendum, campagna che poi e’ stata multata con 61 mila sterline (68 mila euro) per aver violato la legislazione elettorale. Figura tra le più influenti e discusse nella ristretta cerchia di Johnson, alla fine di marzo è stato costretto ad auto-isolarsi per due settimane dopo aver mostrato sintomi del coronavirus.

Di recente è stato rivelato che è anche tra i membri del gruppo scientifico che consiglia il governo sulla pandemia di Covid-19, partecipazione che ha sollevato dei dubbi sull’indipendenza dei suoi stessi pareri scientifici. Accusato di aver messo in piedi una rete di ‘spie’ che controllano e riferiscono su collaboratori e consulenti del governo, Cummings è malvisto per i suoi modi rudi.

L’estate scorsa era entrato in rotta di collisione con l’allora cancelliere dello Scacchiere, Sajid Javid, dopo averne licenziato in tronco la consulente per i media, Sonia Khan, senza neanche avvertirlo. La giovane, accompagnata fuori da Downing Street da un agente di polizia, era stata accusata dal super consulente di BoJo di disonestà per i suoi contatti con l’ex cancelliere Philip Hammond, tra i conservatori che si opponevano in Parlamento a una Brexit no-deal.

Uno degli episodi che hanno segnato la sua presenza come capo di gabinetto de facto e che si è accompagnata a un’emorragia di consigliere speciali da Whithehall. A rafforzare la sua immagine di personaggio scomodo, c’è stata anche lo scandalo Andrew Sabisky, il consigliere da lui assunto all’inizio dell’anno e costretto a dimettersi nel giro di poche settimane a causa delle sue posizioni apertamente razziste e misogine: il 27enne aveva affermato che i neri americani hanno un quoziente intellettivo inferiore ai bianchi e che gli sport femminili sono paragonabili alle Paralimpiadi, sostenendo inoltre l’eugenetica nonché la contraccezione forzata sulle adolescenti per evitare gravidanze indesiderate.

 

Vedi: Dominic Cummings, il superconsulente che imbarazza Johnson
Fonte: estero agi


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