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Come la proporzionalità degressiva influenza la rappresentanza dei cittadini UE

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di Claudia Morbidini
Da diversi anni, l’UE è in stallo su come modificare l’attuale sistema europeo di allocazione dei seggi, basato sul principio della proporzionalità degressiva. Nonostante legittima, questa modalità di attribuzione ha sollevato numerose critiche: esiste una disparità nella rappresentanza tra i cittadini degli Stati Membri?
Il Parlamento europeo
Attualmente composto da 705 membri, il Parlamento europeo è l’unico organo dell’Unione europea a essere direttamente eletto dai cittadini degli Stati Membri e, di fatto, l’unica assemblea transnazionale al mondo direttamente eletta.

L’istituzione che vediamo oggi è il risultato di un’evoluzione politica e legislativa durante la quale nuove funzioni e responsabilità sono state attribuite al Parlamento. In questo percorso, il Trattato di Lisbona ricopre un ruolo cruciale: grazie alle riforme introdotte, il Parlamento non solo rappresenta gli interessi dei cittadini a livello europeo, ma beneficia anche di maggiori poteri legislativi e di un ruolo più incisivo sulla politica dell’Unione. Per esempio, il trattato ha previsto per il Parlamento l’estensione dei poteri a 40 nuovi ambiti, la prerogativa di eleggere il Presidente della Commissione europea e la possibilità di pronunciarsi sull’intero bilancio.

Tra il 6 e il 9 giugno, i cittadini dell’UE27 sono chiamati alle urne per eleggere i loro rappresentanti per il quinquennio 2024-2029. Dagli attuali 705 parlamentari, il numero di seggi è stato esteso a 720 – 15 seggi in più divisi tra 12 paesi e che riflettono i cambiamenti demografici negli Stati Membri. Ma come funziona il processo di allocazione dei seggi nel Parlamento europeo?

Il principio di proporzionalità degressiva
La composizione del Parlamento europeo è stabilita dall’Art. 14 del Trattato sull’Unione europea e secondo la modifica prevista dal Trattato di Lisbona. Nel dettaglio, è previsto un numero massimo di eurodeputati pari a 750 (+ 1 per il Presidente), eletti a suffragio universale diretto, libero e segreto, e in carica per un periodo di cinque anni. Inoltre, è precisato come l’allocazione dei seggi avvenga tramite il sistema di proporzionalità degressiva e sia il risultato di negoziazioni tra Stati Membri.

Dunque, principio chiave nell’organizzazione del Parlamento è la proporzionalità degressiva che stabilisce, prima dell’arrotondamento per eccesso o per difetto ai numeri interi più vicini, come ripartire il numero di seggi tra i paesi UE in base alla dimensione della popolazione dello stato, ma anche assicurando una maggiore rappresentanza agli Stati meno popolati.

Analizzando il termine, con “proporzionalità” si prevede come agli Stati con un numero minore di abitanti corrisponda un numero minore di seggi rispetto a quelli più popolosi; mentre il termine “degressiva” concede agli Stati meno popolati di ricevere più seggi di quanti gliene spetterebbero secondo il principio di proporzionalità puro, e viceversa.

Il principio appena descritto si basa su un elegante sistema di solidarietà in cui gli Stati più popolati concordano nell’essere “sotto rappresentati” così da favorire una maggiore rappresentanza di quelli meno popolosi. L’obiettivo? Proteggere al meglio gli interessi e le posizioni delle minoranze e consentire anche agli Stati più piccoli di partecipare attivamente alle attività collegiali europee.

Per tale ragione, sono stati stabiliti sia un minimo (6) sia un massimo (96) di rappresentanti per paese.
Nonostante le nobili intenzioni, il sistema basato sulla proporzionalità degressiva ha generato, e continua a causare, dibattiti e problematiche. Tra questi, la percezione del sistema come un ossimoro che compromette l’eguaglianza dei cittadini. Se da un lato i cittadini dell’Unione vengono riconosciuti come eguali, dall’altro avviene quella che da molti viene considerata una discriminazione nella rappresentazione. Infatti, ci si potrebbe chiedere perché un paese come Malta che conta circa 540mila abitanti abbia 6 seggi (1 seggio ogni 90mila abitanti circa), mentre la Spagna con i suoi 48milioni di abitanti ne abbia 61 (1 seggio ogni 786mila abitanti circa). Per quanto riguarda l’Italia e i suoi 58 milioni di abitanti, il rapporto tra seggi e popolazione è di 1 seggio ogni 775mila abitanti circa. Infine, il sistema presenta alcune problematiche di natura tecnica, risultando spesso macchinoso e di difficile comprensione. Un fattore, quest’ultimo, che non aiuta nel combattere il deficit democratico che caratterizza l’Unione da diversi anni, ovvero la percepita mancanza di accessibilità e/o di rappresentanza dei cittadini nelle istituzioni.

Le riforme proposte
Data la necessità di sviluppare un sistema più semplice, accessibile e trasparente, negli anni sono state avanzate numerose proposte di riforma, come il cosiddetto Compromesso di Cambridge. Creato da un gruppo di ricercatori specializzati in sistemi elettorali, il Compromesso di Cambridge è un metodo di allocazione dei seggi che prevede per ogni paese un numero di seggi pari a una base fissa (uguale per tutti gli Stati Membri) più un’ aggiunta basata sulla dimensione dello stato, sempre rispettando la soglia minima e massima stabilita dalla legge europea.

Il sistema è stato disegnato per rispettare sia la componente egalitaria sia quella proporzionale: l’eguaglianza nella rappresentanza dei cittadini è garantita dalla base fissa, mentre le dimensioni della popolazione sono tenute in considerazione in maniera proporzionale. La formula è stata elaborata con uno sguardo al futuro dell’Unione, ipotizzando uno scenario in cui sempre più paesi saranno Stati Membri UE.

Tuttavia, la proposta non è stata accolta positivamente dal Parlamento europeo, che già prima delle elezioni europee del 2014 aveva optato per mantenere il sistema di proporzionalità degressiva scelto nel 2007. E nonostante dopo la Brexit e il conseguente cambiamento nella composizione del Parlamento si sia presentata nuovamente l’occasione per discutere il Compromesso di Cambridge, ancora una volta le negoziazioni tra stati sono state preferite alla regola matematica.

Ad oggi, altre proposte sono state avanzate per modificare il metodo di assegnazione dei seggi, ma nessuna sembra aver avuto successo.

Un sistema legittimo
Nonostante le critiche, l’attuale sistema di allocazione dei seggi è conforme alla legge europea e tiene conto della peculiarità dell’UE: un’unione non solo economica, ma anche politica. Applicare il sistema di proporzionalità pura potrebbe penalizzare pesantemente i Membri meno popolati, con il rischio di creare squilibri politici e limitare sviluppi futuri. E in tale contesto le negoziazioni ricoprono un ruolo fondamentale.

Infine, è bene ricordare che, dopo essere stati eletti a livello nazionale, gli eurodeputati confluiscono nei gruppi politici (“partiti”) del Parlamento europeo, dove sono organizzati non per nazionalità ma per affinità politica. Anche se nessun membro può ricevere un’indicazione di voto obbligatoria, la posizione di ogni gruppo è decisa grazie al dibattito fra i propri membri. Tuttavia, questo non toglie l’esigenza di raggiungere nel Parlamento europeo il consenso riguardante un sistema aggiornato per la ripartizione dei seggi. La scadenza? Si auspica la fine del 2027, giusto in tempo per la legislatura 2029-2034.

Fonte: Orizzonti Politici