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Dagli autonomi alla comunicazione, i dubbi della maggioranza sul Cura Italia

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Il giudizio degli azionisti di governo è positivo, ma la gestazione che ha portato alla nascita del Cura Italia è stata tutt’altro che priva di difficoltà. E, alla legittima soddisfazione, si somma la consapevolezza che “altro andrà fatto perché se il decreto copre l’emergenza, di sicuro non esaurisce i problemi”, è la sintesi di esponente di spicco della maggioranza. Nelle ore immediatamente precedenti al varo definitivo del decreto e, in parte, anche in quelle immediatamente successive, si sono registrate alcune  perplessità fra gli azionisti dell’esecutivo.

I dubbi sullo sforzo economico

Stando a quanto riferiscono fonti di governo, infatti, alcuni dubbi sono cominciati ad emergere già sull’entità economica del provvedimento: non tutti, si apprende, si sarebbero mostrati entusiasti all’idea di utilizzare la somma autorizzata dal Parlamento tutta in una volta.

In ambienti Cinque Stelle, ad esempio, c’è chi ha sottolineato durante una delle tanti riunioni tenute a palazzo Chigi l’opportunità di procedere in due step: uno più mirato, per iniziare. Poi procedere con misure più generali. Riserve che si registrano anche tra i gruppi parlamentari dove ci si attendeva di avere un margine economico, un “fondo ballerino”, per gli interventi di correzione proposti del Parlamento.

Toni trionfalistici

Un altro aspetto accolto con un certo malumore sarebbe stata, riferiscono ancora fonti parlamentari, l’enfasi posta da Giuseppe Conte in conferenza stampa sull’Italia come modello globale, anche perché – viene sottolineato da fonti parlamentari dem – “è oggettivamente poco credibile pensare che un provvedimento omnibus possa diventare un modello per altri Paesi”. 

Ora la battaglia si sposta a Bruxelles: c’è da convincere i partner europei della necessità di sforare i parametri o, quantomeno, di avvicinarsi allo sforamento.

La partita con Bruxelles

Sulla buona riuscita della trattativa tutti o quasi sentono di poter scommettere: paradossalmente la sfortunata uscita di Christine Lagarde sul ruolo della Bce ha facilitato il clima con le istituzioni europee preoccupate da ciò che sta accadendo ai mercati finanziari di mezzo Mondo. Su ampi margini di flessibilità, maggioranza e governo scommettono per poter sbloccare i cantieri in tutto il Paese facendo leva sulle infrastrutture per rilanciare la crescita economica in generale.

L’ultimo elemento a destare preoccupazione tra la maggioranza è quello della comunicazione: troppe bozze che girano, viene ripetuto da esponenti della maggioranza. Una fuga di indiscrezioni che spesso ha riportato la palla al centro proprio quando si era vicini all’accordo.

Il nodo delle Partite Iva

Sul merito dei provvedimenti, sia Italia Viva che il Movimento Cinque Stelle hanno rimarcato la necessità di intervenire con più decisione a sostegno dei lavoratori autonomi e delle Partite Iva. Ora, dai gruppi parlamentari emerge la volontà di una conversione il più rapida possibile e, dove possibile, a miglioramenti in sede di discussione Parlamentare. Ma c’è da fare i conti con le sedute a singhiozzo delle Camere, legate alla pandemia.

“È un momento particolare”, è il commento che arriva da ambienti del Senato, il Parlamento ha i motori al minimo e il governo gode di poteri di cui non ha mai goduto in 70 anni di Storia. Inoltre, tra le forze di maggioranza e opposizione c’è una certa inibizione a imbarcarsi in battaglie all’ultimo sangue, proprio per il ritorno negativo di immagine che questo porterebbe in un momento tanto delicato, viene sottolineato ancora. Il Parlamento è ancora un po’ inibito oltretutto, non si fanno battaglie all’ultimo sangue.

Vedi: Dagli autonomi alla comunicazione, i dubbi della maggioranza sul Cura Italia
Fonte: politica agi


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