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Chi sono e quale è stata la vita dei 14 imputati a processo per la strage del Bataclan

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AGI – La corte di assise di Parigi ha messo a fuoco in quest’ultima settimana del processo iniziato l’8 settembre scorso i percorsi di vita dei 14 uomini accusati a vario titolo di aver partecipato agli attentati di Parigi del 13 novembre 2015, che hanno provocato 130 vittime.

Senza per ora affrontare la questione religiosa, si è ripercorsa la giovinezza degli 8 imputati presenti (altri 6 sono processati in contumacia) oltre alle loro esperienze professionali e agli eventuali precedenti.

Ecco la sintesi di quanto emerso dalle dichiarazioni:

Salah Abdeslam – È il solo attentatore ancora in vita di quelli che componevano le squadre assassine organizzate dallo Stato Islamico per gli attentati. Francese, 32 anni, figlio di immigrati marocchini, cresciuto a Molenbeek, la culla del terrorismo islamico nel cuore di Bruxelles.

È stato il primo a testimoniare. Dopo essere stato muto durante gli anni dell’inchiesta, e aggressivo all’inizio del processo, ha invece cambiato tono. Presentandosi come “combattente dello stato islamico, ha però raccontato che nella sua vita di “prima” era “gentile, calmo e servizievole”, “bravo a scuola” e “ambizioso. Ha ammesso di aver frequentato le discoteche e di aver bevuto: “vivevo come mi avete insegnato in Occidente”, ha aggiunto, dicendo di aver progettato di sposarsi e di avere dei bambini, ma di aver abbandonato il progetto quando “mi sono dedicato ad altro, ovvero a quello per cui sono accusato oggi”.

Mohamed Abrini – Amico d’infanzia di Salah Abdeslam, belga, 36 anni, è più espansivo del suo vicino, a Molembeek e anche nella gabbia degli imputati. È  “l’uomo con il cappello” degli attentati di Bruxelles del marzo 2016, e spiega di essere entrato nel mondo della delinquenza dopo una bocciatura a scuola. Il suo debutto in carcere avviene prima ancora di 18 anni. Nei periodi in cui è libero, spende fino a 4-5 mila euro al giorno, racconta. Poi il suo destino è cambiato. Anche lui ha perso un fratello, Souleymane, morto in Siria, mentre quello di Abdeslam, Brahim, che era fra gli attentatori- suicidi del 13 novembre. 

Mohammed Amri – Belgo-marocchino di 33 anni, è arrivato a Molenbeek adolescente, raggiungendo la famiglia. Lavori da autista e barman nel bar di Abdeslam. Fumatore di cannabis e frequentatore dei casinò, appassionato di rap, è accusato di aver fatto fuggire Salah dalla Francia dopo gli attentati

Yassine Atar – Belga di origine marocchina, 35 anni, ha sei fratelli e sorelle, fra i quali Oussama, committente degli attentati, dato per morto e processato in contumacia. La corte ha ricordato i nomi dei suoi cugini, molto vicini, i fratelli El Bakraoui, gli uomini bomba degli attentati di Bruxelles. Lui parla delle sue passini per calcio, macchine e viaggi. Ha lasciato la scuola prima del diploma dedicandosi a lavoretti. Elegante e pettinato, risulta socievole. 

Hamza Attou – Belga, 27 anni, ha descritto un’infanzia positiva, con una famiglia affettuosa, ma poi rovinata dal “fumo”. Per pagarlo, lavora nel bar di Abdeslam e si presta a fare ciò che gli chiedono. Si definisce ingenuo e generoso.

Sofien Ayari – Tunisino, 28 anni, è il compagno di fuga di Salah Abdeslam dopo gli attentati. Non ha mai parlato durante l’inchiesta ma al processo ha ricordato la sua infanzia felice a Tunisi, ma poi è partito per la Siria senza dirlo a nessuno. –  Mohamed Bakkali – Belgo-marocchino, 34 ans, ha raccontato che “l’isolamento ha forse influito” sul suo carattere. In carcere ha ottenuto un diploma in sociologia, “un modo di resistere a quello che stavo vivendo”. 

Abdellah Chouaa – Belgo-marocchino, 40 anni, è il più anziano degli accusati e compare davanti alla corte in libertà. Era amico di Abrini e degli altri a Molenbeek, nonostante il fratello lo avesse messo in guardia contro le cattive frequentazioni. Suo padre è un imam e molto severo. Dopo qualche mese di carcere ha ritrovato un lavoro e si è risposato. 

Ali El Haddad Asufi – Belgo- marocchino, 37 anni, faceva l’autista all’aeroporto di Zaventem ma spacciava occasionalmente cannabis per arrotondare. Appassionato di boxe e di calcio, festaiolo, è accusato di avere incontrato fornitori di armi assieme a El Bakraoui, che era un suo compagno di scuola. 

Adel Haddadi – Algerino, 34 anni, si esprime nel francese che ha imparato in prigione, come ha detto con orgoglio. Cresciuto in una famiglia Kabyla molto povera nella periferia di Algeri, ha lasciato presto la scuola per lavorare.

Farid Kharkhach – Belgo-marocchino, 39 anni, dice di non conoscere nessun altro imputato. Ultimo di 10 fratelli, è arrivato in Belgio per una donna, lasciando tutto. Quando la storia d’amore finisce, si dedica a lavoretti, ed è accusato di essere stato l’intermediario fra la cellulaljihadista e una rete di falsificatori di documenti.

Osama Krayem – Svedese, 29 anni, è uno dei più misteriosi degli accusati. “Non amo dare dettagli”, ha detto, limitandosi a evocare un’infanzia felice nella sua famiglia palestino-siriana, il lavoro nei cantieri stradali di Malmo, il calcio. Ma dopo la guerra in Siria, dice “il mio cuore si è indurito”. 

Ali Oulkadi – Francese, 37 anni, originario di Molenbeek, era un amico molto stretto di Brahim Abdeslam, del quale frequentava il bar. Ex saldatore ora lavora nelle ferrovie.

Muhammad Usman – Pachistano, 28 o 30 anni, si sa poco di lui e anche l’età è incerta. Dice di sembrare più vecchio “per colpa dell’isolamento”.

Source: agi


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